Italia: gli indicatori manifatturieri italiani indicano ancora contrazione, anche se migliorati

Lo stato della manifattura italiana, secondo gli indici previsionali, migliora, ma resta comunque in contrazione.

Il PMI manifatturiero di HCOB Italia è salito a 45,3 nel mese di dicembre 2023 da 44,4 nel mese di novembre, il valore più alto da agosto e ben al di sopra delle aspettative del mercato di 44,4. Tuttavia, la lettura attuale segna il nono mese consecutivo di contrazioni, poiché la domanda debole continua a gravare sul settore.

Sia la produzione che i nuovi ordini sono diminuiti, anche se a un ritmo più contenuto. Le nuove esportazioni sono diminuite al ritmo più lento degli ultimi cinque mesi, mentre la produzione ha subito il calo minore degli ultimi tre mesi. Le aziende hanno segnalato la presenza di capacità inutilizzata ma hanno adottato decisioni caute in materia di assunzioni.

Il livello della forza lavoro è rimasto invariato dopo due periodi di tagli occupazionali. Allo stesso tempo, l’attività di acquisto è calata nella misura maggiore da giugno. Sul fronte dei prezzi, la tendenza alla deflazione è proseguita. Il grado di ottimismo per il futuro è rimasto al di sotto della media di lungo periodo. Ovviamente la deflazione è un sintomo del maggior male per l’economia italiana: la mancanza di crescita, o perfino di stabilità, della domanda interna.

Ecco il relativo grafico:

La deflazione è indice di una evidente mancanza di crescita della domanda. Ormai è chiaro che il male dell’economia italiana è il reddito che non è in grado di sostenere una domanda interna sufficiente. Senza domanda interna la produttività dell’attività manifatturiera viene a calare, secondo la seconda legge di Kaldor sulla produttività.

Il governo dovrebbe stimolare i consumi provati e pubblici, ma i vincoli di bilancio europei e la non capacità di controllare la politica monetaria rendono difficile questa politica. Quindi non c’è modo, in questa situazione, di cambiare le previsioni negative per il settore manifatturiero.