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IL PORCELLUM È FINITO ARROSTO

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La Corte Costituzionale, al termine di una lunga camera di consiglio, ha deciso che il `Porcellum´ è incostituzionale riguardo al premio di maggioranza e all’esclusione del voto di preferenza. Anche prima di conoscere le motivazioni, anche ad avere una pessima opinione della legge “Calderoli”, ci sono tuttavia buoni motivi per esserne scontenti della sentenza.

Che il cosiddetto Porcellum avesse dei difetti è incontestabile. Un premio di maggioranza che ha consentito al Pd di avere alla camera il 54% dei seggi dopo avere conseguito nelle urne meno del trenta per cento è un’enormità; un sistema in cui i parlamentari sono dei “nominati” dalle segreterie dei partiti espropria, in una certa misura, la volontà dei cittadini; un premio di maggioranza diverso per la Camera e per il Senato (anche se ciò è imposto dalla Costituzione, proprio quella che la Corte dovrebbe difendere) dicono sia la causa dell’ingovernabilità del Paese. E si potrebbe continuare. E tuttavia in favore di questa legge possono essere dette molte cose.

In primo luogo, è vero che un premio di maggioranza abnorme premia fin troppo il primo partito, ma il primo partito non è mai soltanto “il primo partito”: infatti, per essere sicuro di arrivare prima del secondo, deve formare una coalizione. Inoltre, nel caso di un premio di maggioranza che funzionasse allo stesso modo al  Senato come alla Camera, si arriverebbe d’un solo colpo al bipartitismo perfetto e alla più totale governabilità per l’intero arco della legislatura. Non sarebbe un brutto risultato. Del resto è esattamente ciò cui miravano coloro che hanno creato la legge, fino al forse dovuto, certo improvvido intervento del Presidente Ciampi. Per giunta, una volta che i cittadini si fossero dovuti rassegnare al bianco o al nero, senza alternative, mai più si sarebbe beneficiato del premio con soltanto una maggioranza del 30 scarso alle urne. Bisogna andarci piano, con le condanne. Tutte le leggi elettorali sono difettose e il Porcellum non fa eccezione: ma non è il male assoluto.

Lo stesso può dirsi per la mancanza delle preferenze. Le liste bloccate sono un obbrobrio ma non si può dimenticare che il sistema è stato adottato perché si era stanchi del voto di scambio e delle spese elettorali cui si sottoponevano i candidati. A volte ereditando da questo sforzo la voglia di rifarsi economicamente, se eletti. In secondo luogo, come dimenticare che gli elettori comunque scelgono fra coloro che i partiti hanno messo in lista? Tutta la differenza sta qui: mentre oggi non possono scegliere nessuno, e sono eletti i primi nella lista, poi potranno scegliere, ma sempre fra i trenta inseriti nell’elenco. Non è che la libertà aumenti di molto. Il potere dei partiti, nella scelta dei parlamentari, è assoluto.

Ma c’è anche di peggio. Innanzi tutto ci si può chiedere come mai gli italiani e i loro rappresentanti, di tutti i partiti, non si siano accorti che hanno utilizzato per otto anni una legge anticostituzionale. E la risposta è semplice: perché non lo è. La sua anticostituzionalità è opinabile come sono opinabili tante decisioni della Consulta. Esse infatti sono fondate su interpretazioni estensive di norme generalissime, cui giuridicamente si può far dire ciò che si vuole. Se il codice penale, invece di specificare esattamente che cosa costituisce “truffa”, stabilisse che è reato “ingannare il prossimo”, una norma del genere permetterebbe ad un giudice misogino di condannare penalmente una donna che ha rivelato al marito, dopo le nozze, di avere il seno siliconato. Un altro giudice, ateo, potrebbe condannare un prete cattolico per avere parlato della Verginità di Maria che, essendo stata madre, vergine non poteva essere. E non parliamo delle condanne che fioccherebbero sulle teste dei promotori finanziari che hanno promesso ai loro clienti guadagni e devono invece annunciare loro delle perdite in Borsa.

Analogamente, da una norma vaga come quella che stabilisce l’uguaglianza dei cittadini si può dedurre quasi qualunque cosa. Per esempio che l’infermiere deve guadagnare quanto il chirurgo o che gli uomini sotto il metro e sessanta hanno diritto di far parte dei Corazzieri. Ed è un po’ quello che fa la Consulta, e che lo faccia in buona fede poco importa. Essa costituisce uno dei tanti esempi di un corpo non eletto che fa politica che deborda in un campo che non è il suo.

Ora la sua decisione farà nascere un vespaio giuridico-politico che ci annoierà a morte chissà per quanti giorni. E che magari, come è normale, non avrà una soluzione giuridica ma una soluzione politica. Semplicemente perché una legge elettorale è una legge politica.

Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it

4 dicembre 2013

 

 


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