Difesa
Il Regno Unito si prepara al pattugliamento aereo sull’Ucraina, ma deve superare l’opposizione russa
Il Regno Unito sta già studiando l’attività di pattugliamento sull’Ucraina, in applicazione dell’accordo di pace, nonostante l’ostilità di Lavror e della Russia. Come questa attività di pattugliamento potrebbe avvenire

Il Regno Unito sta considerando seriamente l’invio di jet da combattimento Typhoon per pattugliare i cieli sopra l’Ucraina, con l’obiettivo di contribuire a garantire la pace. Questa mossa, che vedrebbe la Royal Air Force (RAF) protagonista, arriva in un momento cruciale per il conflitto ucraino e si inserisce in un contesto diplomatico complesso.
Tuttavia, questa ambizione britannica si scontra con l’intransigenza della Russia, espressa chiaramente dal Ministro degli Esteri Sergei Lavrov. Mosca ha già dichiarato che non accetterà mai la presenza di truppe NATO in Ucraina come parte di un qualsiasi accordo di pace. Questa posizione rappresenta un ostacolo significativo per qualsiasi piano di pattugliamento aereo che coinvolga nazioni NATO, come il Regno Unito.
La recente visita di Keir Starmer, primo ministro laburista britannico, negli Stati Uniti, sottolinea l’importanza del coordinamento con gli alleati chiave in questa fase delicata. Sebbene i dettagli del suo viaggio siano incentrati sul rafforzamento delle relazioni bilaterali, è innegabile che la questione ucraina e il ruolo del Regno Unito nella sicurezza europea saranno temi centrali nei colloqui con Washington.
Come potrebbe avvenire il pattugliamento aereo?
L’idea di un “pattugliamento aereo” si differenzia da una “no-fly zone”. Mentre quest’ultima implica l’interdizione totale dello spazio aereo a determinati velivoli e spesso richiede azioni militari offensive per farla rispettare, il pattugliamento aereo è un’operazione più orientata alla pace. Si tratterebbe di una missione di sorveglianza e deterrenza, con aerei da combattimento pronti a rispondere rapidamente a violazioni dello spazio aereo o altre emergenze.
Fonti governative britanniche suggeriscono che un tale pattugliamento avrebbe senso, sebbene richiederebbe un numero consistente di aerei Typhoon e sistemi di difesa aerea a terra per proteggerli. In teoria, decine di Typhoon potrebbero essere in allerta per eventuali attacchi russi, mentre una forza di pace più contenuta, composta da truppe del Regno Unito e di altri paesi europei, potrebbe garantire protezione a terra.
Una fonte RAF anonima ha indicato che il pattugliamento aereo è considerato più probabile rispetto a una no-fly zone in questo scenario post-cessate il fuoco. L’obiettivo sarebbe pattugliare la linea di controllo, monitorando l’attività aerea russa e, potenzialmente, anche quella ucraina, per prevenire sconfinamenti e garantire il rispetto degli accordi.
Le sfide operative e logistiche
L’Air Marshal (in pensione) Greg Bagwell, ex comandante operativo di alto livello della RAF, a TWZ evidenzia la fattibilità tecnica di una simile operazione, ma sottolinea anche le sfide. Le procedure per la segregazione dello spazio aereo, il rilevamento di attività sospette e le regole di ingaggio sono consolidate, ma adattarle allo specifico contesto ucraino richiederà un’attenta pianificazione.
La vastità del territorio da sorvegliare è un fattore cruciale .Pattugliare efficacemente una lunga linea di confine richiederebbe un impegno significativo di risorse. Bagwell stima che anche uno scenario “ottimistico” richiederebbe l’impiego di uno o due squadroni di Typhoon, aerei radar di preallarme (Airborne Early Warning – AEW) e aerei cisterna per il rifornimento in volo. Un’operazione di tale portata sarebbe difficilmente sostenibile per la sola RAF e richiederebbe una coalizione multinazionale. Perché il mantenimento di un controllo dello spazio aerei richiede l’intervento di più arei AEW, praticamente la mobilitazione delle forze NATO di mezza Europa, o di tutta europa, se si escludono gli USA.
