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Il gigante Adani scommette sull’atomo: trattative per 8 reattori modulari in India. La svolta nucleare privata

Il colosso indiano tratta per 1,6 GW di nuova potenza atomica grazie alla nuova legge SHANTI. L’India apre ai privati per raggiungere i 100 GW entro il 2047. Una svolta da 200 miliardi di dollari.

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Il Gruppo Adani, conglomerato del miliardario indiano Gautam Adani, è in trattativa con il governo dello Stato settentrionale dell’Uttar Pradesh in India per una partnership pubblico-privata finalizzata alla costruzione di piccoli reattori modulari (SMR), mentre l’India apre il proprio settore dell’energia nucleare agli investimenti privati.

Il Gruppo Adani sta discutendo con i funzionari dell’Uttar Pradesh la costruzione di otto SMR con una capacità di 200 megawatt (MW) ciascuno in siti ancora da individuare nello Stato, secondo quanto riferito venerdì a Bloomberg da fonti anonime informate sulla questione.

Un potenziale accordo darebbe al conglomerato di Adani una capacità nucleare totale di 1,6 GW con gli SMR e potrebbe porre l’azienda privata all’avanguardia dello sviluppo nucleare indiano.

Gli sforzi riportati da Adani per entrare nel settore dell’energia nucleare indiano arrivano mentre il Paese sta aprendo la sua industria nucleare agli investimenti e alla partecipazione privati, nel tentativo di aumentare la capacità energetica interna per soddisfare la domanda in forte crescita.

Questa settimana, il governo ha dichiarato che la sua Missione per l’energia nucleare punta a raggiungere una capacità di 100 GW entro il 2047 “attraverso l’impiego di tecnologie nucleari avanzate esistenti ed emergenti, sia indigene che con cooperazione straniera”.

Il governo federale prevede di spendere fino a 2,23 miliardi di dollari (200 miliardi di rupie indiane) per la ricerca e lo sviluppo di SMR.

All’inizio di quest’anno, una commissione istituita dal ministero dell’energia indiano ha affermato in un rapporto che l’obiettivo dell’India di aumentare la propria capacità nucleare installata a 100 GW entro il 2047, dagli attuali 8,8 GW, richiederebbe un capitale cumulativo pari a 19,28 trilioni di rupie indiane, ovvero 214 miliardi di dollari al tasso di cambio attuale.

“Saranno necessarie notevoli risorse tecniche e finanziarie per accelerare lo sviluppo di 100 GW di capacità nucleare entro il 2047”, ha affermato il comitato.

“Il settore privato dispone di capitali abbondanti e di un’efficienza intrinseca nella costruzione tempestiva e nell’adattamento all’innovazione”.

Una partnership pubblico-privata con Adani darebbe al conglomerato uno status di precursore nel nuovo settore dell’energia nucleare indiano. Il gruppo è già estremamente attivo nel settore delle energie alternative, soprattutto solare, ora si espande verso un nuovo settore.

Tutto questo è coerente con la nuova legislazione SHANTI, recentemente approvata, che prevcde, per la prima volta, la partecipazione dei privati all’incremento della produzione nucleare del subcontinente.

A rendere possibile tutto questo è il nuovo quadro legislativo, tra cui spicca la legge SHANTI. Questa normativa rappresenta un punto di svolta storico, poiché autorizza e regola la partecipazione di attori privati nell’incremento della produzione nucleare, un settore finora strettamente controllato dallo Stato.

Punti chiave della strategia:

  • Efficienza: Il privato porta capitali e una gestione dei tempi di costruzione spesso più efficiente rispetto al pubblico.

  • Tecnologia: Focus su reattori modulari (SMR), più veloci da installare e sicuri.

  • Mix Energetico: Il nucleare diventa il carico di base (baseload) necessario per stabilizzare una rete sempre più dipendente dalle rinnovabili intermittenti.

Adani, con questa mossa, non solo diversifica il proprio portafoglio, ma si candida a diventare il partner indispensabile per la transizione energetica di una delle economie più grandi al mondo. Resta da vedere se la burocrazia indiana riuscirà a tenere il passo con le ambizioni del settore privato.


Domande e risposte

Cosa sono i reattori modulari piccoli (SMR) e perché l’India li vuole? Gli SMR (Small Modular Reactors) sono reattori nucleari di dimensioni ridotte (solitamente sotto i 300 MW) che possono essere costruiti in fabbrica e assemblati in loco. L’India punta su di essi perché richiedono investimenti iniziali inferiori rispetto alle centrali tradizionali, sono più sicuri, occupano meno spazio e possono essere installati in zone dove le grandi centrali non troverebbero posto. Sono ideali per stabilizzare la rete elettrica in tempi relativamente rapidi.

Perché è importante la legge SHANTI citata nell’articolo? La legislazione SHANTI è cruciale perché rompe un tabù storico in India: il monopolio statale sull’energia atomica. Prima di questa normativa, il settore nucleare era “off-limits” per le aziende private per motivi di sicurezza nazionale e strategia. La legge crea il quadro giuridico che permette a conglomerati come Adani di investire, gestire e trarre profitto dalla produzione nucleare, sbloccando i capitali necessari per raggiungere l’obiettivo dei 100 GW.

Qual è la sfida finanziaria per l’India nel settore nucleare? La sfida è gigantesca: servono circa 214 miliardi di dollari entro il 2047. Lo Stato indiano non dispone di tale liquidità da destinare a un singolo settore senza compromettere altre voci di bilancio. L’ingresso dei privati è quindi una necessità contabile, non solo ideologica. Il governo finanzierà la ricerca (R&D), ma la costruzione fisica e l’operatività dovranno essere sostenute dai grandi capitali privati e, probabilmente, da investitori internazionali.

 

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