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Il “Caso Polacco” imbarazza Bruxelles: 91 milioni di aiuti all’Ucraina finiti in voti e truffe

Scandalo Fondi UE in Polonia: 91 Milioni per l’Ucraina Finiti in Voti e Truffe Sottotitolo: Dai generatori venduti al 500% di ricarico al cibo per i poveri spedito in Gambia: ecco come il “sistema Varsavia” ha dirottato gli aiuti europei.

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Bruxelles ha un problema, e questa volta non riguarda i soliti sospetti delle truffe europee. Riguarda il suo “allievo modello” dell’Est, quel baluardo strategico contro la Russia che risponde al nome di Polonia. Dal 2004, Varsavia ha beneficiato di ben 163 miliardi di euro di fondi europei, una cifra colossale che ha trasformato il Paese. Tuttavia, dietro la facciata della solidarietà europea e della crescita economica, emerge uno spettacolo edificante, degno del miglior Far West, dove i fondi destinati alla martoriata Ucraina sono diventati carburante per macchine elettorali e arricchimento personale.

L’ultimo rapporto dell‘OLAF (l’Ufficio europeo per la lotta antifrode) citato da Le Point scoperchia un vaso di Pandora che imbarazza non poco le istituzioni comunitarie: generatori venduti a cinque volte il loro prezzo, cibo per i rifugiati rivenduto al mercato nero e una gestione “creativa” degli aiuti umanitari. Vediamo i dettagli di questo scandalo che intreccia cinismo, affari e politica.

Il Grande Bluff dei Generatori: “Red is Bad”, ma i soldi sono buoni

Torniamo al gennaio 2023. Mentre l’Ucraina soffriva sotto i bombardamenti russi e il freddo invernale, Bruxelles sbloccava 114 milioni di euro per l’acquisto di generatori di emergenza. La gestione veniva affidata alla Polonia tramite la RARS, l’Agenzia governativa per le riserve strategiche. Sulla carta, una mossa logica. Nella realtà, un disastro gestionale.

L’indagine dell’OLAF, avviata nel luglio 2023, ha rivelato che la RARS, guidata all’epoca da Michal Kuczmierowski (uomo vicinissimo all’allora premier Mateusz Morawiecki), aveva orchestrato un sistema di corruzione su vasta scala. Qui entra in scena un personaggio quasi romanzesco: Pawel Szopa. Imprenditore noto per il marchio di abbigliamento “patriottico” Red Is Bad (Il rosso è male), famoso per le sue felpe con aquile bianche e ussari alati, Szopa si è rivelato un patriota dal portafoglio molto attento.

Il meccanismo della frode è di una semplicità disarmante, come illustrato nella tabella seguente:

VoceImporto in ZlotyImporto in Euro (ca.)
Prezzo acquisto generatori (Cina)69 milioni16 milioni
Prezzo vendita alla RARS350 milioni81 milioni
Margine di profitto+ 507%65 milioni

Avete letto bene: un ricarico del 507%. Szopa acquistava in Cina e rivendeva allo Stato polacco, intascando una differenza astronomica pagata dai contribuenti europei. Tra l’altro i soldi non ricadevano neppure nella UE, non generavano nessuna crescita economica, ma finivano in Cin. Ma l’aspetto economico, per quanto grave, è forse meno inquietante di quello politico. Sembra l’affare delle mascherine, ma molto incrementato.

Il legame perverso tra aiuti all’Ucraina e le elezioni in Polonia

Qui arriviamo al cuore politico dello scandalo, quello che spiega chiaramente come un’emergenza umanitaria sia stata trasformata in uno strumento di consenso elettorale. Secondo gli inquirenti, quei generatori, pagati a peso d’oro e destinati a salvare vite negli ospedali ucraini, in Ucraina non ci sono mai arrivati. O almeno, non in quantità rilevanti.

Dove sono finiti? Sono stati distribuiti strategicamente nelle circoscrizioni elettorali polacche. Nell’autunno del 2023, la Polonia si preparava a elezioni legislative cruciali. I candidati del partito allora al governo, il PiS (Diritto e Giustizia), avevano bisogno di visibilità e consenso locale.

Ecco la dinamica del “do ut des”:

  • I generatori venivano donati alle caserme dei vigili del fuoco locali in Polonia.

  • Queste donazioni avvenivano specificamente nei distretti dove correvano candidati chiave del PiS, inclusa la circoscrizione dello stesso capo della RARS, Kuczmierowski.

  • L’aiuto umanitario europeo è stato così dirottato per diventare una merce di scambio clientelare: generatori in cambio di voti.

Si tratta di un vero e proprio “détournement” umanitario trasformato in operazione di marketing politico.