Eurofighter Typhoon: un velivolo europeo per una missione europea?
Un aspetto interessante è che l’Eurofighter Typhoon non è utilizzato solo dalla RAF, ma anche dalle forze aeree di altri paesi europei, come Germania, Italia e Spagna. Questa comunanza potrebbe facilitare la collaborazione e la condivisione di oneri in una potenziale missione di pattugliamento aereo. Paesi europei alleati potrebbero contribuire con i propri Typhoon, creando una forza congiunta sotto un comando unificato.
Scenari e implicazioni politiche
Bagwell ipotizza diversi scenari. In una situazione relativamente stabile, potrebbe essere sufficiente un sistema di allerta rapido, con aerei pronti a decollare per intercettare eventuali incursioni. In uno scenario più ostile, invece, il pattugliamento aereo assumerebbe una dimensione di deterrenza, con regole d’ingaggio più stringenti per dissuadere qualsiasi violazione.
La presenza di assetti militari NATO o di paesi alleati in Ucraina, anche in una missione di pattugliamento aereo, comporta implicazioni politiche delicate. L’articolo 5 del Trattato NATO, che prevede la difesa collettiva in caso di attacco a uno stato membro, non si applicherebbe in Ucraina, poiché il paese non fa parte dell’alleanza.
Trump ha escluso l’applicazione dell’articolo 5 alle forze dispiegate in Ucraina, ma siamo sicuri che l’abbattimento di un aereo di un paese NATO non porterà esattamente a nessuna risposta?
Il ruolo degli Stati Uniti
In questo contesto complesso, il coinvolgimento degli Stati Uniti assume un’importanza cruciale. Se i paesi europei NATO decidessero di procedere con un’iniziativa di pattugliamento aereo, avrebbero comunque bisogno del sostegno politico e militare di Washington.
La potenza militare statunitense rappresenterebbe un deterrente aggiuntivo e garantirebbe una maggiore credibilità all’operazione. Però Donald Trump ha chiaramente escluso la possiilità di un intervento diretto degli USA. Bisognerà analizzare in pratica cosa significhino queste parole, se escludono anche l’appoggio logistico indiretto.
Prospettive future e il coinvolgimento ucraino
A lungo termine, l’obiettivo sarebbe quello di consentire all’Ucraina di assumere gradualmente la responsabilità del pattugliamento del proprio spazio aereo. L’arrivo di aerei da combattimento occidentali come gli F-16 e i Mirage 2000 rappresenta un passo in avanti in questa direzione.
Questi velivoli sono più facilmente integrabili in sistemi di difesa aerea di tipo occidentale e potrebbero consentire all’Ucraina di partecipare attivamente al pattugliamento del proprio territorio in futuro.
La proposta britannica di pattugliare i cieli ucraini con jet Typhoon è ambiziosa e tecnicamente fattibile, ma si scontra con ostacoli politici significativi, in primis l’opposizione della Russia. La complessità della situazione richiede un approccio cauto e coordinato con gli alleati, in particolare con gli Stati Uniti.
Mentre la strada verso una pace duratura in Ucraina rimane incerta, l’iniziativa britannica dimostra la volontà di Londra di giocare un ruolo attivo nella sicurezza europea e nella ricerca di soluzioni per la crisi ucraina, pur navigando in acque diplomatiche estremamente complesse.
Il problema principale, a fianco della contrarietà russa, è che le forze britanniche sono in realtà molto limitate. Da sole non possono garantire la cupertura aerea dell’Ucraina e la difesa del Regno Unito. Starmer può fare tutti i giochi diplomatici che vuole, ma la realtà dei fatti è questa.
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