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Il microcredito in India Di Michele Teodoro

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Chiunque ci abbia mai provato, sa quanto è difficile aprire un’azienda: il problema primario è chiaramente il reperimento dei fondi necessari, con la reale prospettiva di poterli restituire con gli interessi. E se il finanziamento fosse piccolo al punto da permettere che la sua restituzione non costituisca un problema?

È la trovata del banchiere bengalese Mohammed Yunus, Nobel per la Pace nel 2006, un sistema di microcrediti finalizzati all’avviamento di piccole attività che ha preso piede nel ’74 in India (in particolare in Andhra Pradesh), paese con più di 300 milioni di persone sotto la soglia di povertà di 1,25 dollari al giorno (ONU). In un paese così povero, le credenziali dei debitori sono ben poche: il microcredito non può che basarsi su un rapporto di fiducia. Infatti ciò a cui punta la Gremeen Bank, fondata dallo stesso Yunus nel ’76, è un’educazione all’uso del denaro affiancando al microcredito delle consulenze finanziarie.

Il target è costituito prevalentemente da donne, su cui si ripone maggiore fiducia visto che molto probabilmente mireranno i profitti al sostentamento familiare: di fatto, la percentuale di insolvenza è minima. Ben presto si è visto anche l’aggregarsi di donne in piccoli gruppi solidali in una sorta di passaparola, in grado di sostenere chi tra di loro non riuscisse a ripagare il debito.

Visto il successo iniziale, questo sistema ha letteralmente spopolato anche in altri paesi sottosviluppati, dando la possibilità a tantissime altre persone disagiate di prospettarsi un futuro dignitoso. È una rivoluzione vera e propria: finalmente un istituto di credito che non punta alla massimizzazione del profitto, ma ad un reale sviluppo ed un progresso che inizia dal basso, che smuova delle acque ferme da fin troppo tempo.

Proprio grazie a questo successo, si è visto a partire dal ’98 l’insediarsi di SKS MICROFINANCE di Vikram Akula, che nel 2010 è stata quotata in Borsa. Ma i caratteri del finanziamento sono stati chiaramente modificati: si è passati da investimenti mirati e specifici a concessione di prestiti multipli anche a coloro che non erano in grado di restituirli, da un tasso di interesse del 2,5% a punte del 40%, da un rapporto di fiducia tra creditore e imprenditore a una sorta di strozzinaggio a cui sono seguiti molti casi di suicidio.

Ad arginare i danni, è stata approvata una legge che impedisce la concessione di prestiti multipli, che limita il tasso di interesse applicabile e che regola i metodi di riscossione del pagamento, divenuti ormai violenti. D’altronde, di fronte a un sistema innovatore e proficuo come questo, è necessaria una precisa regolamentazione, per evitare di ricadere nelle amare conseguenze dell’ultimo crollo di Wall Street e peggiorare ulteriormente le sorti di un paese che non trova soluzione all’ingente problema della povertà.


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