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Il paradosso pakistano: troppo Gas, si cancellano 20 carichi di ENI e si ridiscute con il Qatar

Il paradosso del Pakistan: costretto a cancellare 21 carichi di GNL da ENI perché “inonda” di gas. Ecco perché per l’Italia è un affare.

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Ricordate il 2022? Il panico, le navi metaniere che valevano oro, la corsa disperata al GNL (Gas Naturale Liquefatto) per riempire gli stoccaggi e sopravvivere all’inverno senza il gas di Mosca. Sembra una vita fa, ma in termini energetici è ieri. In quel contesto, l’idea di avere “troppo gas” suonava come un lusso fantascientifico, quasi un’eresia.

Eppure, nel novembre 2025, questa è la realtà di un’intera nazione: il Pakistan.

Islamabad si trova oggi nella situazione paradossale di dover annullare le importazioni di GNL perché non sa letteralmente dove metterlo. La sua rete è satura, la domanda è crollata e i contratti a lungo termine, firmati in tempi non sospetti, sono diventati un cappio al collo.

La notizia, riportata da Reuters, è di quelle che segnano un’inversione di tendenza: il Pakistan ha raggiunto un accordo con la nostra ENI per cancellare ben 21 carichi di GNL previsti nell’ambito del loro contratto a lungo termine. Una mossa drastica che svela un problema strutturale profondo per Islamabad e, al contempo, un’interessante (e probabilmente gradita) opportunità per il Cane a Sei Zampe.

L’Accordo: Meno Gas, Meno Problemi (per il Pakistan)

Analizziamo i fatti. Il documento, proveniente dalla società statale Pakistan LNG Ltd (PLL) e indirizzato al Ministero dell’Energia pakistano, è datato 22 ottobre. La richiesta è chiara: tagliare le forniture.

L’accordo con ENI prevede la cancellazione specifica di:

  • 11 carichi previsti per il 2026
  • 10 carichi previsti per il 2027

Questi carichi, richiesti dal distributore nazionale SNGPL, sono semplicemente in eccesso. Secondo il piano rivisto, il Pakistan manterrà solo le spedizioni di gennaio per entrambi gli anni (e dicembre 2027) per coprire il picco della domanda invernale. Per il resto, rubinetti chiusi.

Ma la situazione è ancora più immediata. Secondo fonti interne citate da Reuters, il Pakistan si sarebbe già accordato con ENI per non ricevere alcun carico per tutto il 2025. L’ultima consegna effettuata da ENI risale infatti al 3 gennaio 2025, al terminal di GasPort. Da allora, più nulla.

Terminal Gasport – Pakistan

Il “Glut” del gas: quando la domanda manca

Come è possibile che un paese emergente da oltre 240 milioni di abitanti, storicamente affamato di energia, si trovi improvvisamente a “nuotare” nel gas?

La risposta non è semplice ed è un misto di buone e cattive notizie. È, in senso tecnico, un fallimento della domanda aggregata di gas. I motivi sono principalmente due:

  1. Crescita delle Rinnovabili (La buona notizia): Il Pakistan ha investito nell’energia solare e idroelettrica. Questa nuova generazione “verde” sta entrando in rete più rapidamente del previsto, spiazzando la generazione termoelettrica a gas, che è più costosa e inquinante.
  2. Rallentamento Industriale (La cattiva notizia): La domanda industriale è in calo. Le centrali elettriche e le unità industriali che generano la propria elettricità (spesso a gas) stanno consumando meno. Questo è un segnale tecnicamente negativo, che suggerisce un rallentamento economico sottostante.

Il risultato è un “glut”, un’eccedenza. La rete è sovra-fornita per la prima volta da anni. Per il governo pakistano, questo è un disastro gestionale. È costretto a vendere il gas in eccesso (quello che deve ritirare per contratto) a sconti pesantissimi, a tagliare la produzione locale e persino a considerare stoccaggi offshore o rivendite in perdita.

Come ha Reagito ENI? Un “No Comment” che vale oro

E qui arriviamo alla domanda fondamentale per il pubblico italiano: come ha reagito ENI a questa massiccia cancellazione?

Ufficialmente, come da prassi per i colossi energetici in situazioni contrattualmente sensibili, “Eni declined to comment”. Un cortese “no comment”.

Ma, leggendo tra le righe del mercato energetico, è difficile immaginare che a San Donato Milanese stiano piangendo. Anzi, è plausibile che stiano discretamente festeggiando.

Per capire il perché, bisogna fare un passo indietro e spiegare la differenza tra contratti a lungo termine (LTC) e mercato “spot”.

