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IN CASO DI GUERRA POCHE ALTERNATIVE ALLO STRETTO DI HORMUZ

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In questi momenti in cui corrono voci di guerra fra Iran ed USA, quali possono essere le alternative al passaggio delle petrolioere nello stretto di Hormuz, nel caso il cui il conflitto fra Washington e Teheran diventi “Caldo”? Non molte, e solo per Arabia ed Emirati Arabi Uniti.

20 milioni di barili  di prodotti petroliferi passano tutti i giorni per lo stretto di Hormuz, e dovremmo aggiunger anche il Gas Natural Liquido (LNG) contenuto nelle specifiche navi. Come si vede nell’immagine a destra esistono due alternative al pericoloso passaggio in mare.


La prima è la East West Crude Oil Pipeline, in territorio saudita, che taglia a metà la penisola arabica conducendo dal Golfo Persico al Mar Rosso. La seconda è la Abu Dhabi Cude Oil Pipeline che superando solo la penisola del Musandam permette comunque di superare la stretta più difficile.

Il problema deriva però dal confronto fra i volumi da trasportare e le strutture disponibili.

Per lo stretto passa un terzo del petrolio trasportato per mare, 20 milioni di barili giorno contro 62, ed un quinto del totale dell’oro nero mosso nel mondo, indipendentemente se per mare o per oleodotto o altro sistema. Una quantità colossale, che difficilmente potrebbe essere trasferita per terra.

Se il passaggio attuale è di 20 milioni di tonnellate, la capacità libera dei due oleodotti alternativi è pari a solo 3,8 milioni di tonnelllate. Anche ipotizzando di saturarli al massimo ci sarebbero ancora 16 milioni di tonnellate che non potrebbero essere trasportate. Per l’Iraq esistono vie alternative passando dal nord, ma non sono ancora complete e non potrebbero essere in grado di assorbire il flusso, mentre il restante petrolio rischia di rimanere imbottigliato, soprattutto se proveniente dal sud Iraq e Kuwait.

 

qui sopra vediamo partenze e destinazioni dei principali flussi di petrolio nella regione. Vediamo come Kuwait e Qatar rischino di trovarsi completamente tagliati fuori, così come tutto l’Iraq meridionale. Ad essere colpiti dall’evento bellico sarebbero soprattutto le economie avanzate orientali, Singapore, Corea del Sud, Giappone, India e Cina, mentre il resto del mondo ne sarebbe molto meno colpito.

Quindi possiamo concludere che:

  • non ci sono alternative disponibili per sostiituire in peno il transito del petrolio da Hormuz, per cui il mercato del petrolio è effettivamente a rischio;
  • vi sono forti rischi per le economie dell’estremo oriente nel brevissimo periodo.

 


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