Attualità
La patrimoniale progressiva: benvenuti nel fantastico mondo di Italia Unica
Vi ricordate l’austerità espansiva? Quella teoria propugnata ed applicata in Italia da Mario Monti per cui le politiche di taglio della spesa pubblica favorirebbero la crescita economica? Per chi non la ricorda riassumo brevemente: una politica fiscale restrittiva, ovvero una spesa pubblica minore dell’importo delle tasse raccolte, provocherebbe una crescita del PIL, perché i cittadini, presumendo che in futuro si avrà un taglio delle tasse, essendo diminuita la spesa, e creandosi aspettative di un calo degli interessi, sarebbero più propensi a rivedere i loro piani, destinando meno risorse al risparmio (per pagare le future tasse e visto il calo degli interessi atteso) e più ai consumi e agli investimenti; ciò porterebbe ad un aumento della domanda globale privata e quindi ad un aumento della produzione, delle vendite, e pertanto del prodotto nazionale. In conclusione, secondo questa teoria la diminuzione di spesa pubblica avrebbe un moltiplicatore minore di 1, ovvero ad 1 euro di taglio di spesa si avrebbe un effetto di contrazione del PIL minore di 1, con un miglioramento del rapporto D/PIL.
Come abbiamo visto sulla nostra pelle e come ex post ha ammesso anche il Fondo Monetario Internazionale purtroppo il moltiplicatore non è negativo (minore di 1), ma largamente positivo (circa 1,5/1,7) in periodi di crisi economica ed infatti il nostro rapporto D/PIL è cresciuto, sia per l’aumento del numeratore che per la contrazione del denominatore. Un successo.
Bene, ora c’è un partito che ha preso l’eredità politica montiana ed è Italia Unica, il partito fondato da Passera. Un importante esponente di questo movimento è il Prof. Riccardo Puglisi, ricercatore a Pavia al Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università, laureato in Economia e con dottorato in Finanza Pubblica. All’interno di Italia Unica svolge il ruolo di co-moderatore del tavolo di Politiche Economiche, e, in pratica, è il consulente di Passera per la politica economica.
Il Prof. Puglisi, cogliendo l’occasione dell’attuale crisi greca ha ritenuto di dover rendere omaggio su Twitter all’opera di Monti con il seguente tweet:
al che qualcuno ha provato ad obiettare blandamente, peraltro senza troppa enfasi
Puglisi, pensando che si riferisse all’introduzione della famigerata IMU, ha replicato seccamente
Ohibò. Secondo l’esperto economico di Italia Unica una patrimoniale è progressiva? Cerchiamo di capire. Una patrimoniale, come l’IMU, è una tassa sui patrimoni, ovvero sui beni del contribuente. La forma più semplice di patrimoniale è quella sui beni immobili, dato che è difficile nasconderne l’esistenza, ed infatti la casa è il bersaglio preferito dal Fisco quando vuole fare cassa. Peccato che una tassa sui beni e soprattutto sugli immobili è profondamente ingiusta per due ordini di motivi: il primo è che il bene è stato acquistato con redditi su cui il contribuente ha già pagato le tasse, per cui si traduce in un ulteriore tassazione dello stesso reddito; il secondo è che una tassa sui beni spesso e volentieri ha un effetto regressivo: cosa significa? significa che tende a punire con aliquote maggiori reali chi ha meno reddito, ovvero il contrario della progressività, che invece colpisce maggiormente in proporzione chi ha più reddito.
Facciamo un semplice esempio: un lavoratore percepisce un salario netto di € 1.200. Con questo reddito, facendo un mutuo si compra una casa, sulla quale paga un IMU di € 200. Quando va in pensione percepisce un emolumento minore, specie col sistema contributivo, diciamo € 800, ma sulla casa continua a pagare € 200 di IMU. Capite che un conto è togliersi 200 da 14.400 (reddito annuale per semplificare, senza considerare tredicesime, ecc.) un conto la stessa somma da 9.600: nel primo caso incide sul reddito con un aliquota reale del’1,39%, nel secondo del 2,08%, ovvero la tassa incide di più sul reddito minore disponibile.
