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I TRADITORI: ROMANO PRODI – 2a parte

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Romano Prodi, traditore dell'Italia

Continua il viaggio alla riscoperta di Romano Prodi, un “tesoro” di trovate che rischiamo di dimenticare (con il concreto rischio di ritrovarcelo fra i piedi).

Dopo la prima parte, prosegue il ritratto di uno dei traditori dell’Italia che mettiamo a fianco di Mario Monti e Giorgio Napolitano.

Grazie a Paride Lupo per il suo contributo documentale e a Canale Sovranista per alcuni video.
Contribuisci a migliorare questo articolo con un commento.

Romano Prodi sulle sue privatizzazioni, versione 2
“Le mie privatizzazioni? Obblighi europei”

fonte: Il Giornale


“Erano obblighi europei. Scusi a me che ero stato a costruire l’IRI, a risanarla, a metterla a posto, mi è stato dato il compito da Ciampi, che era un compito obbligatorio per tutti i nostri “riferimenti europei” di privatizzare. Quindi si immagini se io ero così contento di disfare le cose che avevo costruito.”.

fonte, video min: 7:25

 


La privatizzazione di Autostrade

“La privatizzazione era obbligatoria perché era un ordine che veniva…  una decisione che veniva da tutti i contesti internazionali, una decisione presa politicamente.
E la Società Autostrade – intendiamoci – quando era disciplinata e controllata rigava dritto e ha fatto tante cose.
Il problema non è dare una concessione e chiudere gli occhi, il problema è dare la concessione con le regole e poi deve aver gli ispettori, deve avere tutti i tecnici che seguono le cose, devi intervenire quando è ora. Non è un problema si o no la concessione, la concessione va data perché queste erano le regole.”

Comincia già ad esserne un po’ meno orgoglioso… la colpa sta già diventando delle regole europe…

 

L’Eurotassa

“LE FESTE troppo lunghe diventano stucchevoli, ma questa corsa all’ Euro l’ abbiamo tanto sofferta che un sovrappiù di rallegramenti non stona. Ieri dunque è giunta da Ciampi la certezza che l’ Italia sarà dentro la moneta unica fin dall’ inizio.
Quel deficit pubblico ridotto al 2,7% del Pil è la nostra assicurazione sulla vita.
Entreremo nel club esclusivo della moneta sicura, della bassa inflazione e del credito a buon mercato, dal quale molti volevano escluderci. Abbiamo centrato un traguardo storico: sul più importante dei parametri di Maastricht, nel ’97 l’Italia ha fatto addirittura meglio di Germania e Francia.

Prodi, si è ricordato di estendere la gratitudine agli italiani tutti: i quali conservano, nelle buste paga fino a novembre, il ricordo di un costoso sforzo collettivo.

L’ Italia, memore delle dissipatezze passate, misura oggi quanto sia vantaggioso l’ essere un Paese a sovranità limitata, continuamente esaminato e giudicato da Bruxelles, da Bonn, dalla Bundesbank, da Parigi, da Aznar, e da noi giornalisti che fungiamo da grancassa alle classi dirigenti europee.

Francesi, tedeschi, inglesi, ancora stentano a capire come Prodi sia riuscito a prelevare la pesante Eurotassa senza che il Paese si rivoltasse contro di lui.”

Federico Rampini, Repubblica 1998

Grazie ai tagli, alle privatizzazioni, all’aumento delle tasse, l’Italia quindi centrò il miracolo del ’97, che non consistette nell’ingresso nell’Euro – per il quale fu necessaria anche l’eurotassa, ma semplicemente la riduzione del deficit dal 7% al 2,7%.

“L’eurotassa fu versata dagli italiani senza colpo ferire, ma per riportare i conti sulla rotta del fatidico 3%, fu necessaria una nuova manovra correttiva da 15.500 miliardi, varata dal Governo il 27 marzo del 1997. Un anno vissuto pericolosamente, il 1997, sull’ottovolante dei mercati e dello spread.”

Il Sole 24 Ore


L’Eurotassa fu la gabella aggiunta sul conto degli italiani per centrare l’obiettivo dell’ingresso nell’euro.
Ad deciderla fu Romano Prodi nel 1997.
Il prelievo forzoso totale fu di 11.500 miliardi di lire e venne restituita solo per il 60%, due anni più tardi.


