Analisi e studi
LA CORRUZIONE DI “MIO CUGGINO” ED IL DOTTOR LIVORE
Mi ha detto mio cuggino che una volta in discoteca ha conosciuto una tipa che però poi non si ricorda più niente e alla fine si è svegliato in un fosso tutto bagnato che gli mancava un rene, mio cuggino mio cuggino.
Mi ha detto mio cuggino che sa un colpo segreto che se te lo dà dopo tre giorni muori, mio cuggino mio cuggino.
Mi ha detto mio cuggino che da bambino una volta è morto.
(Elio e Le Storie Tese -Mio Cuggino)
Questo meraviglioso pezzo di Elio mi è tornato in mente oggi, leggendo le domande e le risposte degli intervistati da Eurobarometer per il suo report 2014 sulla corruzione.
Sul problema corruzione, che cosa sia e come influisca o meno sull’economia di un Paese, ho scritto tempo fa questo post sul mio blog, post che ha avuto un discreto successo e che vi invito a leggere. Oggi voglio integrare quanto detto, anche per approfondire un tema che era rimasto in sottofondo nel post, ovvero cosa in realtà ci dicono i dati raccolti. Cominciamo riguardando due grafici da me utilizzati:
Questi grafici ci descrivono due realtà quasi opposte: nel primo vediamo che il nostro indice di corruzione, già alto per un Paese con un’economia avanzata, tende a peggiorare (0= max corruzione, 10= zero corruzione) e quindi ci si aspetta che il fenomeno aumenti e sia consistente; nel secondo abbiamo la misurazione di un reale fatto corruttivo e, incredibilmente, le persone che si dichiarano vittime di corruzione rientrano percentualmente nella fascia dei Paesi più virtuosi. Come può essere?
Per capirlo dobbiamo chiarire cosa si intende quando si parla di indici di corruzione: il CPI o Corruption Perception Index è, come dice il suo nome, un indice che misura la corruzione percepita dall’intervistato, di solito un imprenditore o un manager di una grande azienda, ovvero la sua sensazione del livello di corruzione che esiste in un Paese, sensazione basata sull’esperienza diretta, ma anche dall’impressione avuta da articoli di stampa, dalla risonanza di fenomeni corruttivi sui media o da esperienze a lui riferite da terzi. Il fatto è che non esiste ad oggi un metodo empirico rigoroso per misurare la corruzione, essendo un fenomeno per sua natura nascosto e non determinabile nell’ammontare.
Andiamo quindi a vedere per quanto riguarda l’Italia le domande e le risposte degli intervistati (1.020 soggetti):
Alle domande generiche sul grado di corruzione che si pensa esista nel nostro Paese il panel di intervistati ha risposto con un plebiscito: il 97% crede che la corruzione sia un fenomeno molto o abbastanza diffuso in Italia, contro il 76% della media UE. Il 74% poi ritiene che il fenomeno sia peggiorato negli ultimi tre anni: ciò è in linea con il trend della CPI registrato dal 2002 al 2011. Il 93% ritiene che essa si annidi nelle istituzioni pubbliche nazionali e l’87% in quelle locali. Neanche l’Unione Europea ne esce bene, visto che 3/4 degli intervistati la ritengono corrotta.
Un quadro desolante. Andiamo a vedere però nel dettaglio e già vengono fuori delle strane incongruenze:
A sinistra abbiamo le risposte a dove si pensa si annidi la corruzione ed è il solito campionario di risposte: vincono naturalmente i partiti politici con il 68% del panel che li ritiene corrotti ed i politici, sia nazionali che locali, poi si piazzano i funzionari che aggiudicano gli appalti quelli che rilasciano permessi edilizi (tutti sopra al 50%), gli ispettori del lavoro e dei NAS, i funzionari che rilasciano licenze commerciali ed il sistema sanitario in generale (intorno al 40%). Da questo quadro sembrerebbe che quasi ogni attività lavorativa con il pubblico sia svolta tramite mazzette e tangenti, ovvero che statisticamente sia quasi impossibile non imbattersi durante un iter amministrativo in almeno un funzionario che non richieda una tangente.
