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IL “FONDO DI RICOSTRUZIONE EUROPEO”: TASSE E PALLE

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Finalmente abbiamo una versione semi ufficiale di quelle che saranno le proposte di cui si discuterà nel prossimo consiglio e nel prossimo eurogruppo, per mano di Guy Verhofstadt, l’europeista più simpatico del parlamento, e di Gallicano, che hanno presentato l’idea su Project Sindacate, praticamente un organo ufficiale di Soros.

Sinora non si era ben capito molto della proposta francese di “Discutere un fondo di ricostruzione”: non si era compreso l’emittente, la cifra coinvolta, (si parlava dai 200 ai 1500 miliardi, il che, capirete, era una bella differenza), chi avrebbe stato il gestore dell’operazione e, soprattutto, chi avrebbe pagato i costi degli interessi. Ora l’articolo di Verhofstadt e Gallicano dà un’idea di che cosa parliamo. Ecco i dati principali:

  • Ente emittente e gestore : la Commissione Europea, che ne è anche il garante.
  • Pagamento degli interessi: dalle multe per evasione fiscale e dagli introiti per la “Carbon Tax” ,cioè il sistema europeo previsto di tassazione delle emissioni;
  • dimensione di circa 1000 miliardi, reperiti “Sul mercato”, quindi nessuna operazione con la BCE, almeno ufficialmente. Rendimento 2,5% (per un tripla A come la commissione..).
  • Quindi una grande occasione per l’Unione, con la Commissione alla guida della distribuzione dei fondi, ed il tutto senza che nessun stato europeo debba garantire, o mettere un centesimo in più.

Sarà veramente così, o sono tutte sparate di carattere demagogico? Vorrei farvi notare alcuni punti:

  • Se un paese non paga, per motivi economici (default) o politici (rottura ex art. 50) il fondo dovrà far pagare agli altri paesi, quindi appare piuttosto improbabile che NON vi sia condivisione dei rischi. La condivisione dei rischi c’è, e bella grande;
  • Non è vero che non ci sono costi per gli stati: le entrate per evasione fiscale sono, attualmente, di loro competenza. Magari i due autori si riferivano a quelle per l’IVA e per le dogane, cui una percentuale va alla UE, ma sarebbe sufficiente? Se invece si riferiscono al totale delle evasioni, anche relative ai vari paesi o extra UE, allora la ricaduta sarebbe comunque sulle finanze nazionali, che perderebbero una parte degli introiti;
  • comunque gli introiti da recupero dell’evasione non possono considerarsi nè regolari nè standardizzati, tali da sostenere il peso di interessi stabili, perchè dipendenti da comportamenti illegali che, teoricamente, non dovrebbero sussistere. Si rischia di fare la fine dei comuni italiani che mettono a bilancio le multe e poi usano i vigili urbani come dei veri esattori fiscali;
  • comunque vi sarebbe un  controsenso, perchè la vittoria dell’etica e della regolarità porterebbe all’insolvenza;
  • lo stesso per il secondo introito, la carbon tax legata all’emissione di CO2. Da un lato comunque sono entrate extra che potrebbero andare ai singoli stati (diminuendo il carico fiscale), dall’altro si ridurrebbero fortemente se il green deal avesse effetto. Tra l’altro si trattava di cifre in teoria destinate a finanziare il green deal che, quindi, perderebbe effetto.

Quindi i “Reconstruction bond” non sono nè privi di rischi per i singoli stati, quindi non legati ad una garanzia reciproca dei debiti, che resterebbe, anche se a livello implicito, nè senza costi per i cittadini europei, che, in un modo o nell’altro, pagherebbero, tramite imposte indirette. Inoltre i “Reconstruction Bond” sono comunque prestiti, dovrebbero essere resi, in un momento in cui non c’è  bisogno di prestiti, ma di contributi a fondo perduto. Ad un’azienda che è chiusa da due mesi proponiamo un prestito, quando non sa neanche se avrà ancora clientela, quanta ne avrà , se sarà ancora economicamente sostenibile o se necessiterà una profonda ristrutturazione? Perchè dovrebbe rischiare, prenderà i libri e li porterà in tribunale. Poi questi prestiti, come dovranno essere restituiti, con quali tempi, con quali modalità ? Esisteranno delle condizionalità ? I due scrittori parlano di un tasso del 2,5%, ma a quegli interessi meglio emettere BTP, e questo indica l’impreparazione generale di Verhofstadt.

Una proposta a debito che, alla fine, è una specie di via di mezzo fra il MES ed i prestiti della BEI, cose già viste, di cui, sinceramente, non si sente la necessità. Solo la BCE può dare delle vere soluzioni, ma ha dei forti  limiti legati al proprio statuto, e le sue soluzioni valgono anche a livello nazionale, se non addirittura regionale. I Reconstruction Bond non possono cambiare nulla.


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