Energia
Il Regno Unito si avvicina alla Cina per le questioni energetiche
Il governo britannico Starmr manda il ministro dell’energia a Pechino, per valutare un avvicinamento nel settore energitico e facilitare la “transizione energetica” nel Regno Unito. Una mossa che ha anche dei rischi
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Secondo quanto riportato, il ministro dell’Energia del Regno Unito dovrebbe recarsi in Cina il mese prossimo nel tentativo di stringere rapporti più stretti con il Paese orientale, nonostante sia stato considerato dai precedenti governi di Londra una minaccia alla sicurezza nazionale.
La notizia proviene da Reuters, che ha parlato con fonti anonime vicine a Ed Miliband, il quale ha dichiarato che il ministro dell’Energia del Regno Unito discuterà in Cina delle fonti energetiche alternative. Secondo le fonti, non parlerà di energia nucleare.
Il governo laburista del Regno Unito sta cercando di riavvicinarsi alla Cina dopo che l’ultima serie di governi conservatori ha dimostrato diffidenza e sospetto nei confronti di Pechino, in sintonia con l’UE e gli Stati Uniti. Tuttavia, il governo Starmer ha segnalato la sua volontà di cambiare questa situazione, divergendo dalla linea UE/USA dei dazi all’importazione e dalle accuse di attacchi alla sicurezza nazionale da parte dei cinesi.
Nel settore energetico, le apparecchiature e i componenti cinesi sono fondamentali per gli sforzi di transizione del governo Starmer, poiché il paese è il più grande produttore di pannelli solari, turbine eoliche e inverter. È anche il produttore a più basso costo, ironicamente grazie alla quantità di generazione a carbone che i produttori cinesi utilizzano per realizzare i componenti di transizione.
Il Regno Unito ha alcuni degli obiettivi di transizione più ambiziosi al mondo, mirando a generare fino al 95% della sua elettricità da fonti non idrocarburiche. Nell’ambito degli sforzi per raggiungere questo obiettivo, il governo si è impegnato a raddoppiare l’energia eolica onshore entro il 2030, quadruplicare quella offshore e triplicare l’energia solare entro la fine del decennio.
Per fare ciò, il governo Starmer dovrebbe accelerare notevolmente il ritmo di crescita della capacità eolica e solare. Solo per quanto riguarda l’eolico offshore, l’operatore della rete nazionale ha avvertito l’anno scorso che il governo dovrebbe approvare una maggiore capacità offshore nelle prossime due aste annuali di energia rinnovabile rispetto a quanto approvato nelle ultime sei aste.
Ovviamente rivolgersi alla Cina ha dei rischi, strategici ed economici: dal primo punto di vista l’esperienza di diversi paesi asiatici e africani mostrano il rischi di fare affari con la Cina, e soprattutto di avere debiti con Pechino. Dal punto vista strategico diventare clienti della Cina sicuramente non renderà felice il presidente Trump, proprio all’indomani del viaggio di Starmer a Washington.
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