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La demondializzazione avanza, parola di Jacques Sapir

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Se dovessi consigliare un lungo articolo da leggere, consiglierei l’ultimo di Jacques Sapir sul processo di “Demondializzazione” cioè di inversione della globalizzazione. Dopo decenni di continua crescita dell’intreccio di legami politici ed economici, siamo giunti ad un punto di inversione. Il motivo politico lo indica lo stesso Sapir

 

 

Ce mouvement s’appelle le retour de la souveraineté des Etats. Or, la souveraineté est indispensable à la démocratie. Nous avons des exemples d’Etats qui sont souverains mais qui ne sont pas démocratiques, mais nulle part on a vu un Etat qui était démocratique mais n’était pas souverain.

Questo movimento richiede il ritorno della sovranità degli Stati. O meglio, la sovranità è indispensabile per la democrazia. Noi abbiamo esempi di stati che sono sovrani, ma che non sono democratici, ma da nessuna parte esiste uno Stato che sia democratico e che non sia sovrano. 

Se consideriamo il lato economico il processo di demondializzazione è molto chiaro, sia a livello di paesi ricchi sia di paesi poveri.

Prima di tutto consideriamo la percentuale del

 

Il commercio mondiale, cresciuto sino al 2011, poi si è ridotto, indicando come il cammino della mondializzazione non è irreversibile, anzi. Questo andamento è presente sia per i paesi ricchi, sia per quelli poveri, mostrando come sia un andamento mondiale:

Sia per le economia in via di sviluppo, sia per quelle in transizione, sia per quelle sviluppate il commercio mondiale è in calo, in contrazione.

Se passiamo poi a considerare il ruolo del G7, cioè dei paesi occidentali più industrializzati, (Usa, Canada, Giappone, Francia, Germania,  Italia e Regno Unito) il loro ruolo sul PIL mondiale si è fortemente ridotto, soprattutto a partire dal 2000:

I paesi ricchi, tradizionalmente molto aperti, stanno quindi perdendo peso nel PIL Mondiale.  questo ha lasciato spazio ai cosiddetti BRICS ( Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) paesi ormai sviluppati che si sono aggiunti a quelli occidentali. Però quel’è il loro grado di apertura? Ecco la loro percentuali di import ed export sul PIL complessivo.

Come vediamo dopo la crisi del 2007 molto è cambiato nell’apertura economica dei paesi con maggiore crescita, di quelli che affiancheranno e supereranno il gruppo dei G7. Ora la crescita di questi paesi è sempre meno eterodiretta e si basa sempre più su fattori interni. Quei fattori che ne hanno spinto l’apertura sono cessati, ed ora si alternano invece fattori che spostano l’interesse verso l’interno.

Vi rimando al lungo articolo di Jacques Sapir, che affronta anche aspetti di carattere politico e sociale. Una lettura che merita il vostro tempo per farvi capire come non si può proseguire su una strada, come quella dell’omologazione europea ed internazionale, che si sta rivelando sempre più antistorica ed antieconomica.

 


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