Attualità
La Cina di Xi Jinping: dalla “Rivoluzione culturale” alla “Rivoluzione sociale”
Xi jinping ha scritto sulla rivista “Seeking Truth” che viene a presentare la necessità di completare la “Rivoluzione sociale”. Un termine che in Cina ricorda un periodo assolutamente pauroso per la maggior parte della popolazione, la famosa “Rivoluzione culturale” dei tempi di Mao Tze Tung. Ora si parla di questa nuova rivoluzione che, secondo molti esperti, porterà ad un ritorno dell’economia pianificata a Pechino.
La Cina, comunque in una fase di benessere inimmaginabile rispetto agli anni sessanta e settanta, presenta due problemi riguardo proprio questo benessere diffuso: da un lato c’è un problema di stabilità e di “Conservazione della ricchezza”, dall’altro uno relativo alla corretta distribuzione della ricchezza stessa. Il primo punto è legato all’avvertita instabilità del sistema economico, accentuata ultimamente anche dalla crisi del sistema economico e dell’investimenti immobiliari. Una famiglia che si è indebitata per un appartamento non ancora consegnato e che, comunque, rischia di vederne il valore reale rispetto a quello che ha pagato, non paga il mutuo e destabilizza il sistema. se può prende i propri soldi e risolve il problema come molti cinesi hanno fatto negli ultimi venti anni: porta i soldi all’estero.
Quindi c’è il secondo grave problema: quello della sempre più ineguale distribuzione della ricchezza. la Cina è il paese dove vi sono zone rurali ancora poverissime e megalopoli dove vive una classe borghese estremamente ricca anche per i parametri occidentale. Il problema è che il Partito Comunista di Xi Jinping, non ritiene che questi problemi siano risolvibili senza un ritorno all’economia pianificata. Solo che l’uso della stessa terminologia tipica della rivoluzione culturale e il desiderio di un intervento estremamente permeante fa ritenere che Xi Jinping, al 20imo congresso del Partito Comunista, richiederà un intervento profondo e sconvolgente nella società cinese, con un ritorno alla pesante mano dello stato. Sarà la scelta giusta?
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