 

L’ingresso nell’euro

Pur sapendo che:

“Con le monete rigide (l’euro) non abbiamo gli strumenti per reagire agli shock, agli sbagli della politica economica”

“La Germania è di gran lunga il Paese più potente d’Europa grazie all’Euro.
La vera Cina in questo momento è la Germania.
Nella vita c’è anche il suicidio, può darsi che noi sbagliamo, ma ragionando sui fatti io sono piuttosto sicuro di un esito non disastroso“.

Romano Prodi sulle sue privatizzazioni, versione 3
“Le privatizzazioni furono colpa di Ciampi”

“Erano obblighi europei. Scusi a me che ero stato a costruire l’IRI, a risanarla, a metterla a posto, mi è stato dato il compito da Ciampi, che era un compito obbligatorio per tutti i nostri “riferimenti europei” di privatizzare. Quindi si immagini se io ero così contento di disfare le cose che avevo costruito.”.

fonte, video min: 7:25


Le riflessioni sull’Europa

L’Europa si presenta di fronte agli Stati Uniti come una potenza economica di grande dimensione e di grande potere.

Naturalmente con dei problemi, però, molto seri perché c’è l’unione monetaria; non si può più svalutare; ma non c’è ancora una politica economica comune.

E allora voi capite che in queste situazioni incidenti possono sempre capitare.
Quelli che gli economisti chiamano gli “shock erratici”, gli “shock improvvisi” che possono derivare da fenomeni anche assolutamente casuali.

Pensate a una tensione sociale in uno dei Paesi, pensate a un contratto sbagliato dell’amministrazione pubblica di un altro paese, pensate anche a qualche evento disgraziato.
Evidentemente in questi casi noi abbiamo nei Paesi unitari un aggiustamento, per cui poi il reddito viene distribuito diversamente nelle diverse regioni…

Un tempo noi avevamo la svalutazione delle monete, adesso con le monete rigide non abbiamo ancora gli strumenti di politica economica che possano in qualche modo bilanciare eventuali shock, eventuali errori, eventuali sbagli della politica economica.”

 

Romano Prodi era consapevole della cessione di sovranità e degli effetti di questa Europa

Romano Prodi, da presidente del partito (dal 2006 al 2008) che nel frattempo è diventato il PD (hanno avuto almeno la decenza di tagliare la parola sinistra dal nome), quando firmò il trattato di Lisbona assieme a Massimo D’Alema) era consapevole della cessione di sovranità e degli effetti di un’Europa fatta soltanto attorno ad una moneta unica con cambi fissi.

 

Se la moneta unica che non consente flessibilità di cambio, verrà applicata a economie diverse tra di loro sarà un delirio. Perché allora ci ha fatto entrare nell’Euro prima che le contromisure e i contro bilanciamenti fossero stati attuati?
Ma secondo voi, un costruttore di automobili che vi fa salire su un’automobile senza freni, lo sta facendo in buona fede?
Moltissimi sprovveduti sono ancora convinti che ai massimi livelli della politica qualcosa del genere possa passare inosservata salvo accorgersene dopo (e non porre rimedio).

L’Italia già dal 1998 ha agganciato la lira ad un cambio fisso con l’euro svantaggioso, fissato a 1936,27. Viene in pratica sovrapprezzata, mentre il marco fa il percorso inverso, svalutandosi.
È il definitivo addio dell’economia italiana alle posizioni importanti sul panorama mondiale.
E scende dalla quinta posizione fino ad uscire persino dal gruppo del G8.
Economicamente e industrialmente l’Italia smette di contare a livello internazionale.

 


“La privatizzazione era obbligatoria perché era un ordine che veniva… un ordine (lapsus), una decisione che veniva da tutti i contesti internazionali, una decisione presa politicamente. E la Società Autostrade – intendiamoci – quando era
disciplinata e controllata rigava dritto e ha fatto tante cose”

fonte, video min. 31:00

 

 


“Con l’Euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più”

È la citazione dell’utile idiota a comando di un vascello di carta destinato contro l’iceberg.

Più di qualunque analisi, più di qualsiasi critica, anche semplicemente di tipo lombrosiano, vale questa massima. Pronunciata non certo come auspicio, perché postuma rispetto tutte le analisi tecniche che davano per certo il baratro di fronte all’Italia, questa frase significa al livello più alto l’intelligenza di tutta la storia e dell’elettorato di “quella sinistra”.

Ed è l’epitaffio più adatto sulla lapide della nazione.

