Economia
Il Canale di Panama: Una Storia di Perdita d’Influenza Americana
La questione sollavata da Trump sul Canale di Panama non è per nulla peregrina, ma può ancora essere risolta
Trump ha riportato il Canale di Panama al centro dell’attenzione dei rapporti internazionali, dopo che questa opera ingegneristica, in gran parte americana, aveva fatto notizia solo per i problemi operativi. Ora non sembra impossibile un’azione USA per riprendere l’influenza sull’area, ma dietro tutto questo una storia che parla di come l’America stia perdendo il controllo di una delle sue più grandi opere ingegneristiche a favore della Cina.
Tutto è iniziato più di un secolo fa, quando gli Stati Uniti costruirono questa incredibile via d’acqua che collega l’Atlantico al Pacifico. Era un’opera monumentale, un simbolo del genio ingegneristico americano. Ma nel 1977, il presidente Carter decise di firmare due trattati che avrebbero gradualmente ceduto il controllo del canale a Panama. All’epoca sembrava una decisione ragionevole: Panama avrebbe gestito il canale in modo neutrale, con prezzi equi per tutti, e gli Stati Uniti avrebbero mantenuto il diritto di difenderlo. La decisione comunque passò di misura nelle Camere USA, e questo indica come qualcuno avesse già dei dubbi.
Ma le cose non sono andate esattamente secondo i piani. Nel 1996, Panama ha fatto qualcosa di inatteso e non gradito: ha affidato la gestione dei porti principali del canale a una società di Hong Kong, la Hutchison Whampoa. All’epoca non sembrava un grosso problema – dopotutto, Hong Kong era ancora sotto influenza britannica. Ma poi, nel 1997, Hong Kong è passata sotto il controllo della Cina, e improvvisamente la situazione è cambiata drasticamente.
Oggi, la presenza cinese nel canale è impressionante: più di 40 aziende cinesi operano nella zona, con investimenti che superano i 2,5 miliardi di dollari. Nel 2017, Panama ha persino tagliato i legami diplomatici con Taiwan per allearsi con Pechino. È come se stessimo assistendo a un cambio di guardia silenzioso ma inesorabile.
Trump, parlando a un recente raduno, ha espresso preoccupazione per questa situazione, e non senza ragione. Pensate che due terzi del traffico che passa per il canale ha origine o destinazione nei porti americani. È come se avessimo consegnato le chiavi della nostra autostrada principale a un concorrente. E non parliamo solo di commercio: il canale è fondamentale per i movimenti della marina militare americana tra i due oceani.
La cosa più frustrante? Gli operatori del canale stanno aumentando le tariffe per gli spedizionieri americani. Come dice Trump, “ci stanno fregando sul Canale di Panama come ci stanno fregando dappertutto”. Gli incrementi delle tariffe di transito dal 2022 sono aumentate sensibilmente e nel 2025 èp previsto un ulteriore incremento. Ad esserne colpiti saranno soprattutto gli USA, i cui porti Orientali avranno difficiltà ad esportare verso Oriente, e viceversa. Pensiamo ad esempio al GNL liquefatto in Texas, che sarà più costoso per i clienti in Asia.
Il presidente panamense Mulino ha risposto con forza alle preoccupazioni di Trump, dichiarando che “ogni metro quadrato del Canale di Panama appartiene a Panama”. Ma c’è un’ironia in questa affermazione: Panama, un paese senza esercito, sta facendo dichiarazioni così audaci, mentre si appoggia sempre più alla Cina.
Trump suggerisce che gli Stati Uniti dovrebbero riprendere il controllo del canale, citando sia la sicurezza nazionale che le violazioni dei trattati del 1977, che proprio prospettavano l’applicazione di tariffe eque. Potrebbe sembrare drastico, ma ricordiamoci che non sarebbe la prima volta che gli USA intervengono a Panama – basti pensare a quando rimossero Manuel Noriega, che aveva trasformato il paese in un narcostato.
La risposta di Trump alla dichiarazione di Mulino? Un semplice ma significativo “Lo vedremo”. È come se stessimo assistendo all’inizio di una nuova fase nella storia di questa cruciale via d’acqua, una fase che potrebbe ridefinire gli equilibri di potere nell’emisfero occidentale.
La risposta di Mulino potrebbe essere proprio quella di appoggiarsi maggiormente alla Cina sulle questioni di sicurezza, ma questo non afrebbe altro che rendere più realistici i timori di Trump. La soluzione migliore? Una tariffa agevolata per i paesi del continente americano che tenesse in considgatierazione le necessità di carattere geografico per i paesi, non solo gli USA, che hanno porti su entrmabe gli Oceani, magari compensato da un contributo operativo alle attività di manutenzione. Una via di mezzo che garantirebbe in con trollo panamense e gli interessi statunitensi.
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.
You must be logged in to post a comment Login