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La Cina per assicurarsi la dominanza nel litio completa impianti di raffinazione in Zimbabwe

La Cina domina già il settore delle batterie al litio, ma, per non perdere questa posizione, ha deciso di trasferire anche fasi del processo di raffinazione in Zimbabwe, dove già possiede numerose miniere

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Miniera di litio
Miniera di litio

La Cina, per assicurarsi un vantaggio globale, non si limita più ad estrarre il litio in Africa, ma ora diverse aziende stanno completando impianti di raffinazione dell'”oro bianco” in Zimbabwe. Le principali aziende cinesi, tra cui Zhejiang Huayou Cobalt, Sinomine Resource Group e Chengxin Lithium Group, hanno tutte completato la costruzione o l’aggiornamento di impianti di lavorazione del litio in Zimbabwe lo scorso anno.

Il Paese dell’Africa meridionale ospita una delle più grandi riserve di litio da roccia del mondo, attirando le aziende cinesi in cerca di materie prime per le batterie agli ioni di litio, utilizzate per alimentare una serie di prodotti, dai veicoli elettrici ai pannelli solari. Ciò significa che nella transizione globale verso l’energia verde, le riserve di litio dello Zimbabwe sono un bene prezioso, nonostante le scoperte fatte negli USA e altrove.


Pechino controlla attualmente l’industria globale delle batterie agli ioni di litio soprattutto con i colossi CATL e BYD, e domina anche gran parte della lavorazione del minerale. Per ottenere le materie prime di cui ha bisogno, la Cina ha aumentato i suoi acquisti di litio dall’Africa e da altri luoghi, tra l’inquietudine di Washington per la presa di Pechino sulle catene di approvvigionamento dei metalli critici.


Questa presa è diventata ancora più stretta l’anno scorso, quando le esportazioni africane di litio, che per lo più sono destinate alla Cina, sono aumentate bruscamente tra agosto e novembre. In quel periodo, le aziende hanno commissionato impianti di lavorazione per due prodotti – principalmente i concentrati di litio spodumene e petalite – da esportare in Cina per un’ulteriore lavorazione in prodotti chimici a base di litio per la produzione di batterie e altri prodotti elettronici.

Ma non si è trattato di un aumento graduale. Dopo che le aziende cinesi hanno messo in funzione gli impianti di lavorazione del litio nel maggio 2023, le esportazioni hanno iniziato ad aumentare, passando da 16.000 tonnellate a giugno a 36.000 tonnellate ad agosto – prima di più che raddoppiare a 84.000 tonnellate a novembre.

Adam Megginson, analista dei prezzi e dei dati presso Benchmark Mineral Intelligence, ha affermato che il 2024 sarà un anno ancora più importante, con l’entrata in funzione di diversi progetti importanti che vedranno la capacità di litio dello Zimbabwe triplicare rispetto al 2023.
Attualmente, ha detto Megginson, gli impianti in Zimbabwe producono spodumene o petalite concentrata che, pur non essendo prodotti completamente grezzi, richiedono un’ulteriore raffinazione. Questo processo  trasforma il concentrato in prodotti chimici che possono essere utilizzati nella produzione di batterie agli ioni di litio con molte minori lavorazioni in Cina. Lo Zimbabwe è ben felice di questo tipo di sviluppo, perché gli permette di aumentare la quota di valore aaggiunto prodotta localmente, con manodpoera locale. 

La maggior parte dei produttori cinesi di litio che operano in Africa, però, preferiscono continuare a raffinare il materiale in Cina, perché così facendo mantengono bassi i costi. Oltre alle spese significative per la costruzione o il miglioramento delle capacità di raffinazione in un Paese diverso, è anche più difficile dotare questi progetti di personale competente, mentre queste persone sono facilmente disponibili in Cina. Però questo fa aumentare il costo del lavoro in CIna oltre a porre dei problemi ambientali perché la produzione concentrata tutta in un logo al mondo, con l’intervendo di pesanti prodotti chimici, viene a causare anche inquinamento ambientale.

Benchmark prevede che entro la fine del decennio, l’Africa contribuirà con una quota del 14 percento alla fornitura globale di materie prime di litio, rispetto al 4 percento dello scorso anno. Se questa evoluzione è vera anche una parte delle prime lavorazioni dovrà  comunque essere compiuta in Africa e le società che si prepareranno a questi cambiamenti saranno quelle che se ne avvantaggeranno competitivamente. 


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