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La politica Zero Covid rischia di mettere in crisi la politica energetica cinese

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La Cina ha recentemente presentato un nuovo piano per espandere drasticamente la sua capacità di accumulo di energia, in modo da sfruttare più efficientemente le proprie risorse energetiche rinnovabili. Però questo progetto rischia di essere ridotto dalla politica Zero Covid che sta mettendo in difficoltà l’economia cinese nell’area vitale di Shanghai.
La decarbonizzazionne, così fortemente voluta a parole da tanti paesi e dall’ONU, deve passare per forza attraverso un incremento delle capacità di accumulo, che sono diventate una delle poche attività certe nel settore energetico.  Il mercato globale dell’accumulo di energia è sulla buona strada per raggiungere un terawattora entro il 2030, una quantità che segnerebbe un aumento di oltre 20 volte rispetto ai già rivoluzionari 17 gigawatt/34 gigawattora che erano online alla fine del 2020. ” L’investimento complessivo nello stoccaggio delle batterie è aumentato di quasi il 40% nel 2020, a 5,5 miliardi di dollari”, ha riferito l’Agenzia internazionale per l’energia (IEA) alla fine dello scorso anno.

L’aumento vertiginoso della capacità di stoccaggio è in gran parte guidato dalla Cina e dagli Stati Uniti, che sono attualmente coinvolti in una guerra di stoccaggio dell’energia. Ciascuno di questi paesi ha aggiunto aggiunte su scala gigawatt di capacità di accumulo di energia nel 2020. Insieme, Cina e Stati Uniti rappresentano più della metà delle proiezioni del mercato globale dell’accumulo di energia per il 2030. La Cina sta attualmente vincendo la gara, avendo più che raddoppiato il proprio accumulo di energia aggiunte di capacità nel 2020. Inoltre, nel luglio dello scorso anno, Pechino ha annunciato che prevede di installare una capacità 10 volte superiore rispetto ai livelli del 2020 entro il 2025. Questo permetterà di sfruttare la capacità di generazione eolica e solare delle zone desertiche della Cina.

Per quanto semplici e promettenti possano essere questi piani, gli ambiziosi piani di Pechino per lo sviluppo di energia pulita e l’aumento degli investimenti nell’accumulo di energia stanno arrivando in un momento in cui l’economia cinese è in difficoltà. Gli attuali lockdown di Covid nel ricco centro economico di Shanghai stanno costando al paese uno sbalorditivo $ 4,6 miliardi di dollari al mese, pari a circa il 3% del PIL della nazione. L’approccio “zero-Covid” del paese viene deriso come un “fiasco” poiché 62 milioni di residenti nell’area di Shanghai (più della popolazione italiana) vengono rinchiusi nelle loro case e esclusi dall’economia. Se il presidente Xi Jinping continua a cercare ci cancellare il coronavirus invece di adattarsi per mitigare e convivere con il Covid, molti dei piani più ambiziosi della Cina potrebbero rivelarsi fuori portata. 

Il costo del teorico azzeramento del Covid rischia di essere la realizzazione di una della più ambiziose politiche energetiche della storia. Vedremo se Xi non cambierà la propria posizione.


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