Invece no. Incredibilmente se andiamo all’esperienza diretta, ovvero sul lato destro (ricordiamo che gli intervistati sono tutti imprenditori e manager), il dato cambia: solo il 42% del panel conferma di essere stato colpito personalmente dalla corruzione e soprattutto una percentuale irrisoria (11%) considera accettabile dare denaro per ottenere qualcosa da un funzionario pubblico, contro uno sdegnoso 87% che si rifiuta categoricamente di farlo. Allora mi chiedo: ma chi è che corrompe o viene concusso dal funzionario pubblico? Se un gruppo selezionato di imprenditori e manager non lo farebbe mai e meno della metà hanno avuto esperienza diretta di tangenti o mazzette, o questi sono tutti irrilevanti o lavorano per imprese irrilevanti, fuori dal giro degli appalti, delle licenze, dei controlli, o tutta questa corruzione percepita attorno è puro miocugginismo. E in effetti lo è:
Questo ultimo grafico è straordinario: quando si chiede agli intervistati (ricordo che tutto si svolge in maniera anonima e con metodologie aggregate per cui non è possibile risalire al dichiarante, per ovvi motivi) se hanno vissuto o assistito personalmente ad episodi di corruzione negli ultimi 12 mesi la risposta è un vero plebiscito, NO al 90%! E guardate la sanità!
Questo è ancora più sorprendente: il 71% degli intervistati in Italia si sono recati negli ultimi 12 mesi in una struttura pubblica ed il 95% di loro ha dovuto ammettere che, oltre al normale ticket, nulla ha dovuto versare ad alcun medico o funzionario o infermiere. Nulla, nessuna corruzione o regalia.
Insomma la corruzione dilaga, permea tutti i gangli dell’attività pubblica, infesta la Sanità, soffoca qualsiasi concorrenza leale, ma quasi nessuno l’ha vista personalmente o l’ha subita! Quindi quasi tutto il CPI che indica l’Italia come il Paese europeo più corrotto (vi ricordate i titoloni?) è fondato su sentito dire, propaganda dei media, insomma “mio cuggino mi ha detto”. Ciò è fantastico.
Allora chiediamoci: ma chi è che sparge questa voce, oltre alla cassa di risonanza dei media che amplificano i fenomeni pur importanti che vengono scoperti, spesso senza valutare le cifre reali (come nel caso di Mafia Capitale, dove le cifre reali sono ridicole)? Tanti Dottor Livore. Ve lo ricordate questo personaggio di Guzzanti?
Ecco, come il Dottor Livore tanti italiani sfogano la propria frustrazione e la propria inadeguatezza su chi è chiamato a giudicarli. La gara d’appalto l’ha vinta il concorrente? Eh, certo, sicuramente avrà corrotto il funzionario. Non mi viene rilasciata la licenza o il permesso per costruire? Certo, senza tangente non me la rilasciano, anche se mi spetterebbe, perché sono tutti corrotti, e così via. Molti insuccessi, magari legittimi, diventano ingiustizie patite, perché qualcuno ha corrotto, o si è fatto corrompere, o vuole la tangente per fare il suo dovere. Io ne ho esperienza diretta nella Giustizia: se avessi un euro per tutte le volte che ho sentito una persona dire che ha avuto torto in una sentenza, non perché aveva torto (mai sia!), ma perché il Giudice o l’Avvocato (suo o della controparte) si erano fatti corrompere, sarei milionario. La prima esortazione appena ottengo un incarico è generalmente “mi raccomando, avvocato, non si lasci tentare da XY che quello ci prova sempre” e quando vogliono fare un complimento ti dicono “si vede che lei non è di quelli che si mette d’accordo con l’avvocato di controparte per fregare il cliente, come fanno tanti”. Tanti. In 26 anni di carriera mi è capitato una volta di essere contattato da un collega a questo scopo. Ma tant’è.
Questo esercito di piccoli Dottor Livore, confermati da quello che vedono ed ascoltano nei media nella loro convinzione che “è tutto un magna magna”, con un perverso effetto di feedback contribuiscono ad alimentare la percezione che solo con la corruzione si ottiene il giusto (o l’ingiusto) e solo per colpa di essa non si è fatto od ottenuto quello che era dovuto. Come diceva Sordi in un suo memorabile personaggio “a me è la guerra che m’ha fregato, se non c’era la guerra adesso stavo ad Hollywood”.
Non dico che la corruzione non ci sia, intendiamoci, o che non sia un grave fenomeno distorsivo da combattere (e se avete letto il mio precedente post già lo sapete), ma tra realtà e percezione c’è fortunatamente un abisso. Tenetelo a mente la prossima volta che sentite parlare di Italia corrotta.
Luigi Pecchioli
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