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Il Giappone chiede aiuto agli USA per difendere lo Yen. L’inflazione importata spaventa Tokio
Praticamente da oltre un mese lo Yen giapponese sta svalutandosi nei confronti del Dollaro americano. Uno scivolamento continuo con ormai oltre 13 sedute in cui la valuta giapponese continua a scivolare.
Il problema per Tokio non è, al contrario di quanti dicano molti, il debito pubblico, strettamente nelle mani della Banca Centrale ed espresso il Yen, ma l’inflazione: infatti, allo stato attuale, il Giappone non può cercare di rafforzare lo Yen aumentando i tassi, non tanto per il debito pubblico, quanto per il debito del settore privato che ammonta ad un elevato 238% del PIL
Che fare allora? Bisogna cercare aiuto fra gli amici: venerdì, l’emittente televisiva giapponese TBS ha riferito che il Giappone e gli Stati Uniti stanno discutendo l’idea di un intervento valutario coordinato per arginare ulteriori ribassi dello Yen durante un incontro bilaterale dei leader finanziari. Secondo Reuters, la richiesta è arrivata dopo che il ministro delle finanze giapponese Shunichi Suzuki ha descritto i recenti ribassi dello yen come “bruschi” e ha affermato di essere d’accordo con il segretario al Tesoro statunitense Janet Yellen sul controllo congiunto degli andamenti delle valute:
“Abbiamo confermato che le autorità valutarie di entrambi i paesi comunicheranno da vicino, in linea con i principi del tasso di cambio concordati tra i membri del G7 e del G20“, ha detto Suzuki ai giornalisti dopo l’incontro con la Yellen a Washington DC a margine delle riunioni del Fondo monetario internazionale.
Suzuki ha detto di aver spiegato a Yellen che i recenti ribassi dello yen sono stati bruschi, ma ha rifiutato di commentare se un intervento coordinato congiunto fosse in discussione. Tuttavia, in un rapporto di Washington, TBS ha affermato che Suzuki e Yellen hanno discusso di un intervento valutario congiunto durante i loro colloqui.
“La parte statunitense sembrava considerare positivamente l’idea“, ha affermato la TBS citando la fonte del governo.
Detto questo, è improbabile che un nuovo “Plaza Accord” sia imminente. Per chi ha poca memoria il “Plaza Accord”, fu l’accordo raggiunto nel 1985 fra USA, Francia , Germania, Giappone e regno Unito per un deprezzamento concordato del dollaro. Questo non è possibile, perché non c’è più il Marco, l’Euro è, francamente, un grandissimo caos. Inoltre gli USA non hanno interesse, in questo momento, a svalutare, perché devono cercare di ridurre la propria inflazione.
Attualmente comunque il panico da svalutazione giapponese sembra un po’ eccessivo, anche perché la situazione inflazionistica appare sotto controllo.
Sembra incredibile che, dopo aver cercato l’inflazione negli ultimi anni, il Giappone sia ora terrorizzato per averla trovata, ma l’inflazione attuale è “Cattiva”, da incremento dei prezzi delle materie prime, non da crescita interna. nello stesso tempo l’indice manifatturiero previsionale PMI rimane positivo, e a febbraio l’apporto dell’industria al PIL giapponese è stata positiva. La svalutazione, unita al riequilibrio delle catene logistiche internazionali, potrebbe perfino favorire Tokio, portando il trasferimento di alcune produzioni dalla Cina, minacciata dai lockdown e dalla politica, al più stabile Giappone. Il problema è legato al periodo di transizione e all’instabilità legata alla fiammata stagflazionistica. L’importante è non farsi prendere dal panico.
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