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Crisi

Il trappolone teso all’Amministrazione Obama con il dollaro forte: la rielezione democratica del Novembre 2016 sembra decisamente in salita

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E’ un mondo complesso, difficile ed interconnesso. A questa premessa possiamo fare seguire la constatazione che Barack Obama fu eletto a valle della crisi subprime forse come conseguenza di un eccessivo dirigismo repubblicano nell’era di Bush figlio. Più propriamente dovremmo dire che il sistema americano aveva bisogno di qualcuno che mettesse la faccia nella risoluzione della più grande crisi economica dalla grande depressione, con annessi e connessi in termini di ricadute. La verità è che Obama, primo presidente di colore degli States, è stato ed è uomo di rottura. Colleghi hanno scritto in passati interventi dei probabili danni causati da scelte quanto meno improvvide in politica estera, personalmente non commento gli aspetti interni agli USA in quanto non mi competono non essendo americano, ho massimo rispetto per le istituzioni altrui soprattutto quelle USA. Posso solo dichiarare il mio personale massimo rispetto oltre che stima per la persona self made che è riuscita ad arrivare alla Presidenza pur essendo dalla parte svantaggiata del potere (essendo coloured).

Quello che vedo all’orizzonte è però una situazione difficilissima per il presidente USA da qui a fine mandato ed oltre nella successiva elezione presidenziale 2016 come democratico, le sfide sembrano oggi giungere da più fronti: dal Congresso, in maggioranza repubblicano – alla Camera addirittura con la maggiore rappresentanza Rep dalla seconda guerra mondiale -, dalla lobby ebraica contraria all’accordo di pace con l’Iran ed in rotta di collisione quasi totale con l’amministrazione Obama (vedasi lo speech di Netaniahu al Congresso degli scorsi giorni apertamente disapprovato dalla Presidenza). Vedo inoltre problemi anche dalla letterale cancellazione degli alleati storici degli USA in paesi alleati avvenuta negli ultimi 5 anni, le primavere arabe e la crisi nell’Eurozona (soprattutto tra i periferici) hanno fatto sconquassi soprattutto nei paesi dove le relazioni erano fortemente personali. In medio oriente è il caos, non si capisce più quale sia la strategia sul campo oltre ad avere pubblicamente esposto l’Arabia Saudita al fatto di essere troppo spesso l’ufficiale pagatore degli americani quando si tratta di finanziare guerre e scontri regionali per ragioni geopolitiche (memento i 20 mld USD di contratti militari offerti alla Russia di Putin per fare cadere Assad – rifiutati -).

Lo scontro in Ucraina rischia di aver veramente dato il colpo di grazia, ora con la Russia si sta sfiorando una guerra totale anche nucleare. E l’Europa rischia di venirne travolta. In più è stata coinvolta la Germania in veste di baluardo anti-russo – al solito -, stesso errore di sempre che porterà alle stesse reazioni di sempre, con Berlino maestra di tradimenti di alto rango stile Ribbentrop-Molotov. Vedremo, ma temo che ridimensionare i teutonici costerà moltissimo, appunto come sempre. E questo in un mondo nuclearizzato con elevatissima probabilità  passerà per la rottura e la fine della moneta unica, vera pietra angolare della ritrovata ricchezza e predominio europeo della Germania, forza per altro molto relativa: se l’euro crollasse, con una valuta tedesca successivamente apprezzata di oltre il 50% rispetto ai valori attuali, difficilmente la macchina da esportazione teutonica riuscirebbe a sopravvivere come la conosciamo oggi.

A livello macroeconomico la “scuola” del “QE prolungato” sta facendo ugualmente disastri anche se non lo abbiamo ancora percepito (iperinflazione prospettica e/o crollo dei mercati all’atto del ritiro di tale enorme liquidità dai circuiti finanziari da parte delle banche centrali). E questo deve essere considerato congiuntamente agli effetti dello swap sino russo e del QE europeo, elementi che assieme stanno portando e porteranno inevitabilmente ad un rafforzamento del dollaro: proprio quando gli USA terminano la loro attività di stampa di moneta l’Europa inizia, inevitabile un tracollo dell’euro*. O anche un rafforzamento fuori controllo del dollaro ** [ha fatto fino ad ora circa 30 figure in meno di un anno, ndr] che si farà sentire come dice la statistica ad un annetto di distanza, ossia in prossimità delle prossime elezioni presidenziali del 2016.