Potremmo fare il paragone con due soggetti diversi e redditi diversi, ma la sostanza non cambia: dato che la patrimoniale si paga in denaro e non in mattoni, l’incidenza sul reddito ad aliquota costante corre sempre il rischio di essere regressiva. Ciò non cambia neppure se le aliquote sono in base alla tipologia del bene (come è l’IMU): immaginate una persona che una volta era benestante e si è potuto permettere la seconda casa (che viene tassata di più), poi, con la crisi, si è trovato esodato ( per ricordare un altro successo del Governo Monti…), quindi senza reddito, ma con una seconda casa. Sempre per il principio che non si può pagare con i mattoni, il poveretto si ritrova ad essere tassato su un bene considerato da benestante, ma senza avere il reddito per farlo! Non gli resta che fare i debiti per pagare l’IMU, ovvero l’incidenza della tassa è oltre il 100% del suo reddito: mica male come aliquota…
Al massimo una imposta sugli immobili risulta proporzionale, ovvero incide con la stessa proporzione redditi diversi se il bene tassato ha valore proporzionalmente diverso ed ha una relazione diretta con il reddito del soggetto tassato, cioè a maggior valore corrisponde maggior reddito.
Il problema della proporzionalità e regressività dell’imposizione indiretta, ovvero quella che colpisce gli scambi ed i beni, era ben presente ai nostri Costituenti: leggete quello che diceva uno di loro, un giurista, Salvatore Scoca a proposito della sproporzione delle tasse sui terreni e sui consumi (che è sempre regressiva) nel sistema previgente:
Se pensiamo, infatti, che la massima parte del gettito della imposta diretta è dato ancora oggi dalle tre imposte classiche sui terreni, sui fabbricati e sulla ricchezza mobile, che sono a base oggettiva o reale e ad aliquota costante, mentre comparativamente assai scarso è il gettito della complementare sul reddito globale, che è a base personale ed aliquota progressiva, abbiamo la riprova più convincente che lo stesso sistema delle imposte dirette si impernia sulla proporzionalità (omissis…) Se poi consideriamo che più dei tributi diretti rendono i tributi indiretti e questi attuano una progressione a rovescio, in quanto, essendo stabiliti prevalentemente sui consumi, gravano maggiormente sulle classi meno abbienti, si vede come in effetti la distribuzione del carico tributario avvenga non già in senso progressivo e neppure in misura proporzionale, ma in senso regressivo il che costituisce una grave ingiustizia sociale, che va eliminata, con una meditata e seria riforma tributaria
C’è una sola congiunzione astrale favorevole a che una patrimoniale diventi progressiva, ovvero che tutti i soggetti tassati abbiano tipologie di beni di valore o rendita crescente e proporzionale ai loro redditi attuali: in quest’unico caso, applicando a ciascuna tipologia un’aliquota man mano più alta, si ottiene una progressività dell’imposizione. Vi rendete conto che un mondo dove ciascuno ha il bene di un valore impositivo che il suo reddito attuale gli permette, ne minore, ne maggiore, è un mondo, ordinato, coerente, meritocratico per censo, e totalmente irreale…
Quello che stranamente non sembra percepire il pur esperto esponente di italia Unica è che la capacità contributiva di un soggetto è data dal reddito che guadagna e quindi la progressività si misura sul reddito e non sul valore del patrimonio. Il mio tenore di vita e spesa, la mia propensione al risparmio è determinata dal reddito disponibile. Se andate in banca a prendere un mutuo, la banca prima di tutto vuol sapere qual’è il vostro reddito, non il vostro patrimonio, poiché la possibilità di pagare le rate dipende dal denaro che avete (dal flusso di reddito), non dai terreni o dalle case (che servono solo a garantire lo stock di valore prestato). Eppure per un economista i concetti di flusso e di stock dovrebbero essere evidenti…
Ma il Professor Puglisi non è nuovo a questa tesi: già nel 2012 aveva sostenuto tale affermazione riguardo l’IMU su un articolo dal titolo “La patrimoniale c’è già e si chiama IMU (ed è anche progressiva)”. Il fatto è che l’economista sosteneva e sostiene che appunto c’è un rapporto diretto fra case che si possiedono e reddito disponibile, rapporto che, soprattutto con la crisi, non c’è, per cui alla fine l’imposta è andata a pesare soprattutto su chi aveva redditi bassi ed uno o più immobili, magari ereditati dal padre.
Purtroppo per l’esimio studioso il mondo dove una patrimoniale è progressiva è lo stesso dove l’austerità è espansiva: un mondo fantastico, popolato da persone razionali, con redditi adeguati e molto disciplinati nel loro agire, che comprano beni solo proporzionalmente al loro reddito e spendono esattamente secondo le aspettative dei modelli econometrici.
Un incubo, insomma…
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