Nuovo governo, vecchi problemi. L’economia è ancora il tasto dolente, ma il governo non ha le idee chiare sul da farsi per un motivo preciso: è solo di facciata. I veri problemi e le soluzioni che ci faranno piangere lacrime amare, sono discusse a Bruxelles. La prova? Ce la fornisce un’interessante analisi di Giancarlo Dall’Aglio trader esperto nel settore delle commodities.
Purtroppo Renzi non è partito con il piede giusto e ancora di meno in passato con le sue dichiarazioni circa l’aumento della tassazione sui risparmi e le rendite finanziarie. Insomma per la serie “buttiamoci dentro di tutto”.
Parlare del nuovo Primo Ministro e parlare di non coerenza sarebbe facilissimo, quasi come sparare sulla proverbiale Croce Rossa. Basti ricordate il libro scritto recentemente da Renzi in cui lui stesso avrebbe appoggiato il governo Letta, mentre alla ed è diventato Primo Ministro cogliendo di sorpresa anche il Presidente della Repubblica con un incontro fiume tra i due prima della nomina ufficiale da parte di Napolitano, oltre gran parte della popolazione), che il problema delle poltrone non lo riguardava, mentre adesso ha creato un governo dalle nomine piuttosto discutibili. Cosa certa è il fatto che il nuovo governo non ha le idee chiarissime sul tema dell’economia. Al di là di slogan e frasi fatte, ieri l’intervista di Delrio con cui si paventava la possibilità, molto forte, di un innalzamento sulla tassazione dei Bot. Nello specifico si parlava dell’esempio di una vecchietta (i Bot sono il classico strumento di risparmio di pensionati e padri di famiglia) con 100mila euro investiti in Bot. Delrio si chiedeva: “Nel suo caso 25 o 30 in meno non faranno la differenza”. Ora in Rete sono circolate le più svariate ipotesi sia sul fatto che che Delrio non ha specificato se 25 o 30 erano euro o mila euro (ipotesi assurda per una tassazione della plusvalenza, ma non dimentichiamo che la patrimoniale voluta dall’Europa contemplare cifre non dissimili) sul meccanismo applicato per riuscire a creare una percentuale che desse un risultato del genere. Infatti i conti non tornano. Ecco perchè: portando la tassazione al 25% come si sussurra voglia fare il governo Renzi, il risultato sarà di 500€ a fronte do ogni 100mila euro di plusvalenza. Altra cosa invece è se si vuole tassare il capitale, ma in questo caso non si parla più di tassazione sulle rendite finanziarie ma di vera e propria patrimoniale. Gli ultimi dati sull’evasione fiscale parlano di una cifra ulteriormente in salita e arrivata a circa 180 miliardi e quindi da colpire. Peccato che però il settore su cui si punta il dito è quello dei piccoli artigiani, dei commercianti e delle piccole e medie imprese. Insomma da coloro che puntualmente vengono vessati da multe, controlli sulle minuzie, tassazione e burocrazia assurda. Invece scorporando il dato dei 180 miliardi, si scopre che 100 miliardi deriverebbero dalla malavita organizzata, 22 miliardi da banche ed assicurazioni, 32 si rifanno alle grandissime industrie ovvero alle S.p.a con un capitale sociale molto grande che spesso delocalizzano e solo 8 miliardi sarebbero da addebitare al settore che il Fisco persegue ogni giorno. In tutto questo arriva anche la mancanza di idee su risparmio, plusvalenza e patrimoniale.
Patrimoniale. Ultimamente se n’è sentito parlare spesso. Anche Weidmann non più tardi di qualche giorno fa ha parlato di una patrimoniale per i paesi in difficoltà.
