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LA DISCRIMINAZIONE RAZZIALE, ALLA ROVESCIA , NELLA REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA (di Gianni Candiotto).

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Sta destando non poco scalpore l’ultima iniziativa promulgata dall’Agenzia delle Dogane e Monopoli tramite l’ufficio monopoli della Regione Friuli Venezia Giulia, la regione mal guidata da Debora Serracchiani: un bando per aprire una rivendita di tabacchi riservato ai soli profughi.
  No non è un macabro scherzo. Un bando discriminatorio del genere non si era mai visto. Ma è stato fatto e scadrà il 10 agosto.

  “Il concorso” come riporta il Messaggero Veneto “è riservato alle seguenti categorie di persone, che possono disporre del locale, riconosciuto idoneo a discrezionale giudizio dell’ufficio delle dogane: profughi già intestatari di rivendita di generi di monopolio nel territorio di provenienza, oppure, nel caso di decesso del profugo, coniuge o figli». Dopodichè ci aggiugono come terze e seconde scelte possono partecipare i profughi che non hanno mai avuto un tabacchino  e anche gli italiani purchè (udite! Udite!) siano: “invalidi di guerra, vedove di guerra e categorie equiparate per legge ed ai decorati al valor militare”. Quindi non è discriminatorio verso gli italiani: infatti il novantacinquenne invalido di guerra o il ragazzo del 99 (di 117 anni) decorato al valor militare possono partecipare. Però, tanto per essere sicuri, aggiungono che verranno preferiti quelli della categoria A, ovvero i profughi.

 Anche davanti a un ragazzo del ’99 che in un sussulto di vitalità decidesse di aprire un tabacchino ad Aprilia Marittima. Sembra una barzelletta degna del circo piddino che governa la regione Fvg ma la questione è molto più seria. Come poteva infatti l’Agenzia delle Dogane e monopoli fare un bando riservato ai soli profughi? La fantasia sinistra non ha limiti e quindi hanno ben pensato di rispolverare la legge 1293/57 all’articolo 21 che appunto permette, in via sperimentale (nel 1957) di fare dei bandi riservati a “invalidi di guerra, vedove di guerra e categorie equiparate per legge ed ai decorati al valor militare”. Ma cosa potrebbero mai c’entrare i nostri eroi di guerra con i profughi afghani? Li hanno fatti entrare con un inquietante sillogismo: dato che nella prassi legislativa di quegli anni, viste le miserande condizioni dei profughi (quelli sì profughi veri!) istriani, si era deciso di rendere “equiparati per legge” anche gli istriani che avevano perso tutto, dalla casa al lavoro, oggi la perversione interpretativa dei legislatori sinistri ha equiparato i nostri italianissimi e sfortunati istriani alle migliaia di sedicenti rifugiati che ogni giorno giungono sulle nostre coste e premono sul nostro confine orientale.

 Cosa non si inventano i piddini pur di fare delle discriminazioni… Sempre e solo nei confronti degli italiani.
Gianni Candotto

 

 


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