Economia
Il Venezuela disperato per vendere Petrolio alla Cina
il Venezuela sta cercando di convincere in ogni modo la Cina a comprare più del suo petrolio. La Cina tira sul prezzo e vuole il massimo guadagno

L’ancora di salvezza del petrolio venezuelano si sta sgretolando, e non solo a causa del crollo delle infrastrutture o della cronica cattiva gestione. È colpa della geopolitica, delle sanzioni e della disperazione, che si agita intorno a Caracas mentre gli Stati Uniti sbattono la porta.
La settimana scorsa, il vicepresidente venezuelano Delcy Rodríguez si è presentato a Pechino con una richiesta urgente: comprare più petrolio. In fretta. Con il Presidente Trump che ha espulso Chevron e altre aziende straniere dal Paese entro il 27 maggio e ha imposto tariffe del 25% a chiunque osi acquistare greggio venezuelano, Caracas sta cercando di assicurarsi l’unico cliente petrolifero rimasto: La Cina.
Ma Pechino non sta offrendo un abbraccio caloroso. Secondo quanto riferito, i funzionari cinesi vogliono sconti ancora più forti sui barili venezuelani e stanno rinegoziando i contratti – perché quando sei l’unico acquirente rimasto, perché non spremere il venditore, lasciandolo in mutande?
Nel frattempo, il quadro delle esportazioni si sta già deteriorando. Le spedizioni sono calate di quasi il 20% ad aprile, quando PDVSA ha cancellato in anticipo i carichi di Chevron. Le “navi zombie” – petroliere camuffate da navi legittime – stanno salpando dalle coste del Venezuela, cercando di nascondersi dai sistemi di tracciamento globale. Non lo si fa se non si è disperati.
La Cina, di gran lunga il maggior creditore del Venezuela, continua a riscuotere i rimborsi dei prestiti dal Venezuela in petrolio. Ma anche questo flusso si sta assottigliando. La produzione di Sinovensa – un tempo la joint venture gioiello tra CNPC e PDVSA – è scesa a 103.000 bpd, rispetto ai 160.000 del 2015.
Ora la squadra di Trump minaccia apertamente “conseguenze” per qualsiasi nazione che continui ad acquistare greggio venezuelano, segnalando che le sanzioni secondarie potrebbero colpire la Cina. Per un’economia già traballante, la perdita del suo unico cliente petrolifero significativo potrebbe essere catastrofica. Le riserve della banca centrale venezuelana si stanno prosciugando, il bolívar sta di nuovo crollando e l’inflazione è in aumento.
La Rodríguez ha definito il suo tour in Cina “confidenziale” ed “estremamente fruttuoso”. Alcuni invece la definiscono un’Ave Maria, l’ultima preghiera di un’economia avviata al baratro.
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