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Ilva accusa la Procura di avere impedito tempestiva messa in sicurezza dell’Altiforno 1

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Non si placa la polemica tra le Acciaierie d’Italia e la procura di Taranto, sulle conseguenze dell incendio che ha compromesso in maniera definitiva la funzionalità  dell’altiforno 1. L’azienda infatti avrebbe chiesto alla procura di effettuare il “colaggio dei fusi” dall’altoforno 1, attività necessaria secondo l’azienda per evitare «procedure straordinarie che potrebbero determinare la probabile fermata definitiva dell’impianto». Ma secondo la procuratrice di Taranto Eugenia Pontassuglia invece questa richiesta non sarebbe stata avanzata in nessuna delle istanze sottoposte alla procura di Taranto in questi giorni così convulsi. “Gli interventi sull’Afo 1 dell’ex Ilva sono stati autorizzati nel rispetto del termine di 48 ore segnalato dall’azienda”.  Scrive in una nota la Procura di Taranto, che precisa tutte le fasi che hanno portato al sequestro dell’impianto dopo l’incendio del 7 maggio scorso.

In una nota lunga due pagine il procuratore della Repubblica di Taranto è intervenuta dopo la bufera scatenata dal contenuto di una relazione di AdI passata alla stampa e delle dichiarazioni del ministro Adolfo Urso che hanno puntato il dito contro gli inquirenti accusandoli di aver concesso in ritardo il via libera alle operazioni per salvaguardare l’impianto nel quale il 7 maggio scorso si è sviluppato un incendio di vaste proporzioni che ha messo a rischio l’incolumità dei lavoratori.

Il capo degli inquirenti ionici ha ricostruito passo dopo passo gli eventi di quei giorni evidenziando anche gli orari delle richieste fatte dai legali dell’ex Ilva e delle risposte inviate dalla Procura, proprio allo scopo di fare chiarezza e sgombrare il campo dalle insinuazioni di una presunta inerzia. Ma questa versione sarebbe smentita secondo quanto scrive la Verità da un verbale dell’azienda in cui si evince invece come la richiesta fosse stata formulata già nelle immediate ore dopo l’incendio. Ma il via libera da parte della procura sarebbe arrivato solo dopo 50 ore , quando ormai la situazione era già compromessa. Infatti in questi casi fanno sapere dall’azienda è necessario intervenire entro le prime 48 ore.

questa tesi è sposata anche dal ministro del made in Italy Adolfo Urso, che soi era speso tantissimo per la trattiva che era  a buon punto per la vendita degli stabilimenti agli azeri di Baku Steel “Può compromettere la ripresa degli stabilimenti e l’occupazione. Si è intervenuti troppo tardi, rispetto a quanto era stato richiesto sulla base di chiare perizie tecniche, bisognava farlo entro 48 ore e purtroppo non hanno avuto l’autorizzazione a farlo”, ha sostenuto lunedì sera Urso.

Ora la situazione chiaramente si fa assai difficile con il rischio di 4000 dipendenti in cassa integrazione e con la trattativa di vendita che ora rischia di subire uno stop. Dal ministero fanno spere che i colloqui con Baku continuano e anzi sembra che Urso abbia inviato il suo capo di gabinetto Federico Eichberg a Baku per rassicurare i compratori potenziali. Ma certo è che dopo l’incendio la capacita produttiva è compromessa e le condizioni a cui il gruppo azero sarebbe disposto ad acquisire l’ex Ilva potrebbero subire sostanziali cambiamenti

 


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