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Economia

Il Niger può essere il paese con maggior crescita in Africa?

Il Niger, nonostante il golpe, potrebbe veder credere il proprio PIl del 11% nel 2024, dopo una crescita nel 2023. Un valore notevole che dipende dall’exporrt di petrolio e uranio, ma ci sono ancora grandi incertezze economiche e politiche

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Niamey-Niger
Niamey-Niger

Il Niger non sembra essere uno dei paesi più promettenti dal punto di vista economico, soprattutto dopo che il golpe ha portato al taglio delle realizioni con molti paesi e con la UE, eppure,  secondo un rapporto del 1 marzo della Banca Africana di Sviluppo (AfDB), il PIL del Paese potrebbe aumentare dell’11,2% nel 2024, dopo una crescita del 4,3% nel 2023, come riportato da Le Monde.

Queste “previsioni di crescita presuppongono un graduale ritorno alla normalità”, che include “la revoca delle sanzioni [in vigore dal 24 febbraio] e il ritorno dei finanziamenti”, ha affermato la Banca Mondiale. Si basano anche sul presupposto che 90.000 barili di petrolio al giorno saranno esportati attraverso l’oleodotto che collega il giacimento di Agadem al porto di Sèmè in Benin, cosa che dovrebbe generareIl Niger circa 610 milioni di euro di entrate fiscali entro il 2025. Attualmente il Niger esporta 20.000 barili al giorno, quindi si dà per possibile che l’export petrolifero venga a quadruplicarsi. Il 2 marzo, la società cinese CNPC, responsabile del progetto, ha annunciato la messa in funzione dell’oleodotto, consentendo ai primi barili di lasciare il Paese entro due mesi.

Niger tasso di crescita annua del PIL sino al 2023leonieri

Si tratta di dati ottimistici, ma che dovrebbero essere presi con un certo grado di prudenza: in primo luoogo si dà per scontato che scompaiano completamente  le sanzioni, cosa vera per ECOWAS, ma non completamente certa per i paesi occidentali. Inoltre si dà per scontato che tutto vada bene nello sfruttamento delle risorse petrolifere del paese, ma, vista l’esperienza della Nigeria, sappiamo che possono sempre esserci sabotaggi e incidenti.

Prospettive tutte de verificare

Perché c’è questa prospettiva di crescita? Una parte può essere legata  banalmente all’aumento del prezzo atteso per i prodotti esportati dal Niger, come Uranio e Petrolio: “È importante capire se la crescita è dovuta a un effetto volume, nel qual caso il Niger ha conquistato nuovi mercati e sta esportando di più. Oppure se questo tasso è la conseguenza di un effetto prezzo. In altre parole, la situazione non è cambiata e il Paese sta solo beneficiando di prezzi più alti. In questo caso, se confrontato con il tasso di inflazione del Paese, questo tasso di crescita non avrebbe alcun effetto positivo sulla popolazione”, ha sottolineato Emilie Laffiteau a Le Monde

Poi questa crescita è comunque legata a una serie di fattori, alcuni dei quali hanno degli effetti molto incerti:

  • prima di tutto c’è un problema legato alla struttura economica del paese, ancora dipendente dalle esportazioni del settore primario, cioè minerario, che rende il paese dipendente dalle fluttuazioni del mercato globale delle materie prime o agricole. I settori servizi e industriali sono ancora agli inizi nel paese, per cui la crescita manca di stabilità.
  • nello stesso tempo c’è un problema di economia informale, come quello agricolo, che crea un poco di benessere, ma non esntrate fiscali. Le entrate certe per lo stato nigerino sono legati soprattutto alle attività estrattive, ma le esportazioni di uranio rappresentano solo il 6,52% delle entrate dello stato. Evidentemente si sono lasciate troppe esenzioni, o troppo uranio esce in “nero”;
  • esiste poi il problema della stabilità politica. Non solo il governo attuale non è riconosciuto, ma il paese è anche minacciato da una guerriglia jihadista sempre presente e sanguinosa.

Fino al colpo di Stato guidato dal Generale Tiani, il 40% del bilancio statale dipendeva – secondo il regime militare – dalle cosiddette risorse non nazionali: donazioni o prestiti da Paesi o istituzioni straniere. Si tratta di una risorsa vulnerabile agli shock politici, come è accaduto dopo il colpo di Stato, quando Stati Uniti, Francia, Unione Europea, Banca Mondiale e Unione Economica e Monetaria dell’Africa Occidentale (UEMOA) hanno posto fine alla loro partnership e al pagamento degli aiuti allo sviluppo.

Ora la sfida per la Nigeria è quella di apparire abbastanza stabile e credibile da non perdere questi contributi, pur sviluppando il proprio export di materie prime, in attesa che, effettivamente, ci sia uno sviluppo equilibrato anche nel settore industriale e servizi. 

Comunque le potenzialità ci sono, ma bisogna sfruttarle.


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