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IPOCRISIA SOCIAL: MENTRE MINNEAPOLIS BRUCIA, TWITTER CENSURA TRUMP
A Minneapolis i rivoltosi bruciano ristoranti e assaltano perfino una stazione di polizia, dandola alle fiamme. Trump si arrabbia, e Twitter non trova di meglio che censurarlo. Questo è il simbolo di come Sono gestiti i social media oggi.
Procediamo per Gradi 2 punti a Minneapolis, dove è morto George Floyd durante un controllo di polizia, la rivolta è sempre più preoccupante, tanto che è dovuta intervenire la Guardia Nazionale con circa 500 soldati. In questo video potete vedere gli Humvee dei militari che scortano i mezzi di soccorso impegnati nel sopprimere gli incendi:
Chi scontri sono stati talmente gravi che hanno coinvolto il terzo Distretto di Polizia, quello da cui provenivano i poliziotti accusati della morte di George Floyd. Il posto di polizia è stato preso d’assalto e dato alle fiamme. Qui il video del saccheggio e di colpi di arma da fuoco che sentite alla fine sono le munizioni che esplodono per il calore
La città brucia, qui in ristorante dato alle fiamme
Qui invece un centro ricambi auto
St. Paul O’Reilly is set ablaze pic.twitter.com/5QTnncNW1L
— Nick Ferraro (@NFerraroPiPress) May 29, 2020
Quindi palazzi e stazioni di benzina
2322 Washington Ave N, gas station on fire, tanks exploding.
AUDIO: https://t.co/eJ8c9qzQ3G
.#MN #Mpls #Mplsriot2020 #GeorgeFloyd #MinneapolisRiot pic.twitter.com/VMbEF7pqwC— CrimeWatchMpls (@CrimeWatchMpls) May 29, 2020
La situazione è, come potete vedere, gravissima. Siamo vicini al limite della guerra civile in alcune zone degli Stati Uniti ed è necessario l’intervento dei militari. Donald Trump è intervenuto con la sua usuale durezza, affermando che i rivoltosi disonorano la memoria di George Floyd è che quando iniziano i saccheggi, i militari iniziano a sparare. Twitter non ha avuto idea migliore che segnalare il tweet come incitamento alla violenza:
Potete vedere lo stesso in versione italiana, e notare come non sia possibile mettere i like o commentare il tweet, ma al massimo rifiutarlo con un commento.
Una vera e propria censura belle parole di Trump ed una provocazione che sicuramente il presidente non lascerà passare senza conseguenze. Ieri aveva già emesso un ordine presidenziale per porre i social media sotto il controllo della agenzia federale per le comunicazioni, minacciando anche di togliere la tutela legale alle società stesse, cosa che le esporrebbe alla possibilità di essere querelati da ogni singolo cittadino americano. A questo punto una nuova mossa di Trump diventa sempre più probabile e non è da escludere qualche presa di posizione eclatante.
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