Attualità
La Grecia nuovo hub del petrolio russo, alla faccia della Von Der Leyen e della Commissione
Refinitiv Eikon, tramite Reuters, ha appena riferito che la Grecia sta emergendo come nuovo hub per il petrolio russo attraverso i carichi da nave a nave (STS). Secondo il rapporto, le spedizioni di aprile di olio combustibile russo con destinazione Grecia hanno raggiunto quasi un milione di tonnellate, circa il doppio dei livelli di marzo, e si prevede che a maggio raggiungeranno nuovi massimi.
La Russia ha aumentato le esportazioni di carburante verso la Grecia, con spedizioni destinate a salire a circa 2,5 milioni di barili, secondo i dati della società di analisi petrolifera Vortexa.
Il commercio di greggio e prodotti petroliferi russi rimane per ora legale perché i membri dell’UE non riescono a trovare un accordo sulla metodologia di un divieto totale.
Nonostante i duri discorsi sull’abbandono delle materie prime energetiche russe, la Russia riesce ancora a vendere una buona quantità di petrolio e gas anche nel Vecchio Continente, oltre che in India e Cina, grazie al fatto che alcuni dei maggiori commercianti di materie prime del mondo non hanno alcuna remora a finanziare la macchina da guerra di Putin.
Secondo i dati di monitoraggio delle navi e dei porti, le società svizzere Vitol, Glencore e Gunvor, nonché Trafigura di Singapore, hanno continuato a prelevare grandi volumi di greggio e prodotti russi, compreso il gasolio.
Vitol si è impegnata a interrompere l’acquisto di greggio russo entro la fine di quest’anno, ma la data è ancora lontana. Trafigura ha dichiarato che smetterà di acquistare greggio dalla società statale russa Rosneft entro il 15 maggio, ma è libera di acquistare carichi di greggio russo da altri fornitori. La Glencore ha dichiarato che non avrebbe intrapreso alcuna “nuova” attività commerciale con la Russia. Ma la realtà è che mentre il G7 si è impegnato a vietare o eliminare gradualmente le importazioni di petrolio russo, e mentre gli Stati Uniti, il Canada, il Regno Unito e l’Australia hanno imposto dei veri e propri divieti, l’UE non è ancora in grado di procedere, con l’Ungheria che tiene in ostaggio un divieto. Nel frattempo, India e Cina stanno compensando gran parte delle perdite della Russia.
Se fisicamente il petrolio russo transita in Grecia, le trattative e i pagamenti vengono in realtà effettuati nella classica piazza internazionale svizzera. Alla fine va tutto avanti come sempre: “Business as usual”.
La Svizzera è un importante hub finanziario globale con un fiorente settore delle materie prime, nonostante sia lontana da tutte le rotte commerciali globali, non abbia accesso al mare, non abbia ex territori coloniali e non possieda materie prime significative.
Tutto questo accade alla faccia della Von Der Leyen e dei suoi proclami per il divieto di utilizzo e commercio del petrolio russo. La Commissione non riesce a imporre delle sanzioni, per il veto ungherese e non solo, visto che la Grecia ha ottenuto un’esenzione per le sue attività di trasporto che rende queste misure oggettivamente inefficaci. La Commissione conta qualcosa solo con paesi come l’Italia, servi e proni. Con chi fa i propri affari non conta nulla.
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