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Il Regno Unito non può mandare la sua portaerei nel Mar Rosso per il problema di 100 marinai
Il Regno Unito ha preso parte alle operazioni contro gli Houthi nello Yemen, ma lo ha fatto in modo costoso, faticoso, rischioso e limitato, facendo partire dei caccia-bombardieri dall’isola di Cipro e facendoli volare per tutta l’Arabia Saudita sino allo Yemen, otto ore di missione pesantissima. Gli USA hanno potuto operare invece direttamente da navi e da basi vicine. Eppure tutte e due le marine possiedono portaerei, in teoria.
Le portaerei della Royal Navy non hanno potuto contribuire alle operazioni militari in corso tra Regno Unito e Stati Uniti nel Mar Rosso per un motivo banale: a causa della carenza di personale.
La Gran Bretagna non è stata in grado di far intervenire nella regione la portaerei HMS Queen Elizabeth, costata 3 miliardi di sterline, circa 3,4 miliardi di euro.
La HMS Queen Elizabeth normalmente parteciperebbe alle operazioni come parte di un Carrier Strike Group (CSG) della Royal Navy, quindi questo tipo di missioni sarebbero il suo pane, la finalità per cui è stata costruita.
Tuttavia, l’unica nave di supporto disponibile per rifornire il CSG, la RFA Fort Victoria, non può svolgere il lavoro a causa della mancanza di personale. Questo rende la capacità di intervento della forza d’intervento britannica puramente teorica, dato che non può allontanarsi senza rifornitore.
L’ex First Sea Lord, Lord West, ha dichiarato al The Telegraph: “È atroce che la Marina abbia lasciato che Fort Victoria si trovasse nelle condizioni in cui si trova”. “Tenendo presente che [il Fort Victoria] è unico, al ritorno dal CSG 21 avrebbe dovuto esserci una priorità molto alta per assicurarsi che fosse in condizioni ottimali in caso di necessità”. L’equipaggio della Fort Victoria, nave degli anni ottanta, è di 100-120 minimo, per cui cento persone bloccano l’intervento della Royal Navy.
Quindi una flotta costruita per intervenire globalmeente serve essenzialmente ad affondare il bilancio britannico perché tutta la sua capacità operativa viene a dipendere da una nave rifornimento che è gestita talmente male che non ha il personale necessario per essere operativa. Per fortuna che il neo presidente argentino Milei ha ben altri problemi da affrontare, altrimenti potrebbe tranquillamente prendere le Falkland/Malvine senza temere nulla.
Nel frattempo, il Consiglio Politico Supremo degli Houthi ha dichiarato che tutti gli interessi americano-britannici sono ora obiettivi legittimi e il Regno Unito e gli Stati Uniti sono stati etichettati come “aggressori”.
Questo lascia intendere che le operazioni di blocco del navisglio marittimo proseguiranno anche in futuro: venerdì pomeriggio, l’United Kingdom Maritime Trade Operations ha segnalato un attacco missilistico al largo delle coste di Aden, nello Yemen, con il missile che è atterrato vicino a una nave, con il rischio, evitato per poco, di affondamento di una petroliera.
L’iniziativa della Royal Navy che fornisce informazioni sugli incidenti di sicurezza agli operatori marittimi ha dichiarato che il missile è atterrato a una distanza di 400-500 metri dalla nave.
Seguita da tre imbarcazioni, non era chiara la nazionalità della nave. Non sono stati segnalati danni o feriti, mentre alle imbarcazioni è stato consigliato di “transitare con cautela”. Però la situazione è tutt’altro che risolta e, nei prossimi giorni, vedremo probabilmente altre azioni militari degli Houthi e quindi risposte occidentali. Che vedranno una partecipazione britannica in tono minore, ed europea completamente assente, o quasi.
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