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Difesa

Scacco matto a Teheran: l’attacco preciso di Israele e le scosse sui mercati

Un attacco chirurgico di Israele decapita i vertici militari iraniani, tra cui il capo del nucleare Shamkhani. Cresce la tensione in Medio Oriente. Analisi delle conseguenze politiche e della reazione a sangue freddo dei mercati finanziari dopo la fiammata del petrolio.

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La notte tra il 12 e il 13 giugno ha segnato una svolta drammatica nella già incandescente polveriera mediorientale. Quello che Israele ha sferrato contro l’Iran non è stato un attacco convenzionale, ma un’operazione di intelligence e militare di precisione chirurgica, quasi da manuale, che sembra aver decapitato vertici strategici delle forze armate iraniane e messo Teheran di fronte a un bivio mortale.

 

 Un’Operazione Preparata da Tempo per Indebolire le Difese

L’attacco israeliano si è distinto per la sua natura mirata, frutto, secondo diverse fonti, di una pianificazione meticolosa volta a massimizzare il danno strategico minimizzando il rischio di una guerra totale.

Più che colpire le infrastrutture nucleari, notoriamente ben protette e interrate, l’obiettivo primario sembra essere stato quello di accecare l’Iran, smantellando la sua capacità di difesa aerea e di rappresaglia.

 

Un funzionario della sicurezza israeliano, citato da fonti internazionali, ha rivelato dettagli che suonano come la trama di un film di spionaggio. Israele avrebbe attivamente manipolato le informazioni per indurre i vertici dell’aeronautica militare del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) a riunirsi in un luogo specifico, per poi colpirli. “Abbiamo svolto attività specifiche per aiutarci a capire cose su di loro e poi abbiamo usato quelle informazioni per farli comportare in un modo specifico,” ha dichiarato la fonte, aggiungendo: “Sapevamo che questo li avrebbe fatti incontrare, ma soprattutto sapevamo come tenerli lì.”

Le conseguenze sono state devastanti per la catena di comando iraniana. Abbiamo già scritto dell’uccisione del capo del IRCG e del Capo di Stato maggiore dell’esercito e di buona parte dei principali scienziati nucleari irania, ma le figure militari e tecniche colpite sono molte. Tra le vittime confermate figurano nomi di altissimo profilo:

  • Ali Shamkhani, consigliere supremo della Guida Ali Khamenei e figura chiave del programma nucleare iraniano.
  • Generale di Brigata Dawood Shekhiyan, capo della difesa aerea dell’IRGC.
  • Maggior Generale Rabbani, vice capo delle operazioni delle forze armate, ucciso insieme alla moglie e ai figli.

Circolano inoltre insistenti voci, non ancora confermate, sulla possibile morte del comandante della Forza Quds, Esmail Qaani, successore del leggendario Qasem Soleimani. La portata di queste perdite ha generato, secondo alcuni report, il panico tra le fila iraniane, con notizie di ufficiali che avrebbero abbandonato le loro uniformi per darsi alla fuga di fronte al collasso della catena di comando.

Esmail Qaani, capo forze Quds

A testimonianza della tensione, l’aereo del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sarebbe decollato preventivamente verso la Grecia, per mettersi al riparo da un’eventuale e immediata ritorsione.

 

La risposta ufficiale di Teheran, affidata al presidente Masoud Pezeshkian, è stata di ferma condanna: “La risposta forte e legittima dell’Iran farà pentire il nemico del suo atto sconsiderato”, ha dichiarato, esortando il popolo a “ignorare la guerra psicologica e le voci del nemico”. Parole che stridono con il caos che sembra regnare dietro le quinte.

La Reazione USA e l’Ombra di Trump

Pochi mesi fa, l’ex presidente Donald Trump aveva lanciato una sorta di ultimatum a Teheran, intimando al regime di raggiungere un accordo con Israele entro 60 giorni. Oggi è il 61imo giorno.

L’attacco è avvenuto il sessantunesimo giorno. Sebbene sia improbabile una causalità diretta, questa coincidenza temporale aggiunge un ulteriore livello di complessità allo scenario, evidenziando come la questione iraniana sia un nodo irrisolto che attraversa trasversalmente le amministrazioni americane.

Appare ovvio che Trump sia stato informato. Ha approvato? sicuramente non ha fermato con la forza con cui avrebbe potuto.

Witkoff avrebbe voluto tenere comunque l’incontro con il ministro degli esteri iraniano in Oman, ma questo meeting sembra estremamente improbabile, se non sicuramente saltato.

Finanza: Panico Lampo, poi Sangue Freddo

La reazione dei mercati finanziari è stata un manuale di gestione del rischio geopolitico. Nelle prime ore successive alla notizia, il prezzo del petrolio (WTI) è schizzato verso l’alto di quasi il 12%, superando la soglia  dei 76 dollari al barile, per poi ripiegare e stabilizzarsi.

Questa volatilità riflette un calcolo preciso degli investitori: il timore iniziale di un blocco dello Stretto di Hormuz e di una guerra regionale ha lasciato spazio alla valutazione che l’attacco mirato di Israele non mira, per ora, a interrompere le forniture energetiche.

Le borse globali, dopo un’apertura in rosso, hanno mostrato una sorprendente capacità di assorbire lo shock e ora le perdite sembrano normalizzate. Un dato interessante è arrivato dal mercato obbligazionario giapponese. Il titolo di stato decennale ha perso circa 50 punti base di  rendimento (con un conseguente aumento dei valori), il che significa che il Giappone mantiene la propria qualità di bene rifugio in questi momenti.

Per concludere , appare evidente che Israeel aveva preparato l’attacco da tempo, e che ha intenzione di proseguirlo, almeno per un ceto periodo di tempo oltre il quale però o raggiunge i suoi obiettivi strategici, se raggiungibili, o dovrà fermarsi, tranne che non venga appoggiato esplicitamente e direttamente dagli USA. Comunque sono segnalati attacchi anche ora.

 

Gli attacchi proseguono e Israele tenterà di proseguire fino alla distruzione dei siti nucleari e strategici iraniani o, e questa è forse la vera finalità dell’operazione, sino alla caduta del governo.


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