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Iran: incendio a un oleodotto probabilmente legato alle proteste sempre accese nel paese

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Nel fine settimana è scoppiato un incendio in un oleodotto nel sud-ovest dell’Iran, in un incidente su cui le autorità stanno ancora indagando, in un contesto di continue proteste e scontri antigovernativi nel Paese dopo la morte di Mahsa Amini, arrestata dalla polizia morale.

Secondo i media iraniani e i video condivisi su Twitter, un oleodotto nella città portuale iraniana sudoccidentale di Bandar Mahshahr ha preso fuoco domenica, ha riferito il Jerusalem Post, osservando che né il regime né i media semiufficiali iraniani hanno riferito che il sabotaggio potrebbe aver causato l’incendio.

L’incendio ha causato alcuni danni, ma non sono state segnalate vittime, secondo l’agenzia di stampa iraniana IRNA citata dal Jerusalem Post. Nelle vicinanze dell’incendio è stata attaccata una caserma delle Guardie della Rivoluzione, ponendo in evidenza un possibile collegamento fra incendio e opposizione al regime teocratico.

Le proteste antigovernative nella Repubblica islamica sono iniziate a settembre dopo che Mahsa Amini è morta per le ferite riportate tre giorni dopo essere stata trattenuta dalla polizia per non aver indossato correttamente il velo, come previsto dalle rigide regole iraniane sull’abbigliamento femminile.

Le proteste continuano e anche i lavoratori del settore petrolifero iraniano si sono uniti ad esse, mentre il governo sta cercando di reprimere il più grande dissenso di massa nel Paese da decenni.

A ottobre, decine di lavoratori del settore petrolifero iraniano si sono uniti alle proteste a livello nazionale e i lavoratori petrolchimici in sciopero della raffineria di Asaluyeh hanno cantato “morte al dittatore” e sono usciti dal complesso l’11 ottobre, come mostra un video condiviso su Twitter da Bloomberg. Gli operai hanno anche dato fuoco a pneumatici per bloccare la strada alle forze di sicurezza iraniane. nel paese si ta poi diffondendo un altro tipo di protesta in cui le persone, per strada, gettano a terra i turbanti indossati tradizionalmente dai clerici sciiti.

I manifestanti hanno continuato a sfidare la dura repressione delle forze di sicurezza, bruciando immagini della Guida Suprema, l’Ayatollah Ali Khamenei, chiedendo la caduta dell’establishment clericale e cantando “Morte al dittatore”. Le autorità iraniane hanno tuttavia negato che le proteste siano in qualche modo legate ai colloqui sul nucleare.

 


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