Non solo le fantasmagoriche privatizzazioni non hanno prodotto alcuno sgravio a lungo termine del debito pubblico, in costante aumento dalla fine degli anni 90, come se avessimo due IRI e non zero, a trascinarci a fondo, ma hanno rappresentato un banchetto per privati e stranieri.

Oltre alla già citata IRI, Dal 1992 le privatizzazioni hanno riguardato vendita sotto costo di:

  • Italgel (valore 750 miliardi) Cirio-Bertolli-De Rica, GS Autogrill; (valore 750 miliardi) prima spacchettata e poi venduta a Nestlè (per 680 miliardi);
  • a Nestlè (per 680 miliardi);
  • GS Autogrill a Benetton per 450 miliardi, da questi ceduta alla francese Carrefour per 4.500 miliardi (sì, non è un refuso; ben 10 volte di più);
  • Telecom,
  • Credito Italiano;
  • Imi;
  • Alfa Romeo (via Finmeccanica) alla FIAT per il 10% di quello che offriva Ford.
  • Banca Nazionale del Lavoro (BNL);
  • Banco di Napoli;
  • Finmeccanica- Fincantieri 
  • Autostrade sempre a Benetton che si tengono i ricavi e scaricano i costi sullo Stato (e sulle vittime dei crolli, vedi ponte Morandi);
  • Parziale privatizzazione di Enel ed Eni (38°nell’elenco di Forbes delle prime 2000 al mondo);
  • Banca d’Italia viene partecipata da banche straniere (Bnp Paribas, Allianz, Banco Bilbao, Crè dit Agricole, ecc.);
  • più recente il gruppo di Poste italiane è entrato in borsa ed ha visto l’ingresso di investitori stranieri (per quote molto modeste);
  • … e così via…

L’Euro? Un esperimento sulla nostra pelle, firmato Romano Prodi

 

I risultati delle privatizzazioni

Insomma non stiamo parlando di enti inutili o immobili in disuso, bensì di AZIENDE STRATEGICHE nel settore bancario, militare, che il covid-19 ci ha ricordato cosa significa non avere più.
Tutte aziende che davano entrate sicure allo Stato e di cui ci siamo disfatti per assecondare il mantra dello spreco pubblico. Oggi fanno la fortuna dei privati e degli stranieri.

L’irresistibile ascesa dell’economia italiana, finalmente sgravata dagli elefantiaci pesi delle aziende di Stato, si è fatta immediatamente sentire. È letteralmente innumerevole la conta degli asset privati finiti in mano straniera dopo che l’ingombrante Stato si è fatto da parte.
A conferma che finalmente l’industria italiana ha trovato terreno fertile ed un’economia di mercato finalmente florida, facciamo un veloce elenco delle attività finite in mani straniere a partire dal 1992:

Dainese, Elettrolux, Riso Scotti, Fiorucci Salumi, Glaxo, Pomellato, Bertolli, Conbipel, Safilo, Gancia, Lumerjack, Sergio Tacchini, Ducati, Pernigotti, Carapelli, Valentino, Olio Sasso, Parmalat, Galbani, Star, Loro Piana, Eridania, Bottega Veneta, Locatelli, Invernizzi, Fendi, Orzo Bimbo, e così via.

L’Italia è rimasta un Paese arretrato da molti punti di vista. Proprio come prima insomma.
La differenza però è che oggi non ha più la guida nei settori strategici per il rilancio dell’occupazione, della ricostruzione e dell’ammodernamento del Paese.
Insomma, anche se avessimo una classe dirigente capace – cosa ben lungi dall’esistere in Italia – ci troveremmo comunque in mano ad altri soggetti; più precisamente (si fa per dire) dei mercati.
Tutti soggetti che hanno come missione il raggiungimento di obiettivi di dividendi, non il bene comune e la difesa dei più deboli o la prosperità diffusa.

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Con tassi di disoccupazione costantemente superiori alla media europea, tutta la campagna mediatica contro la castacriccacorruzione oggi privata delle prebende di Stato e di fatto estromessa dalla politica, non ha prodotto i risultati promessi.
Anzi oggi i privati non devono nemmeno più scendere a patti con la politica, visto che si sono visti recapitare il patrimonio pubblico, bello infiocchettato, davanti alla porta di casa.

 


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Il caso Moro: Romano Prodi depistò le indagini sul covo delle BR?

Quello del coinvolgimento di Romano Prodi nella vicenda della morte di Aldo Moro è un caso realmente avvenuto e piuttosto grottesco.

