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Iran e Venezuela collaborano per costruire una nuova raffineria in Siria. Washington non sarà contenta

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L’Iran ha rivelato l’intenzione di costruire una nuova raffineria di petrolio nel governatorato siriano di Homs con una capacità di 140.000 barili al giorno (bpd), come parte di un memorandum d’intesa firmato con Damasco e il governo del Venezuela.

“È stato firmato un memorandum tripartito tra Iran, Venezuela e Siria per la costruzione di una nuova raffineria da 140.000 barili di petrolio al giorno  in Siria”, ha dichiarato questa settimana Jalil Salari, amministratore delegato della National Iranian Oil Refining and Distribution Company (NIORDC) all’agenzia di stampa statale Fars.
“Gli studi condotti hanno rilevato che la Siria e i Paesi limitrofi hanno bisogno di prodotti petroliferi, pertanto è stata individuata una raffineria con una capacità di 140.000 barili accanto alle due raffinerie siriane esistenti di Homs e Bania”, ha aggiunto il funzionario, sottolineando che le tre nazioni entreranno presto nella fase di finanziamento e costruzione.

Salari ha anche rivelato che l’attuale raffineria di Homs è stata riparata da ingegneri iraniani durante una visita del Presidente Ebrahim Raisi a maggio, e che gli studi per la nuova raffineria sono stati condotti da un team della National Iranian Oil Company (NIOC).

L’accordo storico arriva nonostante una brutale campagna di sanzioni da parte dell’Occidente che ha quasi decimato le industrie petrolifere di tutte e tre le nazioni.

L’Iran ha svolto un ruolo fondamentale nell’aiutare sia la Siria che il Venezuela a superarele peggiori sanzionii occidentali, fornendo a entrambi i Paesi assistenza tecnica, materiale e militare.

A giugno, Caracas ha ripreso a lavorare alla raffineria di petrolio di El Palito, sottoposta a importanti lavori di riparazione ed espansione nell’ambito di un accordo da 100 milioni di euro firmato nel maggio 2022 con la NIORDC. Squadre tecniche iraniane sono inoltre al lavoro per ripristinare il più grande complesso di raffinazione petrolifera del Venezuela, il Paraguana Refining Center. Il piano prevede la combinazione di parti e attrezzature cinesi e iraniane in una raffineria costruita inizialmente con tecnologia statunitense.
Con la costruzione della nuova raffineria di Homs, l’Iran aiuterà anche la Siria a incrementare i suoi livelli di produzione petrolifera, dal momento che il Paese ha perso oltre 100 miliardi di dollari di entrate dall’inizio della guerra a causa delle distruzioni causate dalle bombe occidentali e di una continua campagna di furto di petrolio condotta dall’esercito di occupazione statunitense.

Nel 2019, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha spiegato perché Washington intende mantenere l’occupazione del nord-est della Siria, affermando: “Vogliamo riportare a casa i nostri soldati. Ma abbiamo lasciato i soldati perché ci teniamo il petrolio…. mi piace il petrolio. Ci teniamo il petrolio”. Almeno non si è nascosto dietro ipocrite motivazioni umanitarie.

Secondo l’editorialista di The Cradle Firas Shoufi, l’obiettivo principale dell’operazione americana, che prevede il trasporto del petrolio siriano verso la Regione del Kurdistan iracheno (IKR), è quello di aiutare l’Amministrazione autonoma curda della Siria settentrionale e orientale (AANES), protetta da oltre 13 basi militari statunitensi, a finanziare le proprie attività e a coprire il fabbisogno locale di carburante.

L’Iran sta anche combattendo il contrabbando di carburante vicino alle sue coste, spesso sequestrando navi cisterna nel Mar Rosso che trasportano carburante rubato.


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