Inflazione USA: il calo può giustificare un’inversione di rotta della FED?

Ieri sono usciti i dati relativi all’inflazione negli USA che aprono vagamente alla possibilità di un cambiamento di politica monetaria. Il tasso d’inflazione annuale negli Stati Uniti è rallentato al 6% nel febbraio 2023, il più basso dal settembre 2021, in linea con le previsioni del mercato e rispetto al 6,4% di gennaio. I prezzi dei generi alimentari sono cresciuti a un ritmo più lento (9,5% contro 10,1%), mentre il costo di auto e camion usati ha continuato a diminuire (-13,6% contro -11,6%). Anche i costi dell’energia (5,2% vs 8,7%) e del gasolio (9,2% vs 27,7%) hanno subito un forte rallentamento, con i prezzi della benzina che sono scesi del 2% dopo un aumento dell’1,5% a gennaio. D’altro canto, i prezzi sono aumentati più rapidamente per l’elettricità (12,9% contro 11,9%) e per gli alloggi (8,1% contro 7,9%). L’inflazione di base, che esclude il costo di cibo ed energia, è scesa al 5,5% dal 5,6%. Rispetto al mese precedente, l’IPC è aumentato dello 0,4%, dopo un precedente aumento dello 0,5% e in linea con le previsioni. Il tasso core, tuttavia, è salito allo 0,5% dallo 0,4%, rispetto alle previsioni dello 0,4%. L’inflazione negli Stati Uniti rimane tre volte al di sopra dell’obiettivo della Fed del 2%. Ecco un grafico a breve

ecco una visione di più lungo periodo

Il calo di inflazione è significativo per entità e per settore, anche se si rimane molto lontani dall’obiettivo, fissato però in tempi, del 2%. Vista la crisi del settore creditizio scatenata dai fallimenti di SVB e Signature Bank questo risultato potrebbe anche giustificare un cambio di rotta da parte della FED, con la fine o il ridimensionamento della politica monetaria restrittiva e gli aumenti dei tassi d’interesse.