Infatti. La patrimoniale, negli ultimi mesi è stata chiesta da tutti in Europa, e sempre con il dito puntato verso l’Italia (anche se mai citata direttamente). Il motivo è semplice: l’Italia ha il più grande risparmio privato d’Europa secondo le varie statistiche che ogni giorno ci forniscono i vari istituti di statistica. La cifra parla addirittura di 8mila miliardi di ricchezza accantonati dai cittadini italiani durante i decenni dal dopo guerra in poi. Somme che sono risparmiatori per eccellenza. Al contrario dei tedeschi che non hanno il “culto” della casa di proprietà, cosa che invece è stata in Italia. Il mattone come bene rifugio per eccellenza, come la Storia ha dimostrato visto che il valore degli immobili è sempre cresciuto, almeno fino allo scoppio della bolla del 2007 partita dagli Usa e che ha poi coinvolto un po’ tutto il resto d’Europa. Intanto però sia i Bot che gli altri titoli sono tutti già tassati, se non erro.
Esatto. Per cominciare è bene ricordare che i titoli di stato sono già tassati e non godono certo di plusvalenza gratuita. Tassazione che è al 12,50% a differenza del resto delle rendite finanziarie, era già stata portata dal 12,50% al 20% dal governo Monti, ma pare che Renzi voglia portare il numero ancora a livelli più alti. Purtroppo dietro c’è una questione ideologica che ha il sapore della demagogia. Il precedente più evidente, anche se meno conosciuto dalla pubblica opinione è quello della tassazione sul settore nautico, estremamente fiorente. Oppure la Tobin Tax: ufficialmente perchè “ce lo chiedeva l’Europa”, peccato che poi proprio l’Europa e in primis la Germania si sono defilate. Nel caso di Berlino, addirittura la si è posticipata al 2016. Ovviamente la Germania non applicherà mai la Tobin Tax soprattutto perchè a Francoforte c’è il mercato dei derivati più grande del mondo e cioè l’Eurex.
Tornando alla questione dei risparmi, il capitale custodito in Italia fa gola a molti. A troppi? Prima il Fmi, poi la Bundesbank, poi l’Ocse e altri singoli esponenti dell’euroburocrazia europea, hanno tutti affermato che una patrimoniale potrebbe essere una buona soluzione, soprattutto se applicata una tantum per risolvere eventuali problemi che potrebbero portare a un default. Ovvio che l’Italia è troppo grande per fallire, con un debito pubblico di oltre 2 trilioni e quindi nessuno sarebbe in grado di fornire fondi e capitali per “coprire” una somma del genere. E quindi si cercano soluzioni alternative. Da qui la proposta della patrimoniale, proposta che è arrivata spesso, negli ultimi mesi, soprattutto dall’esterno. il sospetto è che il nuovo ministro dell’economia scelta non certo da Renzi ma da Bruxelles. Sono mesi che è chiaro a tutti come il parlamento italiano non abbia più nessun potere decisionale sulle questioni veramente importanti per il paese (quelle sono prese direttamente da Bruxelles) , in Italia si parla di temi “sociali” ma che non incidono sull’economia. A preoccuparmi è la dichiarazione del presidente della Commissione europea, il mitico Olli Rehn, spesso protagonista di dichiarazioni riguardanti le ricette, a base di austerità, che servirebbero per l’Italia. Ebbene Rehn si è affrettato a dire una frase che non lascia molti dubbi: Padoan sa cosa dev’essere fatto. Affermazione ben diversa da un “Padoan sa cosa fare”, interpretabile come un segno di stima professionale verso un economista e la sua professionalità. La frase di Rehn (Padoan sa cosa dev’essere fatto) fa invece intendere che già si è parlato in altre sedi di quanto necessario fare per l’Italia. Chi pensa che il governo Renzi possa dare una svolta all’andamento della nazione rispetto a quello degli ultimi mesi, temo si sbagli (e mi auguro per il bene dell’Italia di sbagliarmi a mia volta!). Ma le premesse non sono delle migliori.
Economia
La fine dell’Italia? E’ già stata decisa a Bruxelles
Guest Post di Rossana Prezioso, di Trend Online, basata su l’analisi di Giancarlo Dall’Aglio, trader esperto nel settore delle commodities
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