Seguici su

Analisi e studi

Inflazione Italia novembre 2025: crolla all’1,1%. Il divario con Germania e Spagna e la trappola dell’Euro

Mentre Roma e Parigi frenano, Berlino e Madrid corrono. I dati Istat confermano il calo, ma l’Euro a taglia unica mostra tutti i suoi limiti.

Pubblicato

il

A novembre 2025 l’Italia si conferma il “malato freddo” d’Europa, o forse il più virtuoso, a seconda dei punti di vista. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha registrato una variazione mensile negativa dello -0,2% e una crescita su base annua dell’+1,1%, in rallentamento rispetto al +1,2% del mese precedente. Ecco il dato dell’inflazione mensile:

Ecco invece il grafico dell’inflazione calcolata su base annua, sempre da Tradingeconomics:

Un dato che conferma la stima preliminare e che porta l’inflazione al livello più basso registrato da gennaio. Una buona notizia per il potere d’acquisto? Forse, ma in ottica macroeconomica segnala una domanda interna che non corre, soprattutto se confrontata con i nostri vicini continentali.

I numeri nel dettaglio

Il rallentamento della corsa dei prezzi non è omogeneo, ma frutto di dinamiche settoriali ben precise che meritano di essere analizzate:

  • Trasporti: I servizi relativi ai trasporti frenano bruscamente, passando da un +2,0% a un +0,9%.
  • Alimentari: Rallentano sia i non lavorati (+1,1%) sia i lavorati (+2,1%). Il famoso “carrello della spesa” respira, scendendo al +1,5% dal +2,1% precedente.
  • Energetici: Si amplia la flessione degli energetici regolamentati (-3,2%), mentre quelli non regolamentati continuano a scendere, seppur meno intensamente (-4,3%).

Ecco una tabella riassuntiva delle principali variazioni tendenziali:

Voce di SpesaVariazione Ottobre 2025Variazione Novembre 2025
Indice Generale (NIC)+1,2%+1,1%
Servizi Trasporti+2,0%+0,9%
Beni Alimentari lavorati+2,5%+2,1%
Carrello della Spesa+2,1%+1,5%
Beni Energetici regolamentati-0,5%-3,2%

Beni contro Servizi: la forbice si chiude

Interessante notare la dinamica dell’inflazione di fondo (core). Al netto degli energetici e degli alimentari freschi, essa rallenta al +1,7%. Tuttavia, persiste una dicotomia strutturale: i prezzi dei beni sono praticamente fermi (+0,1%), mentre quelli dei servizi continuano a correre (+2,3%), sebbene in decelerazione.

Il differenziale inflazionistico tra servizi e beni si porta a +2,2 punti percentuali. Questo suggerisce che la componente salariale e i margini nel terziario tengono ancora, mentre la parte manifatturiera e dei beni di consumo soffre una stagnazione dei prezzi che è spesso anticamera di margini ridotti per le imprese. L’inflazione acquisita per il 2025 si fissa così al +1,5%.

Il commento: Il letto di Procuste dell’Euro

Se guardiamo oltre le Alpi, la situazione assume contorni paradossali che evidenziano, ancora una volta, i limiti strutturali dell’Unione Monetaria. Mentre l’Italia scende all’1,1% e la Francia naviga addirittura allo 0,9%, la Germania viaggia con un’inflazione al 2,3% e la Spagna tocca il 3%.

Abbiamo quindi un’Europa a due velocità, o meglio, a due temperature. Da un lato i paesi latini (più la Francia) che rischiano la stagnazione deflativa, dall’altro la Germania e la Spagna che fronteggiano ancora pressioni sui prezzi.

In un mondo normale, queste economie avrebbero bisogno di politiche monetarie opposte: tassi più bassi per Roma e Parigi per stimolare l’economia, tassi più alti per Berlino e Madrid per raffreddare i prezzi. Invece, abbiamo l’Euro. La moneta unica si conferma un letto di Procuste: troppo stretto per chi ha bassa inflazione e necessiterebbe di ossigeno, troppo largo per chi ha i prezzi che corrono. La BCE si troverà, come sempre, a dover decidere una taglia unica che, alla fine, rischia di non vestire bene nessuno.


Domande e risposte

Perché un’inflazione bassa può essere un problema per l’economia italiana?

Sebbene per i consumatori il calo dei prezzi sembri positivo, un’inflazione troppo bassa (vicina allo zero o all’1%) è spesso sintomo di un’economia stagnante. Significa che la domanda interna è debole: le famiglie spendono poco e le imprese non riescono ad alzare i prezzi, comprimendo i margini di profitto. In un’ottica keynesiana, questo scoraggia gli investimenti e la crescita salariale, rendendo anche più difficile ripagare l’enorme debito pubblico, il cui peso reale non viene eroso dalla svalutazione monetaria.

Che differenza c’è tra indice NIC e indice IPCA citati nel testo?

L’indice NIC (Nazionale per l’Intera Collettività) misura l’inflazione considerando i consumi di tutte le famiglie italiane ed è il parametro di riferimento per le politiche economiche interne. L’IPCA (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato per i paesi dell’UE), invece, è calcolato con un paniere e regole comuni a livello europeo per rendere i dati comparabili tra i vari Stati membri. Spesso le differenze sono minime, ma l’IPCA è il dato che guarda la BCE per decidere i tassi d’interesse.

Cosa significa che l’Euro è un “letto di Procuste”?

È una metafora mitologica per descrivere una situazione in cui si cerca di adattare forzatamente realtà diverse a un unico standard rigido, spesso con risultati dolorosi. Nel contesto economico, significa che l’Euro impone un’unica politica monetaria (tassi d’interesse uguali per tutti) a paesi con cicli economici molto diversi tra loro. Come visto nei dati, Italia e Germania hanno esigenze opposte: applicare la stessa “cura” monetaria finisce per danneggiare l’una o l’altra, non permettendo aggiustamenti specifici.

Google News Rimani aggiornato seguendoci su Google News!
SEGUICI
E tu cosa ne pensi?

You must be logged in to post a comment Login

Lascia un commento