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LA BANCA CENTRALE È COME IL BAGNO. NON VA CONDIVISA di Fabio Dragoni

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Con il consueto comunicato stampa settimanale della BCE sono stati resi noti i valori di bilancio dell’Istituto guidato –ancora per poco- da Mario Draghi. In quasi quattro anni il bilancio della Banca Centrale Europea è più che raddoppiato, passando il suo attivo totale dai circa 2.150 miliardi di euro del dicembre 2014 agli oltre 4.500 miliardi della settimana scorsa.

Dentro questo bilancio si trova un po’ di tutto a partire dagli oltre 2.400 miliardi di titoli di stato dei vari governi dell’eurozona a fronte dei quasi 220 del dicembre del 2014. Un importo più che decuplicato con risorse che solo una banca centrale può trovare essendo sua prerogativa emettere moneta anche all’infinito. In questo caso destinata all’acquisto di titoli di stato pur di sostenerne il prezzo e quindi tenere bassi i tassi di interesse. Sulla presunta utilità o meno di queste operazioni di politiche monetaria al fine di rilanciare il ciclo economico gli economisti si dividono. Anche se la realtà sembra confermare quanto inutili siano state queste misure. I principali beneficiari di queste operazioni di politica monetaria non convenzionale (il cosiddetto quantitative easing) sono state le banche che hanno venduto buona parte dei loro titoli di stato in loro portafoglio alla BCE.

Soldi che secondo gli esperti sarebbero dovuti entrare in circolo nell’economia mentre il confronto fra i bilanci della BCE alle date di cui sopra evidenzia come i depositi delle banche commerciali a Francoforte siano sensibilmente aumentati dai circa 300 miliardi di euro agli oltre 2.000 miliardi attuali. Tutto sembra cioè essersi risolto in una partita di giro o quasi. Le banche hanno finito per dirottare i soldi ricevuti dalla BCE in depositi della stessa BCE evitando quanto più possibile di prestarli all’economia. Il che non deve affatto stupirci dal momento che le banche nel prestare il proprio denaro a famiglie ed imprese non sono solite guardare a quanti soldi hanno in portafoglio, essendo questi ultimi potenzialmente infiniti grazie al sostegno monetario di Francoforte; quanto soprattutto alla probabilità di vederseli restituire.

Le perdite su crediti finirebbero infatti per erodere il patrimonio delle banche; e come potete immaginare gli azionisti, al contrario di Draghi, non hanno il privilegio di generare all’infinito i fondi da investire.
Questa storia insegna sostanzialmente due cose:
(1) la moneta è come una corda: puoi usarla per tirare non per spingere. La politica monetaria è intrinsecamente asimmetrica. Puoi raffreddare il ciclo economico aumentando i tassi di interesse (vendendo anziché acquistando titoli di stato). Ma non necessariamente potrai alimentare la ripresa abbassando i tassi per il semplice motivo che se le condizioni generali del ciclo sono tali per cui la moneta generata non viene spesa non ci sono santi. I consumatori non consumeranno. Le imprese non investiranno. Le banche non finanzieranno;
(2) tutte le paure che i sedicenti esperti fraudolentemente alimentano in merito alla presunta mancanza di mercato per i nostri titoli di stato emessi in lire una volta usciti dall’euro sono semplicemente ridicole. La Banca d’Italia, controllata dal Governo, potrebbe infatti fare ciò che negli ultimi anni hanno fatto la Banca Centrale Europea, così come la Banca d’Inghilterra, la Banca del Giappone o l’americana FED. Accreditare con un semplice click il conto corrente dei venditori di titoli di stato ed arrivando così a detenere percentuali mastodontiche del debito pubblico.

Dal 30% al 50% del totale proprio come le banche anzidette.
Servirà a ben poco per l’economia in generale. Ma farà dormire sonni tranquilli a chi ancora erroneamente crede che sia il debito pubblico e non quello del settore privato (famiglie ed imprese) a generare la crisi. Ma fra poco Draghi non sarà più al timone della BCE perché sostituito dal capo della Bundesbank Weidmann notoriamente incapace di cliccare e piuttosto sparagnino nella stampa di banconote. Scordatevi che la BCE prosegua ad acquistare titoli di stato così come in passato. Per il semplice motivo che non siamo uno stato sovrano capace di controllare la nostra Banca Centrale. Anzi neanche ce l’abbiamo una nostra Banca Centrale dal momento che la condividiamo assieme ad altri 18 condomini. Un po’ come se condividessimo il bagno con altre 18 persone. Ecco ora si che dovete far fatica a prendere sonno anche perché a seconda di quando vi svegliate probabilmente troverete il bagno occupato.


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