“Pizzini” e distruzione di prove

Le modalità operative descritte dall’OLAF e dalle testimonianze interne lasciano sgomenti. Justyna Gdanska, direttrice dell’ufficio acquisti della RARS, ha raccontato agli inquirenti che Kuczmierowski impartiva gli ordini su “piccoli pezzi di carta” che venivano distrutti subito dopo la lettura. Peccato non abbia perfezionato il sistema scrivendo su ostia alimentare… Niente email, niente tracce, solo ordini verbali per favorire aziende amiche senza alcuna gara d’appalto trasparente.

Il risultato? L’OLAF ha raccomandato, nel febbraio 2025, il recupero di 91 milioni di euro. Kuczmierowski, dopo una fuga rocambolesca, è stato arrestato a Londra nel settembre 2024, mentre Szopa è stato fermato nella Repubblica Dominicana e rimpatriato.

Dalla politica alla chiesa: il business della fame

Se la truffa dei generatori colpisce per le cifre, quella legata a un’associazione religiosa colpisce per il cinismo. Nel luglio 2025, sei persone legate a un’organizzazione affiliata alla Chiesa vetero-cattolica polacca sono state arrestate a Katowice.

Il loro crimine? Aver ricevuto 3,7 milioni di euro in derrate alimentari destinate ai poveri e 500.000 euro per lo stoccaggio in celle frigorifere. Il problema è che le celle frigorifere non esistevano. E il cibo?

Anziché finire sulle tavole dei rifugiati o degli indigenti, le 2.500 tonnellate di alimenti sono state rivendute a esercizi commerciali in Polonia, Slovacchia, Ucraina e persino in Gambia.

Un business globale sulla pelle dei poveri, giustificato da una montagna di documenti falsi. È interessante notare come la creatività contabile fiorisca quando c’è da intercettare fondi europei scarsamente controllati.

Le giostre dell’IVA: l’industrializzazione del crimine

A margine di questi scandali “umanitari”, la Polonia si conferma, secondo l’OLAF, anche uno snodo cruciale per le cosiddette “frodi carosello” all’IVA. Sfruttando la procedura doganale 42, che permette di differire il pagamento dell’IVA per le merci in transito verso un altro Paese UE, reti criminali importano elettronica dalla Cina (destinazione fittizia: Lituania) per poi venderla in Germania, Italia o Francia senza mai versare l’imposta.

Reti tentacolari che coinvolgono società di comodo intestate a prestanome ucraini, russi o lituani, e che hanno portato ad operazioni massicce come “Midas” (195 milioni di frode) e “Calypso” (700 milioni).

Ora c’è Tusk, ma..

L’arrivo del governo di Donald Tusk e l’adesione della Polonia alla Procura Europea (EPPO) nel gennaio 2025 dovrebbero, in teoria, segnare un tentativo di inversione di rotta.

Tuttavia, la domanda che sorge spontanea è sistemica: com’è possibile che per anni Bruxelles abbia erogato miliardi con controlli così laschi, permettendo che i fondi per una guerra alle porte dell’Europa venissero usati per comprare voti in un Paese membro? Non è che questi fondi e i futuri destinati all’Ucraina potranno alimentare un altro giro finanziamenti legati alla politica nella UE, magari di colore diverso?

Il fatto è semplice: mandare soldi gratis e lontano, dove nessuno può vedere e controllare, facilmente può scatenare la fame di tante parti interessate.


Domande e risposte

Come venivano usati i generatori per influenzare le elezioni?

I generatori acquistati con fondi UE per l’Ucraina non lasciavano mai la Polonia. Venivano invece donati a enti locali, come le caserme dei vigili del fuoco, situati strategicamente nelle circoscrizioni elettorali dove si candidavano esponenti del partito di governo PiS. Questo meccanismo trasformava un aiuto umanitario internazionale in un regalo locale tangibile, utile a garantire il favore degli elettori e delle comunità locali verso i candidati del partito, creando un evidente scambio clientelare a spese dei contribuenti europei.

Chi sono i principali responsabili di questo sistema?

Le figure chiave sono Michal Kuczmierowski, ex capo dell’agenzia RARS e uomo di fiducia dell’ex premier Morawiecki, e l’imprenditore Pawel Szopa, creatore del marchio “Red Is Bad”. Kuczmierowski gestiva l’assegnazione dei contratti pubblici senza gare trasparenti, mentre Szopa forniva i beni a prezzi gonfiati (fino al 507% di ricarico). A questi si aggiunge una rete di funzionari e, in un filone separato, membri di un’associazione religiosa che hanno dirottato aiuti alimentari destinati ai poveri.

Cos’è la “procedura doganale 42” citata nel testo?

È un meccanismo che permette a un importatore di introdurre merci nell’UE esentandole dal pagamento immediato dell’IVA, a patto che i beni siano destinati a essere trasportati in un altro Stato membro. I truffatori sfruttano questa regola dichiarando falsamente che la merce andrà in un altro Paese (es. Lituania), ma vendendola invece subito nel mercato interno o in altri grandi Paesi (come Italia o Germania) senza versare l’IVA. Il venditore poi sparisce (“missing trader”), realizzando un profitto illegale pari all’imposta evasa.

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