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ITALIANI POPOLO DI SANTI, POETI, NAVIGATORI E AUTO RAZZISTI

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A quanto pare la maggioranza degli italiani si considera (pensando agli altri italiani) un popolo indegno, corrotto ed incapace.

Lo fanno perché viziati da messaggi in massa ripetuti alla nausea per decenni sia dal mainstream che da alcuni soggetti politici che comunicano insistentemente nello stesso senso (anche se apparentemente dovrebbero trovarsi su sponde diverse) con l’intento di sminuire l’Italia nonostante questa sia uno dei più importanti Paesi al mondo sotto ogni punto di vista e non soltanto per ciò che ha ereditato dal passato.

Per di più questi, come presi da una mania compulsiva collettiva, investono energie sin allo stremo per divulgare e condividere informazioni (sempre la stessa contemporaneamente che questa o quella fonte mette di volta in volta in circolazione anche pescando statistiche obsolete) e dati parziali sui vizi degli (altri) italiani senza essere in grado di fare raffronti con i trend viziosi nemmeno dei nostri confinanti, covando così un’abissale ignoranza sui fondamentali (ma si sa che i razzisti sono prima di tutto degli ignoranti).

Godono nell’auto sputtanarsi.

Il secondo e contorto aspetto di questa convinzione è che a livello politico gli italiani si dividano in elettori intelligenti ed elettori stupidi (sempre guardando gli altri schieramenti) e in cittadini più informati di altri (quando poi vai a verificare ti rendi conto che anche coloro che si ritengono più informati guardano le figure e leggono il titolo delle notizie esattamente come gli altri, solo che lo fanno nei “siti giusti”).

Ma non eravamo TUTTI uguali noi italiani? Allora da dove scaturirebbero queste differenze?

Io sostengo da tempo, ed ho provato a farlo anche presso alcuni deputati assieme ad amici di Economia 5 Stelle, che tutto; pregi e difetti, sono distribuiti più o meno equamente in tutti gli strati sociali (che non fanno più distinzione fra i credo politici sin dall’ingresso in politica di Berlusconi).

Perché se siamo caratteristici come popolo non possiamo contenere tutti i pregi in un bacino sociale o elettorale e tutti i difetti in un altro.

Se l’Italia fu la V potenza industriale del mondo nonostante la consideriamo patria dei peggiori cittadini europei, allora qualcuno dovrebbe spiegarmi come ci siamo riusciti, anche perché all’acme del nostro splendore economico vi furono i Craxi, gli Andreotti, i De Mita, i Cirino Pomicino e i De Michelis a governare l’Italia.

Insomma non esattamente ciò che la morale italiana reputi dei santi.

E com’è possibile che si sia potuto costruire il miracolo italiano se per giunta l’Italia si è sempre dovuta procurare le materie prime all’estero?

È infatti incontestabile che l’economia italiana sia un’economia basata sulla trasformazione, ovvero fondata sulla creatività.

Ora dovrete fare un bello sforzo per indurmi a credere che gli artigiani, gli industriali, i chimici, gli ingegneri, gli artisti, gli stilisti, i designers, ecc ovvero gli inventori del MADE IN ITALY non abbiano votato DC, PCI, Socialista, ecc. ma abbiano votato “qualcun altro” o si siano astenuti piuttosto che non abbiano fatto all’epoca esattamente quanto fanno oggi votando PD, M5S, Lega, FI, ecc. non per falle genetiche ma per motivazioni di tutt’altro genere che con l’onestà e la morale nulla hanno a che vedere.

I geni dell’arte di arrangiarsi e di reinventarsi non conoscono fede politica ma soltanto la meticolosa applicazione del metodo creativo che è totalmente differente da quello di altri popoli.
Non perché noi siamo i migliori, ma perché abbiamo forgiato un nostro modo di essere per adattarci al NOSTRO AMBIENTE, così come tedeschi, svedesi o congolesi hanno dovuto costruire i propri modelli sociali in conformità con le situazioni climatiche, logistiche, dotazione di materie prime, eredità storico-culturali e del loro habitat.

Certamente un approccio culturale ed “etico” diverso dall’altro produce ulteriori mutamenti ma tutto è in funzione della sopravvivenza e non un segno divino che premia una razza con il dono della superiorità e tra l’altro un rapido sguardo all’estero ci farà capire che tutto il mondo è paese.

Fino a quando non rifletteremo su questi princìpi e resteremo in curva a tifare con uno slogan che ci semplifica la vita stando al gioco di chi quegli slogan li ha scritti per noi e per dividerci in tifoserie in continua competizione fra loro.
Oggi gli italiani non hanno una nazion(al)e da supportare ed è per questo che si trovano fuori dai giochi internazionali.

Continuando così ci troveremo presto a fare il tifo perché una nazion(al)e straniera giochi sul nostro campo.
Quale preferite? Germania? Cina? USA? Russia?

Siamo proprio sicuri di voler farci di nuovo dominare?

Articolo pubblicato su L’Economia Spiegata Facile
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