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Inflazione britannica sopra il 10%. La Truss è cancelliere di nome, non di fatto

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Pessime notizie per il Primo ministro britannico Liz Truss, ormai al comando più di nome che di fato dopo che il nuovo cancelliere dello scacchiere, Jeremy Hunt, ha  imposto un cambiamento radicale della linea politica del partito.
Il tasso d’inflazione annuale nel Regno Unito è salito al 10,1% nel settembre del 2022 dal 9,9% di agosto, tornando ai massimi di 40 anni toccati a luglio e superando le aspettative del mercato di un tasso del 10%. Il contributo maggiore all’aumento è stato dato dagli alimenti (14,8% rispetto al 13,4% di agosto), in particolare oli e grassi e prodotti lattiero-caseari. I costi al consumo sono cresciuti notevolmente anche per l’abitazione e i servizi di pubblica utilità (20,2% contro 20%), a causa dell’impennata dei prezzi di elettricità, gas e carburanti. Il tasso annuo di base, che esclude l’energia, gli alimenti, l’alcol e il tabacco, è salito a un livello record del 6,5% rispetto alle aspettative del 6,4%, per cui inizia profilarsi una spirale inflazione salari. Su base mensile, i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,5% nel mese di settembre. Ecco il grafico

Pessime notizie per le famiglie inglesi a reddito fisso, mentre il nuovo Cancelliere dello Scacchiere, padrone ora dell’economia britannica, ha cancellato almeno i due terzi del programma economico di tagli alle tasse del suo predecessore Kwazi Kwarteng, uomo della Truss, e che prepara azioni molto incidenti sulla vita dei cittadini. Si parla anche di intervento sulle pensioni, con il taglio, secondo FT, del cosiddetto “triple lock” che collega pensioni ed inflazione in modo solido. Inoltre ha eliminato un taglio di 6 miliardi di sterline all’aliquota di base dell’imposta sul reddito, insieme a modifiche alle imposte sui dividendi, alle tasse per i liberi professionisti, a un’agevolazione fiscale sull’IVA per gli acquirenti stranieri e a un congelamento dell’imposta sugli alcolici, con un risparmio di circa 5 miliardi di sterline. Truss aveva già eliminato i tagli fiscali per le grandi imprese e i ricchi, con un risparmio di 21 miliardi di sterline. Insomma un massacro della precedente politica fiscale promessa.

Il partito conservatore, che si è rimangiato buona buona parte del proprio programma di tagli fiscali, è in rivolta: alcuni deputati hanno già espresso la propria sfiducia alla Truss, che se va avanti così rischia di essere un Primo Ministro che rischia di durare pochissimo. Anche perché la nostalgia per Boris Johnson è ancora tanta, moltissima.

 


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