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La Banca Centrale Indiana (RBI): Nessun divieto sulle criptovalute

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Nell’aprile 2018, la Reserve Bank of India (RBI) aveva chiesto alle banche locali di interrompere la fornitura di servizi agli scambi di criptovaluta e alle attività correlate, interrompendo successivamente il trading fiat-to-crypto nel paese. Da allora, molti exchange indiani hanno lottato per mantenere i loro canali di pagamento poiché le banche interrompono i legami con loro nonostante una sentenza della Corte Suprema contro la RBI e la successiva revoca del divieto.

L’India, il secondo paese più popoloso del mondo dopo la Cina, fa spesso notizia per i suoi tentativi di mettere al bando le criptovalute, reali o presunte. I segnali contrastanti inviati dalle autorità del Paese impediscono ad alcuni indiani di adottare bitcoin. Tuttavia, un segnale rassicurante è arrivato dalla RBI che il 31 maggio ha chiarito che al momento non esiste alcun divieto per gli istituti bancari che forniscono servizi alle società di criptovalute.

La RBI ha indicato di essere a conoscenza dei resoconti dei media secondo cui alcune banche avvertono i propri clienti di non utilizzare i loro servizi per il trading di criptovalute facendo riferimento alla circolare annullata della banca centrale datata aprile 2018.

“Tali riferimenti alla suddetta circolare da parte delle banche e degli enti regolamentati non sono in ordine in quanto tale circolare è stata annullata dalla Hon’ble Supreme Court il 4 marzo 2020 in materia di Writ Petition (Civil) No. e Mobile Association of India contro Reserve Bank of India). In quanto tale, in considerazione dell’ordinanza della Hon’ble Supreme Court, la circolare non è più valida dalla data della sentenza della Supreme Court, e quindi non può essere né citata né citata”.

Il chiarimento della RBI arriva dopo che alcune delle principali banche indiane, tra cui HDFC, SBI Card e State Bank of India, hanno messo in guardia i propri clienti dal condurre transazioni relative alle criptovalute citando l’ordine della RBI del 2018 che vietava alle banche di servire gli scambi di criptovalute.
Nella sua dichiarazione di lunedì, la RBI ha consigliato alle banche di svolgere normalmente le proprie  attività, obbligatorie, la necessaria conformità AML e KYC, cioè di certificazione dell’identità del cliente.

“Le banche, così come le altre entità sopra indicate, possono, tuttavia, continuare a svolgere processi di adeguata verifica della clientela in linea con le normative che disciplinano gli standard per Know Your Customer (KYC), Antiriciclaggio (AML), Lotta al finanziamento del terrorismo (CFT) e gli obblighi delle entità regolamentate ai sensi della legge sulla prevenzione del riciclaggio di denaro (PMLA), 2002, oltre a garantire il rispetto delle disposizioni pertinenti nell’ambito della gestione dei cambi”, ha spiegato la dichiarazione.

Va notato che l’ultima dichiarazione di RBI chiarisce solo che la banca centrale non ha chiesto alle banche di interrompere la fornitura di servizi agli scambi crittografici. Non chiede chiaramente agli istituti bancari di ripristinare i servizi agli scambi di criptovalute. Nello stesso tempo le banche però, se non vogliono dare in servizi a chi tratta valute virtuali, non possono scaricare la responsabilità all’istituto centrale, Soprattutto ora le banche si sentiranno più libere di fornire servizi ai mediatori di criptovalute, Una buona notizia, per il sistema.

 


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