Se a questo aggiungiamo che la base elettorale tipica di Obama non sarà così presente con il prossimo candidato democratico – a meno di dipingere di nero Hillary Clinton – capiamo che la prossima elezione presidenziale sarà qualcosa di simile a mission impossible per i dem USA. Non a caso gli scandali hanno incominciato a battere sul ferro caldo, è notizia degli scorsi giorni che Hillary Clinton è stata “colta” ad utilizzare apparati personali per comunicazioni ufficiali, un grave breach per la sicurezza USA. Permettetemi un pizzico di italianità dicendo che mediamente anche gli italoamericani non sono democratici per cui possiamo annoverare anche la lobby degli oriundi tra le fila dell’opposizione ai dem nel novembre 2016 (dimenticatevi il sindaco dem di NY De Blasio, fa Wilhelm di cognome e lo ha cambiato – italianizzandolo – prendendo quello della madre, probabilmente conscio – da buon tedesco pragmatico – che aver un cognome oriundo a NY apre quasi tutte le porte della politica che conta).

Per quanto riguarda gli aspetti interni agli States temo che gli exporters – che il prossimo anno subiranno gli effetti nefasti di un dollaro verso la parità con l’euro e forse anche più in basso -, gli oilmen/petrolieri – quasi uccisi dal petrolio in crollo – ed anche dai risparmiatori in genere, ossia tutti gli statunitensi benestanti – potenzialmente feriti da un crollo del mercato azionario, quasi inevitabile non appena il QE USA dovesse concludersi – saranno tutti contro i democratici al prossimo giro. Se a questi aggiungiamo gran parte della potentissima lobby ebraica (o meglio sionista) e di quella dei nostri oriundi, se escludiamo dal supporto democratico per Hillary anche buona parte delle minoranze nere, aggiungendo alla conta tutti coloro che – e sono tantissimi – hanno da perdere da una riappacificazione con Iran e Cuba (sono moltissimi! Si ricordi che gli USA hanno investito risorse anche private in tali policies di indirizzo strategico per oltre 30 anni) capiamo che i cambiamenti fatti da Obama, enormi e forse troppi, potrebbero andare tutti a detrimento del voto ai democratici alle prossime Presidenziali.

E guardandola bene, per uscire da questo cul de sac che passa per il rafforzamento del dollaro [che, bene dirlo chiaramente, A TERMINE RISCHIA DI FRACASSARE L’ECONOMIA AMERICANA ]** resta solo una vera opzione praticabile – attraverso la collaborazione con alcuni selezionati ed affidabili paesi dell’Euro contrari all’austerità [ed autorità] tedesca in EU, in primis l’Italia –: la rottura dell’euro e d il ritorno al marco da parte della Germania.

Infatti, la strada più sicura per indebolire il dollaro sembra essere quella di far rompere la moneta unica, conseguentemente obbligando il marco tedesco a diventare la moneta di attrazione in un mondo in svalutazione, ossia rivalutandolo di almeno il 50% (uccidendo l’economia teutonica e permettendo al dollaro di riprendere fiato, con grande soddisfazione dei periferici soprattutto se esportatori…): il dollaro ne trarrebbe beneficio a “danno” del nuovo marco a sua volta iper-rivalutato rispetto al dollaro!

 Vedremo.

Per quanto riguarda il Belpaese è bene sottolineare come tutti coloro che hanno goduto delle politiche e dalla benedizione Obamiane potrebbero anche vedersi fortemente ridimensionati in futuro se differenti indirizzi geostrategici venissero di fatto imposti al Presidente da parte del Congresso a (stragrande) maggioranza Repubblicana, non oso pensare cosa potrebbe succedere se ci fossero anche “colpe” ad oggi nascoste a carico di alcuni politici nostrani (chi è senza peccato scagli la prima pietra…). Di converso, gli amici degli USA finiti nella polvere per essere stati troppo vicini a Repubblicani ed ai Bush in particolare potrebbero risorgere, e se non loro le progenie….

Attenzione, per un osservatore non completamente cieco è facilmente osservabile che molte cose cose in Italia storicamente cambiano ogni 4, al massimo 8 anni.

Mitt Dolcino

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* https://scenarieconomici.it/swap-sino-cinese-funziona-dunque-gli-strumenti-pressione-mosca-inutili-petrolio-inizia-risalita/

** E’ netta la sensazione da parte degli operatori di mercato che la corrente amministrazione USA per la prima volta (dal dopoguerra) possa aver perso il controllo del cambio del dollaro sui mercati internazionali


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