Conti pubblici
La dinamica della Spesa Pubblica dal 2000 ad oggi per sottosettori: resta un problema sulla Previdenza
Si parla spesso di Spesa Pubblica. Guardiamo gli andamenti delle 6 macro-componenti maggiori:
– Spesa per Redditi da Lavoro Dipendente: tale voce di spesa cresceva in modo incontrollato, superiore al PIL nominale ed all’andamento dei Redditi del settore privato fino al 2008. Dal 2009 tale voce di spesa ha bloccato la sua dinamica e prima s’e’ stabilizzata e poi ha iniziato a flettere. Cio’ e’ lagato essenzialemente alle politiche di Tremonti che hanno di fatto bloccato i salari nominali (riducendoli de facto) ed iniziato un percorso di riduzione del personale della PA. Nel 2012 la spesa e’ scesa sotto l’11% del PIL, valore inferiore alla maggioranza dei paesi europei (Germania esclusa). Nel 2013 dovrebbe continuare a flettere. Se tutte le regioni si allineassero alla Lombardia (regione che tra l’altro ha servizi tra i migliori) in termini di spesa pro-capite e numero dipendenti in tutti i settori della PA si spenderebbero circa 40-45 miliardi in meno.
– Spesa per Consumi intermedi: anche tale voce di spesa cresceva in modo incontrollato, superiore al PIL nominale ed all’andamento dei Redditi del settore privato fino al 2008. Dal 2009 tale voce di spesa ha bloccato la sua dinamica e s’e’ stabilizzata. Tali spese sono essenzialmente gli acquisti della PA, specie nel settore sanitario. Anche qui lo stop della dinamica di spesa esplosiva la si deve alle politiche del ministro Tremonti. Nel 2013 tale spesa dovrebbe flettere. Questa voce di Spesa potrebbe essere ridotta del 15-20% riducendo drasticamente gli uffici acquisti pubblici (oggi circa 30.000) ed allineandosi alle regioni piu’ virtuose in termini di costi standard.
– Prestazioni sociali in Denaro: tale voce ha una dinamica crescente in modo costante, indipendentemente dalle dinamiche del PIL. Come si vede le tante riforme previdenziali non hanno invertito i trend di crescita: tali riforme hanno inciso sulle dinamiche di spesa a lungo termine, ma non sugli oltre 23 milioni di assegni previdenziali in essere. Nel 2013 dovrebbe continuare a crescere. Appare evidente che e’ piuttosto inutile fare altre riforme sul futuro (le pensioni dei giovani sono state gia’ decimate), ma bisognerebbe fare un azione sulle pensioni vigenti, verificando quelle impropriamente percepite (controllando le invalidita’), riducendo e tagliando le pensioni e vitalizi d’oro (limitandoli al massimo a qualche migliaio di euro a mese) e bloccando le rivalutazioni per gli assegni sopra i 15000 euro/annui in cui si riscontri un forte differenziale tra pensione percepita e contributi versati nel corso della vita lavorativa.
– Spesa per altre uscite correnti (contributi ai prodotti e alla produzione; trasferimenti sociali in natura; trasferimenti correnti a famiglie, imprese e resto del mondo; altre voci minori): anche tale voce di spesa cresceva in modo incontrollato, fino al 2009. Dal 2010 tale voce di spesa ha bloccato la sua dinamica e s’e’ stabilizzata ed ha iniziato a flettere, ancora una volta grazie alle politiche introdotte da Tremonti. Nel 2013 tale spesa dovrebbe flettere. Questa voce di Spesa potrebbe essere ridotta rimodulando i contributi alla produzione e rendendo questi crediti di imposta e non aiuti a fondo perduto.
– Spesa per Interessi: tale voce ha dinamiche cicliche e tende a crescere nei periodi di crisi (vedi nel 2008 e poi tra 2011 e 2012). Purtroppo e’ la spesa piu’ inutile che ci sia (a differenza delle altre spese che possono stimolare l’economia, dare ritorni in tasse e comunque corrispondono a servizi, tale spesa per l’85% e’ remunerazione a Banche italiane ed a detentori di titoli non residenti. Nel 2013 tale spesa dovrebbe stabilizzarsi, e probabilmente iniziare una timida flessione. Tale spesa e’ legata tanto ai rendimenti sui titoli, quanto all’ammontare complessivo del Debito Pubblico.
– Spesa per Investimenti ed altre uscite in conto capitale (contributi agli investimenti; trasferimenti in conto capitale a famiglie, imprese e resto del mondo; acquisizioni meno cessioni di attività non finanziarie non prodotte): anche tale voce di spesa cresceva in modo incontrollato, fino al 2007. Dal 2007 e’ iniziata una progressiva e fortissima flessione (nel 2012 s’e’ speso circa il 35% in meno rispetto al 2007). Si rammenta che tra tutte le spese dello Stato quella per investimenti e’ quella che piu’ di ogni altra, a parita’ di ammontare speso, incide sulla domanda interna e sulle dinamiche del PIL. Purtroppo i vari governi hanno tagliato dal 2007 tale spesa, piuttosto che quella per le prestazioni sociali, con impatti fortemente negativi sugli andamenti del PIL
By GPG Imperatrice
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