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IN FORZA DEI SUCCESSI DELL’INTELLIGENCE ITALIANA (QUANDO VIENE LASCIATA LAVORARE) SAREBBE IL CASO ORA DI RIFORMARE I SERVIZI? A.M. Rinaldi

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Ai più attenti non sarà sfuggito un articolo postato qualche giorno fa dal Sen. Giuseppe Esposito dal titolo “Servizi Segreti: è ora di cambiare la legge 124” (del 3 agosto 2007), dove in modo molto velato, ma non per questo meno efficace il vicepresidente del Co.Pa.S.I.R. da nove anni, auspicava un adeguamento degli organi di sicurezza italiani al fine di adeguarne le strutture organizzative ai mutati scenari geopolitici.

https://www.giuseppeesposito.it/servizi-segreti/

Ebbene, la riorganizzazione voluta dalla citata legge 124 non è che non abbia dato in questi dieci anni i suoi frutti positivi, infatti bisogna dare atto e riconoscere che i Servizi italiani ultimamente abbiano messo a segno degli ottimi risultati, basta ricordare la cattura del terrorista Amri (quello della strage a Berlino) alle nuove regole imposte per le navi ONG impegnate nel mediterraneo con il flusso dei migranti (dove lo zampino dei servizi è evidente) per non parlare del provvidenziale lavoro “sotterraneo” di intelligence che fino ad ora ha preservato il nostro Paese da atti terroristici rispetto a quelli compiuti sistematicamente negli altri paesi europei.

Ma la condivisibile analisi di Esposito va proprio nella direzione di affinare l’organizzazione per renderla “ancora più coerente e competitiva con l’attuale sistema dell’informazione mondiale e con le sfide che ci aspettano nel futuro”. Come dire: fino ad ora è andata bene anche grazie all’eccellente professionalità degli addetti, ma dobbiamo necessariamente adeguare anche noi la nostra organizzazione perché in questi ultimi anni è cambiato il mondo.

Infatti perché avvalersi ancora di due Agenzie come l’AISE (Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna) e l’AISI (Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna) strutturate in reparti che operano con limiti territoriali, invece di avvalersi di agenzie di settore e competenza senza più la divisione territoriale?

Effettivamente, come sottolinea Esposito, perchè mettere “limiti” territoriali alle indagini finanziarie, di cyber o addirittura di terrorismo quando non esistono più confini per questo tipo di attività?

Fino ad ora le due Agenzie sono state coordinate grazie al DIS (Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza), ma con non poche difficoltà e ritardi ed è giunto pertanto il momento di cambiare i metodi organizzativi. Questo può avvenire solamente con una rivisitazione di quanto previsto dall’ormai “obsoleta” 124, dando anche nuove regole per l’assunzione di giovani e avvalersi della collaborazione di esperti con i primi da poter impiegare, dopo adeguato tirocinio all’interno degli apparati stessi di sicurezza, nella pubblica amministrazione, nelle aziende pubbliche e private, esattamente come avviene da tempo in tutti gli altri paesi che si avvalgono di strutture avanzate di intelligence.

Accade in ogni azienda sistemica del mondo e l’Italia è un’eccezione a riguardo, non difendendo adeguatamente gli interessi strategici nazionali costituiti dal patrimonio, conoscenze e know how di aziende pubbliche e private.

Siamo in piena “guerra economica” e di emergenza terrorismo e l’intelligence ha quanto mai l’urgente necessità di rivedere le sue strutture organizzative per adeguarle ai mutati scenari e se la politica non darà rapide risposte con modifiche legislative, si rischia seriamente di non avere più disponibile al servizio del Paese uno strumento che ha dimostrato grandissime capacità.

Quindi ben venga un “adeguamento” organizzativo dei nostri Servizi di intelligence che tenga conto anche di criteri di meritocrazia (parola poco conosciuta in Italia!) del personale in forza a tutti i livelli che ha dimostrato, anche fra mille difficoltà e ostacoli, di svolgere molto bene il proprio lavoro.

Iniziativa che speriamo venga presa celermente nella debita considerazione con il contributo di tutte le forze politiche, nessuna esclusa, perché quando si tratta di garantire e preservare l’integrità e la salvaguardia degli interessi nazionali e la sicurezza stessa dei cittadini, non ci devono essere divisioni “per principio” o “per partito preso” da parte di nessuno, ma solo collaborazione costruttiva nell’interesse collettivo.

Antonio M. Rinaldi


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