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Il CEO di Rosneft: la Russia perde quote di mercato a favore di altri paesi OPEC+

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La Russia sta esportando una quota minore della sua produzione di petrolio, perdendo quote di mercato rispetto agli altri membri dell’OPEC+.

Secondo Igor Sechin, amministratore delegato di Rosneft, intervenuto questo fine settimana al Forum economico internazionale di San Pietroburgo, alcuni membri dell’OPEC+ esportano fino al 90% della loro produzione petrolifera, mentre per la Russia la quota è pari a circa il 50% del totale.

“Questo pone il nostro Paese in una posizione meno vantaggiosa nell’ambito dell’attuale meccanismo di valutazione dell’impatto e dell’accesso ai mercati chiave”, ha detto Sechin. “A questo proposito, sembra opportuno monitorare non solo le quote di produzione, ma anche i volumi di esportazione del petrolio, date le diverse dimensioni dei mercati nazionali”.

Le esportazioni di petrolio della Russia sono temporaneamente diminuite a causa delle sanzioni dei governi occidentali, ma all’inizio di quest’anno sono tornate ai livelli precedenti la guerra, con una differenza solo nella destinazione e nel prezzo.

La Cina e l’India hanno importato volumi record di petrolio russo a maggio, riducendo così le loro importazioni di petrolio da altre fonti, come il Medio Oriente e l’Africa, come ha riportato la Reuters all’inizio del mese. In altre parole, la Cina e l’India hanno acquistato meno petrolio dai partner russi dell’OPEC+ di quanto ne abbiano acquistato da loro.

Eppure Sechin di Rosneft sembra voler esportare ancora di più. In effetti, Rosneft rappresenta circa il 40% della produzione totale di petrolio della Russia ed è il suo più grande produttore singolo. Al forum, il massimo dirigente di Rosneft ha anche lanciato un allarme sulle future forniture di greggio. “Nei prossimi anni, l’umanità dovrà affrontare il problema delle capacità produttive e i Paesi OPEC non saranno più in grado di soddisfare la crescente domanda”, ha detto Sechin, sottolineando i piani dell’Arabia Saudita di aumentare la capacità produttiva di 2 milioni di bpd tra il 2025 e il 2027.

L’Arabia Saudita ha anche avvertito, ripetutamente, che l’OPEC – e quindi il mondo – sta esaurendo la capacità produttiva di riserva di petrolio, mettendo a rischio l’approvvigionamento futuro. Però la crisi economica sta pesando più che le aspettative di un picco del prezzo.


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