  • Il Contratto a Lungo Termine (LTC): Quello tra ENI e il Pakistan è stato firmato nel 2017, con validità fino al 2032. In quel periodo, il GNL era abbondante e i prezzi bassi. Gli LTC “indicizzati” (spesso al petrolio o a hub come l’Henry Hub) garantivano al venditore (ENI) un cliente sicuro per 15 anni e al compratore (Pakistan) un prezzo stabile e prevedibile, al riparo dalla volatilità.
  • Il Mercato Spot: È il mercato della compravendita immediata. Dopo la crisi del 2022 e la scomparsa del gas russo via tubo in Europa, questo mercato è esploso. I prezzi “spot” sono schizzati a livelli folli e, sebbene ora siano più bassi rispetto ai picchi, rimangono strutturalmente molto più alti e volatili rispetto ai valori pre-crisi (e quindi ai prezzi bloccati nel contratto del 2017).

ENI, accettando la richiesta del Pakistan (resa possibile, specifica Reuters, da “clausole di flessibilità” presenti nel contratto), non sta subendo una perdita. Al contrario, sta ottenendo un enorme vantaggio.

Quei 21 carichi (più quelli del 2025) che ENI non consegnerà al Pakistan ai prezzi (relativamente bassi) del 2017, ora è libera di prenderli e rivenderli sul mercato spot globale al prezzo (molto più alto) del 2025-2027.

In un mercato globale dove la domanda di GNL resta forte, specialmente in Asia e in Europa, ENI ha appena trasformato un obbligo di consegna a basso margine in 21 “carichi d’oro” ad altissimo margine. Il Pakistan si libera di un gas che non sa come gestire, e ENI è libera di massimizzare il profitto su quello stesso gas. Un’operazione win-win, anche se ENI, per ovvie ragioni di diplomazia commerciale, si è ben guardata dal commentare.

Nello stesso tempo questo gas extra risulta una garanzia in più non solo per l’Italia, ma anche per l’Europa, dove alcuni paesi, leggi Germania, non hanno ancora completato le riserve invernali.

E ora il problema si chiama Qatar

La mossa con ENI è stata solo l’antipasto. Il vero mal di testa, per Islamabad, si chiama Qatar.

Il Pakistan ha due contratti a lungo termine ben più grandi con il Qatar, che coprono la maggior parte delle sue forniture (circa 120 carichi all’anno in totale, contro i 12 di ENI). E anche con Doha, il governo sta cercando disperatamente di rinegoziare.

Le opzioni sul tavolo sono simili: posticipare le consegne o trovare il modo di rivendere i carichi in eccesso, sfruttando le clausole contrattuali. Una delegazione tecnica del Qatar era a Karachi la scorsa settimana proprio per discutere la programmazione dei carichi.

Ma rinegoziare con QatarEnergy non è come rinegoziare con ENI. Il Qatar è il dominatore assoluto del mercato GNL, meno flessibile e in una posizione di forza negoziale schiacciante. I colloqui, fanno sapere le fonti, sono “in corso” e “nessuna decisione è stata raggiunta”. Tradotto dal linguaggio diplomatico: è complicato.

Il paradosso pakistano è una lezione per tutti i pianificatori energetici. La transizione verde è un fattore dirompente non solo per la produzione, ma anche per la gestione dei contratti fossili. Firmare impegni a 15 anni in un mondo che cambia così rapidamente è un azzardo. Un azzardo che questa volta il Pakistan sta pagando, e che ENI, grazie alla flessibilità del mercato, sta trasformando in un’opportunità.

Sito di liqufazione del gas Qatargas

Domande e risposte

Perché il Pakistan sta cancellando carichi di gas se è un paese in via di sviluppo?

Il Pakistan sta affrontando un’eccedenza di gas (“glut”). Questo è causato da due fattori principali: un forte aumento della produzione di energia rinnovabile (solare e idroelettrica), che ha ridotto la necessità di centrali a gas, e un contemporaneo calo della domanda da parte delle industrie, probabilmente a causa di un rallentamento economico. Avendo troppo gas in rete e non sapendo dove stoccarlo, è costretto a cancellare le importazioni future per cui aveva firmato contratti a lungo termine.

La cancellazione di 21 carichi di GNL rappresenta una perdita per ENI?

No, al contrario. Ufficialmente ENI non ha commentato, ma questa cancellazione è quasi certamente un vantaggio finanziario. Il contratto con il Pakistan era stato firmato nel 2017 a prezzi (presumibilmente) molto più bassi di quelli attuali. Ora ENI è libera di prendere quei 21 carichi di GNL, che non deve più consegnare al Pakistan, e venderli sul mercato globale “spot” a prezzi correnti, che sono significativamente più alti. Trasforma un contratto a basso margine in un’opportunità ad alto profitto.

Cosa sta cercando di fare il Pakistan con il Qatar?

Oltre al contratto con ENI, il Pakistan ha contratti di fornitura molto più grandi con il Qatar. Visto che il problema dell’eccesso di gas è strutturale, sta cercando di rinegoziare anche con Doha. Le opzioni discusse includono il posticipo delle consegne (sperando che la domanda interna si riprenda) o la possibilità di rivendere i carichi di GNL ad altri paesi, utilizzando le clausole dei contratti esistenti. Tuttavia, negoziare con il Qatar, il principale esportatore mondiale, è considerato molto più complesso che negoziare con ENI.

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