A riferire della vicenda è Prodi stesso che più volte è tornato sulla presunta seduta spiritica che egli, assieme ad altri otto docenti bolognesi, avrebbe tenuto per interrogare gli spiriti di Don Sturzo e La Pira sul luogo della segregazione di Aldo Moro.

Del gruppo degli spiritisti fanno parte 4 uomini e 5 donne.
Di essi tutti gli uomini diventeranno in seguito ministri della Repubblica: Prodi, Gobbi e Clò per il centrosinistra e  Baldassarri per il centrodestra.

Il tutto avviene il 2 aprile del 1978 due settimane dopo il rapimento di Moro. In una casa di Zappolino (in provincia di Bologna), i protagonisti, barricati in casa con le rispettive famiglie a causa della pioggia, decidono di combattere la noia facendo una bella seduta spiritica.

E mentre gli spiriti dei defunti avrebbero guidato un piattino a collezionare elementi che potessero aiutare ad individuare il covo in cui è recluso Moro, tra un un bicchier di coca e un caffè, i nove amici al bar sono attorniati dai figlioli che giocano rincorrendosi attorno al tavolo della seduta.

In questo articolo ne trovate la descrizione ricca di particolari.

Due giorni più tardi, il 4 aprile del 1978, Prodi consegna un biglietto contenente i dati ad un alto esponente della DC che poi lo consegnerà a Cossiga assieme al racconto che la rivelazione emersa da quella seduta spiritica è che Moro sarebbe prigioniero a Gradoli, in provincia di Viterbo, vicino al lago di Bolsena.

Da lì a breve partì un’operazione di setaccio di tutta la zona a favore di telecamere che si rivelò un vero e proprio depistaggio.

Infatti Gradoli era la via del covo dei brigatisti (quindi non della prigionia di Moro) che sarebbero potuti essere arrestati e forse ciò avrebbe contribuito alla liberazione dello storico e iconico (ma anche scomodo) leader democristiano.

Invece quel grande dispiego di forze dell’ordine amplificata dalla grande campagna di stampa mise in fuga i brigatisti, che si dileguarono dall’appartamento di via Gradoli, quartier generale delle Brigate Rosse, facendo così perdere le proprie tracce.

Perché il covo non fu cercato in via Gradoli a Roma?

Durante una deposizione della vedova Moro, ella asserisce di aver chiesto perché non fosse più opportuno cercare in via Gradoli a Roma, le fu risposto che quella via non c’era sulle pagine gialle (fonte al minuto 2:31).

Ciò nonostante in via Gradoli lo Stato sia proprietario di sei appartamenti conferiti ai servizi segreti (UCICOS) dell’epoca per conto del ministero degli Interni di cui è ministro Cossiga. Anche Vincenzo Parisi, prefetto di Grosseto e futuro capo della Polizia, è proprietario di ben 4 appartamenti in via Gradoli a Roma.

Capo storico di questi nove professori è Beniamino Andreatta, rettore dell’Università di Cosenza (in cui insegnano alcuni professori legati alle Brigate Rosse). Egli, pur trovandosi in casa durante la seduta spiritica, non vi partecipa… (fonte, Gero Grassi).

La cosa assurda è che quando questa faccenda della seduta spiritica entrerà nelle indagini e poi verrà ripresa dalla commissione Mitrokin, in particolare la magistratura darà per assodato che le informazioni siano frutto della spiata degli spiriti.

Quindi non verrà mai messo in discussione il fatto che Prodi e/o compagni di giochi fossero al corrente di qualcosa da fonti a loro vicine!

E nessuno ha mai messo sotto indagine i presunti spiritisti, come avverrebbe abitualmente per casi molto meno importanti, quando un testimone in possesso di prove o informazioni rilevanti deve dimostrare l’inattaccabilità del proprio alibi…


Romano Prodi dopo aver dostrutto l’Italia, si accorge che nascono i populismi e si scopre socialista

I grandi sacrifici delle aziende di Stato che vantaggi hanno portato ai comuni cittadini?

“La paura di non farcela è tremenda ma non immaginaria. La chiami iniqua distribuzione del reddito, ma per capirci è ingiustizia crescente

il pensionato che diceva orgoglioso “io non ce l’ho fatta, ma mio figlio è laureato”, ora non lo dice più. L’ascensore sociale si è bloccato a metà piano e dentro si soffoca

“I populisti crescono perché c’è troppa ingiustizia. L’ascensore sociale è bloccato e dentro si soffoca”

Ma tu guarda… Ma di chi sarà mai la colpa?

fonte

 

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