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IL VILE TRADIMENTO DELLE CONQUISTE OTTENUTE DALLA RIVOLUZIONE FRANCESE IN AVANTI (di Giuseppe PALMA)

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Il presente articolo che propongo quest’oggi ai lettori di Scenari Economici è tratto dal mio libro intitolato: “La Rivoluzione francese e i giorni nostri. Dall’Ancien Régime alla nuova Aristocrazia europea […]” – Editrice GDS, ottobre 2013.

 

Buona lettura:

 

“Se si continuano a sacrificare il lavoro e i diritti ad esso connessi – conquistati dai nostri Padri all’altissimo prezzo del sangue -, si tornerà nuovamente indietro di centinaia di anni… come se la Rivoluzione francese non fosse mai esistita. È questo ciò che vogliamo? Se a scuola si insegnano solo l’Informatica, l’Inglese e le logiche d’Impresa (le tre I), trascurando quasi del tutto la Letteratura, la Storia, la Filosofia e in alcuni casi anche il Diritto, è chiaro che il mondo di domani avrà una classe dirigente con tre lauree, venti master o sette lingue straniere conosciute, appositamente indottrinata di “infallibili” teorie finanziarie ma senza alcun contatto con la realtà, capace di rovinare quei diritti per i quali milioni di persone si sono fatte ammazzare al fine di donare alle generazioni future un mondo più equo e più giusto. Ecco perché, e lo dico fiero, la Storia è una delle più grandi e sagge maestre di vita. Non sciupiamola! È la più grande scuola di libertà e di verità che abbiamo a nostra completa e vasta disposizione. Non facciamoci prendere in giro dagli intransigenti e rampanti sostenitori del mercato e del rigore moral-finanziario che vogliono consegnare il nostro futuro, e quello dei nostri figli, all’egoismo di pochi. Il lavoro, la ricchezza e i diritti appartengono a tutti! La Rivoluzione francese tutto questo ce lo ha – seppur attraverso mille forzature, contraddizioni, teste mozzate e cannonate – insegnato molto chiaramente. Cogliamone gli aspetti positivi e facciamone tesoro! La libertà non è primeggiare sugli altri; libertà è – come cantava Giorgio Gaber – partecipazione, quindi possibilità per tutti di godere di pari opportunità: dalla garanzia di un lavoro tendenzialmente stabile, alla possibilità di acquistare una casa senza mutui forcaioli ultratrentennali; dalla libertà di mettersi in proprio senza fare la guerra in una logica di spietata globalizzazione, alla possibilità di poter trovare un lavoro per il quale si è studiato senza l’obbligo di dover necessariamente conoscere perfettamente l’inglese o di dover frequentare ripetutamente inutili e costosi corsi formativi; dal potersi vedere riconosciute – senza raccomandazioni o “doveri” di appartenenza politica – le proprie capacità in una logica meritocratica, al poter effettivamente sperare in un futuro scèvro dalla pazzia dell’emulazione del vicino; dalla concretizzazione della volontà di dar vita ad una famiglia, alla realizzazione dei piccoli sogni nel cassetto… questa è la libertà! Se così non fosse, per che cosa è morto Goffredo Mameli durante il Risorgimento? Per quale motivo si fecero ammazzare sul Piave i ragazzi del 99’? Che cos’è la repubblica democratica fondata sul lavoro se non la libertà di vivere liberi dal bisogno? Se fino a qualche decennio fa la nostra cara Italia si fondava per davvero sul lavoro – o quanto meno questo ne rappresentava l’aspetto principale -, oggi si fonda sulle assurde regole imposteci dagli uomini dell’Europa finanziaria, dai banchieri e dai “cechi rigoristi” che non hanno alcun contatto con la realtà. Non ci rendiamo neppure conto che una “mano visibile” sta togliendo al popolo la più grande prerogativa che gli appartiene: la sovranità. Da qualche anno, infatti, sovrani sono i mercati, i tecnocrati dell’Europa e lo spread, e non il popolo. Ogni decisione politica – ma anche una semplice espressione del proprio libero pensiero – viene presa o espressa solo se non produce effetti negativi per il famigerato spread, e quindi per l’andamento dei mercati finanziari. Il popolo non conta più nulla! Un Governo o una maggioranza politica non derivano più dalla sacrosanta – anche se in alcuni casi sbagliata e riprovevole – volontà degli elettori, ma dall’orientamento dei mercati. Che orrore! Quando sento dire che la nostra composizione parlamentare o governativa (determinata tendenzialmente da libere elezioni) potrebbe non essere gradita all’Europa e ai mercati, mi viene l’orticaria! Non dimentichiamoci che, piaccia o no, sovrano è il popolo, e non i mercati! Siamo passati dal vivere in uno Stato di Diritto – costato milioni di vite umane – al morire in uno Stato di Mercato e di Polizia Tributaria! A cosa sono serviti tutti questi “professoroni” in grado di far quadrare i conti (si fa per dire!) ma altrettanto capaci di fare macelleria sociale? Il nostro meraviglioso Paese si è sempre retto sulle piccole-medio imprese, sui piccoli commercianti e i piccoli artigiani, sulla libertà dei professionisti autonomi, dei liberi pensatori e sullo straordinario lavoro degli insegnanti e degli operai. Il nuovo tipo di politica che ha preso piede in Italia già da qualche anno sta letteralmente massacrando proprio questo sistema a vantaggio –  come sempre – dei più forti.

