Attualità
Il governo tedesco dà 200 miliardi di aiuti per la crisi energetica.
Il governo tedesco sta creando un fondo di aiuti da 200 miliardi di euro per alleviare i cittadini e le imprese dall’aumento dei costi energetici. Il cancelliere Olaf Scholz (SPD), il ministro dell’Economia Robert Habeck (Verdi) e il ministro delle Finanze Christian Lindner (FDP) hanno presentato giovedì pomeriggio il loro concetto di “Scudo di difesa economica contro le conseguenze della guerra di aggressione russa“.
“I prezzi devono scendere”, ha detto Scholz. Il governo tedesco farà tutto il possibile per raggiungere questo obiettivo. Questo dovrebbe aiutare i pensionati, le famiglie, le imprese artigiane e l’industria a pagare i prezzi. Come farà a far scendere i prezzi resta un mistero, a parte attraverso i contributi pubblici pagati alle aziende elettriche.
Il Ministro delle Finanze Lindner ha dichiarato, in vista dell’interruzione delle forniture di gas da parte della Russia: “Siamo in una guerra energetica”. Con l’ombrello difensivo, la Germania sta ora mostrando il suo “peso economico”. Non è ben chiaaro come questo si accordi con il “freno de debito” che o salta anche nel 2023, oppure semplicemente verrà aggirato con il “Bilancio ombra”, cioè caricando non a livello federale i costi, ma lasciandoli o a livello di lander o come costi sommersi, non contabilizzati, di partecipate, garantite, etc. Una furbata che permette ai tedeschi di far finta di non fare debito.
Il Ministro dell’Economia Habeck ha affermato che la crisi energetica rischia di trasformarsi in una crisi economica e sociale, per cui questa spesa negli aiuti alle aziende è da considerarsi alla stregua di una “Spesa per la resistenza” contro la Russia. Una bella immagine poetica, che non sappiamo se influenzerà molto Putin.
Facendo una proporzione seguendo il PIL la spesa di 200 miliardi di aiuti per il contenimento del prezzo del gas e dell’energia in Germania corrispondono ad una spesa di teorici 100 miliardi in Italia, dove però ancora si nega la possibilità di uno scostamento di bilancio, anzi il piano attuale prevede un consolidamento con una riduzione delle spese. Chissà se il nuovo governo cambierà idea.
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