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Analisi e studi

Kaldor Vs Thatcher. Ovvero quando gli eccessi causano eccessi

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L’economia keynesiana non sarebbe quella che conosciamo senza il lavoro di una vera e propria scuola, la scuola di Cambridge, di economisti che si sviluppò attorno alle idee del grande tecnico della prima metà del XX secolo. Uno degli economisti più attivi, anche politicamente, di questa scuola fu Nicholas (o Nikolas) Kaldor, che ebbe anche l’onore, o l’onere, di poter criticare direttamente le politiche neoliberiste di Margareth Thatcher.

Dato il peso della suaa figura lo affronteremo in due puntate: prima le informazioni generali, la sua visione del ciclo economico, che completò la teoria keyynesiana, e il suo scontro con la Thatcher. Quindi la sua visione sulla politica industriale e il tema della produttività, che vi permetterà di comprendere meglio gli errori di tanta politica economica

Cercheremo di rendere la teoria il più possibile comprensibile, e speriamo di riuscirci. Siate clementi con le nostre scarse capacità

Chi era Kaldor

Nicholas Kaldor (1908-1986) è stato uno dei più influenti economisti del dopoguerra. Nato a Budapest, in Ungheria, si trasferì a Berlino nel 1926 per studiare economia e poi a Londra, dove si laureò alla London School of Economics (LSE) nel 1930. Fu assistente e poi docente alla LSE fino al 1947, quando divenne direttore della ricerca e della pianificazione della Commissione economica per l’Europa a Ginevra. Nel 1949 si trasferì a Cambridge, dove fu professore di economia dal 1966 al 1975. Fu anche consulente di vari governi, tra cui quello laburista britannico negli anni ’60 e ’70, e di organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite. Fu nominato pari a vita nel 1974 come Lord Kaldor di Newnham. Uno ungherese che divenne Lord inglese.

Kaldor diede contributi originali e innovativi in molti campi dell’economia, tra cui la teoria della crescita, la distribuzione del reddito, la fiscalità, il commercio internazionale, la teoria del capitale e la storia del pensiero economico. Fu uno dei principali esponenti della scuola post-keynesiana, che si proponeva di sviluppare e ampliare le idee di John Maynard Keynes sulla determinazione del livello di occupazione e di reddito in una economia monetaria. Fu anche un critico acuto della teoria neoclassica dell’equilibrio economico e delle politiche monetariste ispirate alla scuola di Chicago.

Kaldor e la teoria del ciclo economico

La teoria keynesiana pura, con una visione lineare dela curva degli investimenti e  del risparmio nel sistema IS, non dava una spiegazione sufficiente alla presenza dei cicli economici. Proprio qui intervenne Kaldor con una visione completamente diversa che presupponeva una curva non lineare, basata su osservazioni empiriche.

La teoria del ciclo economico di Kaldor si basa sull’analisi keynesiana del risparmio e dell’investimento. Kaldor mostra che il ciclo è il risultato delle pressioni che spingono l’economia verso l’uguaglianza tra il risparmio anticipato (ex-ante) e l’investimento anticipato. In effetti, è la differenza tra il risparmio ex-ante e l’investimento ex-ante che induce una catena di reazioni fino al ripristino del livello di equilibrio del reddito.

Kaldor introduce una variabile chiave che gioca un ruolo importante nel cambiamento ciclico del risparmio e dell’investimento: il capitale (K) nell’economia. Il risparmio è una funzione diretta del capitale: per ogni livello di reddito, maggiore è il capitale, maggiore è il risparmio. Al contrario, l’investimento è una funzione inversa del capitale: per ogni livello di reddito dato, maggiore è il capitale, minore è l’investimento.

Corva degli investimenti (I a sinistra) e del risparmio (S, a destra,) non lineari secondo Kaldor

Equilibrio IS secondo Kaldor, con più punti di equilibrio

Kaldor assume che le funzioni di risparmio e di investimento siano non lineari, cioè che abbiano una forma curva anziché rettilinea. Questo implica che ci siano diversi punti di intersezione tra le due curve, che corrispondono a diversi livelli di equilibrio del reddito. Tuttavia, non tutti questi punti sono stabili: alcuni sono punti di equilibrio instabile, in cui una piccola deviazione dal livello di equilibrio provoca un ampliamento della differenza tra risparmio e investimento e quindi una variazione del reddito in una direzione o nell’altra.

