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Economia

Il Kazakistan fa infuriare OPEC+: produrrà secondo i propri interessi, non le quote assegnate

Il Kazakistan afferma che produrrà il petrolio secondo gli interessi nazionali e non le quote OPEC* . Una violazione degli accordi del cartello petrolifero che fa infuriare gli altri membri. Siamo vicini alla rottura

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Il Kazakistan ha scatenato nuove tensioni all’interno dell’OPEC+ affermando che la sua strategia di produzione petrolifera sarà guidata dagli interessi nazionali piuttosto che dalle quote del gruppo, sollevando interrogativi sulla futura conformità e coesione all’interno del cartello.

Mercoledì il ministro dell’Energia kazako Erlan Akkenzhenov ha dichiarato a Reuters che il produttore centroasiatico, che pompa circa il 2% del petrolio mondiale, non può ridurre la produzione nei progetti chiave guidati da grandi compagnie straniere come Chevron ed ExxonMobil. I megaprogetti come Tengiz, Kashagan e Karachaganak rappresentano il 70% della produzione del Kazakistan e sono in espansione, spingendo ulteriormente la produzione nazionale al di sopra degli obiettivi dell’OPEC+.

Pozzi nel kazakistan

Il momento è particolarmente delicato. L’OPEC+ ha recentemente riconosciuto una sovrapproduzione accumulata di 457.000 barili al giorno e si è impegnata a compensare tale volume entro giugno 2026. Tale ammissione, come riportato da OilPrice.com, ha intensificato il controllo sui membri la cui produzione supera i limiti concordati. La posizione del Kazakistan rischia ora di complicare gli sforzi di equilibrio già fragili.

La dichiarazione kazaka arriva pochi giorni dopo che i prezzi del petrolio si sono stabilizzati grazie alle coperture delle posizioni corte e alle aspettative di un’ulteriore moderazione dell’OPEC+.

La priorità data dal Kazakistan all’interesse nazionale potrebbe minare nuovamente tale equilibrio. Secondo quanto riferito, le tensioni sarebbero aumentate a porte chiuse, con fonti citate da ZeroHedge che sostengono che tra i membri principali, come l’Arabia Saudita, vi sia frustrazione per la continua sovrapproduzione del Kazakistan.

Nonostante l’impegno a ridurre la produzione fino a giugno 2026 per compensare, Akkenzhenov ha sottolineato il controllo limitato del Kazakistan sulle joint venture e ha messo in guardia contro la chiusura dei giacimenti maturi, che ha descritto come un rischio di danni permanenti.

Con la pipeline CPC che dovrebbe trasportare 1,2 milioni di barili al giorno quest’anno, le esportazioni del Kazakistan rimangono robuste anche se altri produttori valutano tagli più consistenti. La sovra-produzione del Kazakistan non è assolutamente una novità, anzi già a marzo, sotto pressioni OPEC* il paese si era impegnato a ridurre la produzione.

La situazione evidenzia la crescente tensione all’interno dell’OPEC+, dove le priorità nazionali e i grandi accordi petroliferi rendono più difficile per i membri rimanere allineati sugli obiettivi di produzione. In questa fase di prezzi bassi tutti vorrebbero compensare i minori incassi aumentando la produzione, ma il mercato non assorbe la produzione in eccedenza, scaricandola sul prezzo.


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