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Inflazione nell’area euro non rallenta abbastanza. La BCE compirà ulteriori strette

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I dati di ieri sull’inflazione nell’area euro non sono stati positivi, non tanto per l’inflazione di per sé, ma in quanto saranno lo stimolo per un’ulteriore stretta creditizia della UE.

Il tasso di inflazione annuale nell’Eurozona è rimasto stabile al 5,3% nell’agosto 2023, più di 2 volte e mezzo al di sopra dell’obiettivo della BCE e al di sopra del consenso del mercato del 5,1%, secondo una stima preliminare.

I prezzi dell’energia sono scesi a un ritmo più lento (-3,3% contro -6,1% di luglio). D’altro canto, l’inflazione ha rallentato per i prodotti alimentari, alcolici e tabacchi (9,8% contro 10,8%), così come per i beni industriali non energetici (4,8% contro 5,0%) e i servizi (5,5% contro 5,6%). Su base mensile i prezzi al consumo in agosto sono aumentati dello 0,6%.

Nel frattempo, il tasso di inflazione core, una misura fondamentale di fondo che filtra i prezzi volatili di cibo ed energia, si è raffreddato come previsto al 5,3%, in calo rispetto al 5,5% di luglio, e questo è lì’unico segno positivo. Ecco ilg rafico a un anno.

I dati di Spagna e Francia sono parte importante della spiegazione del mancato calo dell’inflazione a livello di euro area. Vediamo la Spagna, che è leggeremtne rimbalzata

e la Francia, dove invece l’inflazione ha avuto un andamento più crescente inatteso

Germania e Italia hanno visto invece inflazioni calanti.

Il problema del dato non è tanto nell’inflazione di per se: un’economia normale, viitale, gestisce benissimo un tasso d’inflazione del 5,3% annuo: il problema è che questo dato darà la spinta ai signori della BCE, in primis i tedeschi, per richiedere almento un altro scatto, se non due. Tutto questo si farà potentemente sentire sui prestiti, con tassi già elevati e causerà un’oggettiva stretta monetaria e quindi rallentamente economico e disoccupazione

 

 


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