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INDIA, COREA E TURCHIA: LE CRISI CHE DANNO UNA SIMPATICA SPINTA VERSO LA FINE DEL MONDO

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Mentre l’occidente è impegnato a leccarsi le ferite del Covid-19, spesso, come in Europa, senza trovarne una vera soluzione (ma vi spiegheremo oggi più avanti il perchè), ci sono tre gravissime crisi internazionali che rischiano di evolvere al livello di conflitti globali, di cui una rischia di coinvolgerci direttamente.

La prima è quella di cui non parla nessuno, praticamente, nei media mainstream italiani: la crisi fra India e Cina. con venti morti almeno da parte indiana e 35 circa da parte cinese, cifra non ufficialmente confermata, lo scontro nella valle di Galwan è la più sanguinosa dal 1964 e mostra come non ci possa essere una facile soluzione ai conflitti di confine fra questi due paesi. Basta vedere come sono scoppiati gli scontri: i reparti militari dei due paesi si sono disarmati e si sono incontrati per concordare un ritiro dall’area montana, ma tutto è degenerato e siamo passati a quella che Einstein definiva la quarta guerra mondiale: si sono scontrati a pugni, coltellate, sassi e bastonate, e ci sono stati morti e feriti anche perchè alcuni sono caduti nel fiume, a più di 5000 metri, morendo assiderati. Gli indiani accusano i cinesi di “Salami-slicing landgrabbing” cioè di impossessarsi dei territori una fettina alla volta, contando su mezzi logistici maggiori, ma l’esercito indiano ha già messo in luce che, questa volta , questo non avverrà senza costi umani per la Cina. Sono in programma dei colloqui ad alto livello, ma per ora non hanno raggiunto nulla, perchè la Cina è troppo avida territorialmente e l’India ha una forte spinta nazionalistica.Se non si è assistito ad un rinnovarsi degli scontri a livello più elevato è, al momento, solo per la difficoltà di mantenere reparti militari attivi oltre i 5000 metri che costituiscono il campo di battaglia: i soldati provenienti dalle pianure necessitano di un paio di settimane di acclimatamento per essere operativi a queste altitudini. Nel frattempo i politici indiani spingono per cancellare i contratti infrastrutturali conclusi con le aziende cinesi. Il conflitto si spinge a livello economico.

La Corea del Nord sta alzando il livello del confronto con quella del Sud. Dopo aver fatto esplodere l’ufficio di collegamento fra le due Coree ed aver annunciato che rioccuperà il proprio lato della zona demilitarizzata, ha anche annunciato che i sud coreani !”Pagheranno” per i propri peccati. questi consistono nell’aver lasciato che i disertori nord coreani  lanciassero dei palloni con attaccai volantini in cui si spiega la realtà dei fatti, una provocazione che il governo ufficiale di Seul ha affermato che interromperà. Nello stesso tempo però il governo Moon , del sud, ha anche detto che risponderà con al forza ad eventuali altre provocazioni. Raramente questi scontri fra Sud e Nord giungono ad un livello militare, ma con il Nord in una situazione non chiara, fra crisi economica e COVID-19, non si sa come potrebbe evolvere la situazione. Nel caso di conflitto militare il Sud sarebbe prevalente, ed anche in modo facile, ma c’è l’incognita nucleare.

Turchia. La Turchia sta agendo su due fronti: in Siria – Iraq ieri è partita la maggior campagna di bombardamenti degli ultimi mesi con la quale Ankara ha colpito le basi del PKK nel nord dell’Iraq, attaccando quelli che sono gli alleati degli USA e le migliori garanzie occidentali contro l’ISIS. Poi c’è il fronte libico, ove Erdogan il Sultano sta agendo attivamente al fianco di Al Sisi, rendendo ridicolo l’embargo ONU delle armi e sbarcando navi intere di carri armati, munizioni e miliziani. Quando la fregata francese Courbet ha deciso di controllare un cargo turco diretto a Misurata si è vista fermare in maniera molto aggressiva da una fregata turca, con i radar per la direzione di tiro attivi ed i mariani turchi in assetto da combattimento sul ponte. Immagini satellitari hanno rivelato che la nave turca ha sbarcato carri armati M60 e miliziani a Misurata, preparando quindi un attacco verso Haftar, appoggiato da Russia, Egitto ed Emirati e non sgradito a USA e Francia. Parigi ha reagito duramente affermando che la presenza nella NATO di Ankara è, a questo punto, un controsenso. Parigi ha ragione, ma ha anche torto: ora sta pagando il proprio isolamento mediterraneo. Un serio blocco navale della Libia non può essere fatto senza l’Italia: se l’Italia fosse stata attivamente coinvolta la fregata turca birichina si sarebbe trovata due Eurofighter con un po’ di missili Maverick a spiegare come gira  il mondo, nell’arco di una quindicina di minuti. Però alla prossima nave carica di carri armati cosa succederà?


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