Kaldor identifica sei fasi del ciclo economico, che si susseguono in modo alternato:

  1. Espansione: il reddito è inferiore al livello di equilibrio stabile e l’investimento è superiore al risparmio. Questo genera un aumento della domanda aggregata e quindi del reddito attraverso il moltiplicatore keynesiano.
  2. Boom: il reddito raggiunge il livello di equilibrio stabile e l’investimento è uguale al risparmio. Questa è la fase di massima prosperità dell’economia.
  3. Surriscaldamento: il reddito supera il livello di equilibrio stabile e l’investimento è inferiore al risparmio. Questo genera un’eccessiva domanda aggregata che provoca inflazione e rende meno redditizi gli investimenti.
  4. Contrazione: il reddito diminuisce verso il livello di equilibrio instabile e l’investimento è superiore al risparmio. Questo genera una riduzione della domanda aggregata e quindi del reddito attraverso il moltiplicatore keynesiano.
  5. Depressione: il reddito raggiunge il livello di equilibrio instabile e l’investimento è uguale al risparmio. Questa è la fase di minima prosperità dell’economia.
  6. Ripresa: il reddito scende al di sotto del livello di equilibrio instabile e l’investimento è inferiore al risparmio. Questo genera una domanda aggregata insufficiente che provoca deflazione e rende più redditizi gli investimenti.

La figura seguente illustra graficamente la teoria del ciclo economico di Kaldor, con le curve di risparmio (S) e di investimento (I) e i diversi livelli di equilibrio del reddito (Y).

La critica di Kaldor alla politica economica della Thatcher

Prima di tutto mettiamo le politiche economic della signora Thatcher nel giusto contesto storico: ricordiamo che la signora divenne primo ministro al termine di un lungo periodo di governi laburisti che avevano spinto notevolmente verso il sindacalismo e l’intervento dello stato  nell’economia. Colossi pubblici, poco efficienti, erano nati nel settore aeronautico, dei cantieri, minerari e automobilistici.

Questo, combinato a una serie di scioperi settoriali molto pesanti e all’inflazione portata dalle crisi petrolifere, in un momento in cui la produzione petrolifera del Mare del Nord era solo agli inizi (iniziò a essere rilevante solo alla fine degli anni settanta) portarono a un’ondata di paura di instabilità economica e di distruzione del benessere che, a sua volta, portò al governo la signora Thatcher nel 1979.

Gli eccessi della sinistra portarono al governo una destra non tradizionale, ma iper liberale e vicina alle posizioni della Scuola di Chicago.

Il realtà, dal punto di vista del PIL, i dati degli anni settanta non furono così terribili

E gli anni ottanta si aprirono con una dura recessione. Probabilmente la signora Thatcher non sarebbe sopravvissuta politicamente senza la guerra nelle Falkland.

 

La dosccupazione fu sempre sotto il 6% negli anni settanta, e raddoppiò negli anni ottanta.

La critica di Kaldor al thatcherismo si basa sulla sua visione dell’economia come un sistema dinamico e non equilibrato, in cui la crescita dipende dalla domanda effettiva e dalla distribuzione del reddito. Kaldor rifiuta l’idea che la politica economica debba concentrarsi sul controllo dell’offerta di moneta e sull’equilibrio del bilancio pubblico, come sostenevano i monetaristi della scuola di Chicago. Al contrario, egli sostiene che la politica economica debba stimolare la domanda aggregata, in particolare quella destinata alla produzione manifatturiera, che ha effetti positivi sulla produttività, sull’innovazione e sull’occupazione.

Kaldor era un grande conoscitore e supporter della politica indusriale. La riteneva la base dell’economia, tanto da suggerire negli anni sessanta una normativa che privilegiava, fiscalmente, i posti di lavoro nella produzione industriale piuttosto che nei servizi, per mantere l’industria britannica competitiva.

Kaldor pronunciò diversi discorsi alla Camera dei Lord tra il 1979 e il 1982, in cui attaccò la politica economica del governo conservatore guidato da Margaret Thatcher, basata sull’ideologia monetarista e sulla riduzione della spesa pubblica. Accusò la Thatcher di aver adottato una strategia per l’ineguaglianza, di aver causato una grave recessione, di aver distrutto l’industria manifatturiera britannica e di aver ignorato le lezioni della storia economica. Definì le conseguenze economiche della Thatcher come “la più grande catastrofe che sia mai accaduta in tempo di pace” 1. Puoi leggere alcuni dei suoi discorsi nel libro “The Economic Consequences of Mrs. Thatcher: Speeches in the House of Lords, 1979-1982”, a cura di Nick Butle

Secondo Kaldor la Thatcher stava distruggendo la base produttiva britannica e azzzerando un know how industriale che non sarebbe stato possibile ricreare semplicemente. Non parlò mai di deindustrializzazione, termine nuovo per l’epoca, ma ne speigò con attenzione le conseguenze negli ultimi discorsi.

Chissà cosa avrebbe detto vedendo le politiche attuali della UE e la deindustrializzazione che stiamo vivendo ora


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