 

Ed ecco come, trascorsi poco più di due Secoli dall’esperienza della Rivoluzione francese, l’Italia e l’Europa stanno tornando vertiginosamente indietro verso un Ancien Régime di NUOVI BARBARI che, pensando di essere superiori e più capaci degli altri, chiamano gli ingenui lavoratori per nome di battesimo convincendoli di essere “alla pari”, e in tal modo sostituiscono – con l’incosciente benestare del lavoratore stesso – i diritti più elementari delle persone con alcune logiche della finanza del tutto configgenti con il rispetto della dignità umana. Basti vedere cosa accade ai lavoratori dei supermercati, dei centri commerciali o dei call center: “criceti frustati” dalle inique logiche di vendita selvaggia che lavorano dalle 12 alle 14 ore al giorno – se non di più – per soddisfare le nascoste logiche della nuova Aristocrazia europea e, nuovamente, a vantaggio dei più forti. In questa situazione, che posto ha la famiglia nella vita di una persona? Quanto tempo può passare con i figli una madre che lavora in queste condizioni? Sento sempre più spesso che si vuole liberalizzare il commercio consentendo, ad esempio, l’apertura dei negozi 24 ore su 24. Conosce il lettore le conseguenze di tutto questo? Una piccola attività commerciale che dovrà combattere la concorrenza, ma che allo stesso tempo non potrà permettersi la copertura su tre turni di 8 ore in quanto non in grado di assumere – e pagare – un numero equivalente di lavoratori, sfrutterà i dipendenti di cui può permettersi l’assunzione per turni massacranti che andranno dalle 12 alle 18 ore al giorno, così come avviene in Cina o nei cosiddetti Paesi “sottosviluppati”! Ed ecco come la Rivoluzione francese, e più in generale le lotte di civiltà, ritornano di grande attualità. Ci hanno presentato i “sapienti professoroni” come gli unici in grado di poter risolvere i problemi della finanza statale ma, invece di farci uscire dalla crisi con l’incentivazione – ad esempio – del lavoro a tempo indeterminato (unica vera garanzia di cui l’uomo ha bisogno per costruirsi un futuro), questi “sapientoni” hanno vertiginosamente aumentato le tasse e inasprito i criteri di accertamento fiscale peggiorando la situazione economica già pesantemente recessiva e, con un colpo di spugna, sono addirittura giunti a cancellare anche l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, il quale, benché non applicabile ad un gran numero di lavoratori italiani, quanto meno fungeva da validissimo deterrente contro eventuali soprusi.

Ciò premesso, sono giunto alla conclusione di dover pensare che dietro l’apparente problematica economico-finanziaria si celi un “disegno criminale” di sfruttamento degli uomini liberi. L’Aristocrazia dell’Ancien Régime – pur mutando pelle, abiti e volto – è quindi tornata più forte di prima affinando le sue strumentazioni: confondendosi con il popolo, prolifica il suo disegno di sfruttamento rendendo apparentemente sfruttatori gli sfruttati stessi, in modo tale che, tra sfruttati, non ci si senta tali! È questo il nuovo sistema che governa il mondo”.

 

Tutto quanto sopra riportato lo scrivevo durante i Governi Monti e Letta. Poi è arrivato Renzi (terzo Presidente del Consiglio dei ministri senza alcuna legittimazione popolare che derivi da elezioni politiche), ma le cose non sono cambiate, anzi, l’ex sindaco di Firenze – con maggiore vitalità ed impulso rispetto ai suoi due predecessori – sta portando a compimento la “soluzione finale” del “crimine” eurocratico. Il tutto a scapito della democrazia e dei diritti fondamentali e ad esclusivo vantaggio della tutela e degli scopi del capitale internazionale! Il progetto europeo non è più quello sognato dai nostri Padri: l’UE ha volutamente sottoposto la democrazia, i diritti e le Costituzioni nazionali al libero mercato e all’economia! Non esiste altra verità!

 

Caro popolo, è giunta l’ora di svegliarsi e di prendere coscienza!

 

Giuseppe PALMA


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