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La guerra dei chip: la Russia produce internamente, l’Occidente impotente??
La Russia produce i propri microchip per i missili. Addio mito delle lavatrici, l’efficacia delle sanzioni è ai minimi

Il mito dei soldati russi che smontano le lavatrici per rubare i microchip è sempre più un mito. Come riporta Reuters, l’Ucraina sta trovando sempre più componenti elettronici russi e bielorussi nei detriti dei missili lanciati contro i propri obiettivi.
Le dichiarazioni di Vladyslav Vlasiuk, commissario per la politica delle sanzioni e consigliere del presidente Volodymyr Zelenskiy, suggeriscono che la Russia è sempre più in grado di sostituire i componenti occidentali con altri prodotti internamente. Questo rende i tentativi occidentali di impedire il contrabbando di componenti elettroniche sempre meno utile per frenare lo sforzo bellico di Mosca.
Chip “Di scarsa qualità”, ma più che sufficienti
L’Ucraina ha trovato sempre più spesso circuiti stampati e chip per computer russi e bielorussi nei missili Iskander, utilizzati regolarmente dalla Russia dalla sua invasione su larga scala nel febbraio 2022.
“Nell’Iskander del 2025, rispetto a quello del 2022, ci sono meno (componenti) europei e statunitensi e più provenienti dalla Russia e dalla Bielorussia”, ha detto Vlasiuk ai giornalisti questa settimana.
I chip sembrano essere di qualità inferiore rispetto a quelli occidentali, ma non sembrano influire sulle prestazioni dei missili, ha affermato Vlasiuk.
“Hanno la capacità di produrre chip di scarsa qualità, almeno per ora. Dopo un po’ di tempo, miglioreranno”, ha affermato, dando per scontato che, comunque, con la prosecuzione dell’esperienza produttiva ci saranno chip di qualità migliore. Comunque quella attuale è sufficiente a guidare un missile ipersonico o un drone, quindi va bene anche così. Non sono prodotti per l’esportazione, l’unica prova che devono superare è quella delle difese ucraine.
Russia e Bielorussia costruiscono le proprie macchine litografiche
Questa primavera il Centro di Nanotecnologia di Zelenograd (ZNTC) e Planar avevano completato lo sviluppo del primo sistema litografico russo in grado di supportare tecnologie di processo di classe 350 nm (0,35 micron). Lo sviluppo è stato assistito dalla società Planar con sede in Bielorussia.
La macchina di produzione dei chip aveva superato le ispezioni ufficiali e le prove di integrazione a Zelenograd. La macchina è stata giudicata arrestrata rispetto a quelle occidentali, anche se non erano stati rivelati molti dettaglia, e non si sa quanti macchinari siano stati prodotti, ma appare evidente che anche poche macchine con chip non ottimali (quelli più avanzati di TSCM sono sui 5 nm quindi enormemente più sofisticati) xsiano più che sufficienti allo sforzo bellico.
La Russia non ha bisogno di costruire dei chip per degli samrtphone super raffinati in grado di elaborazioni AI, ma come sistemi di regolazione e guida di missili e droni a costi bassi, quindi l’importante è che funzionino e siano disponibili in numero sufficiente. Tutti i ragionamenti fatti fino ad ora sono inutili: come per tanti altri strumenti utili in caso di conflitto la raffinatezza è quasi un problema, l’importante è che siano disponibili, poco costosi e funzionanti.
Domande e Risposte
D: Perché la produzione interna russa di chip, pur con tecnologie superate, è sufficiente per lo sforzo bellico? R: La Russia non ha bisogno di chip all’avanguardia per l’intelligenza artificiale o l’alta tecnologia civile. I suoi missili e droni richiedono componenti funzionali, economici e affidabili per la navigazione e il controllo. I chip a 350 nanometri, sebbene obsoleti per gli standard occidentali, sono più che adeguati per queste applicazioni di base, dove la disponibilità e la robustezza contano più della raffinatezza.
D: Quale impatto ha questo sviluppo sull’efficacia delle sanzioni occidentali? R: Le sanzioni mirano a privare la Russia dei componenti tecnologici essenziali, ma la capacità di Mosca di produrre internamente chip e circuiti stampati riduce la loro efficacia. Se la Russia e la Bielorussia possono sostituire i componenti importati con alternative domestiche, le sanzioni diventano sempre meno un ostacolo al mantenimento del loro arsenale militare, spostando l’attenzione sull’importanza di bloccare la produzione interna piuttosto che il solo contrabbando.
D: Cosa possiamo imparare da questa situazione sull’economia di guerra e la tecnologia? R: La situazione dimostra che in un’economia di guerra, la priorità non è l’eccellenza tecnologica, ma la praticità e la disponibilità. La Russia ha puntato su una tecnologia matura e accessibile per garantire un approvvigionamento costante, un approccio che si è rivelato più efficace rispetto a una dipendenza da componenti esterne più sofisticate. Questo sottolinea come in un conflitto la resilienza produttiva possa prevalere sull’avanguardia tecnologica.

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