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I TITOLI A REDDITO FISSO SONO SOPRAVVALUTATI? FORSE NO

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Con i titoli di stato a rendimento spesso negativo, ormai molti si chiedono se i titoli di stato non siano giunti ad una valutazione massima, come ad una sorta di bolla. Questo sembra coerente con quanto fatto da grandi società di gestione specializzata, come PIMCO, che hanno dismesso grandi quantità di titoli, tranne quelli USA,  non ritenendo che possano ancora crescere.

Non tutti gli investitori però concordano. Ad esempio Realinvestmentadvice  la pensa diversamente, ed anche lo fa attraverso alcuni ragionamenti piuttosto fondati e non banali. Qui il rendimento delle azioni rispetto ai titoli di stato nel tempo:

In verde sp500, in blu indice Bloomberg bond, ed un bilanciato 60/40

Ora nel valutare se i titoli di stato sono sopravvalutati rispetto alle azioni  , secondo l’analista, bisogna considerare tre fattori:

  • Crescita economica ed inflazione;
  • La posizione dei trader;
  • I tassi di rendimenti comparati.

 

 

Per quanto riguarda il primo punto non c’è, secondo l’autore, attendersi una crescita economica elevata e quindi un tasso di inflazione alto. I motivi sono basati su dati “Duri”: a parte l’Africa la crescita demografica è limitata se non negativa, e le difficoltà commerciali in atto non fanno pensare ad una crescita elevata, ma, al contrario, ad un ambiente di crescita lenta se non di stagnazione.

Questo grafico combinato mostra crescita (arancione) debito al consumo (viola) e tassi dei titoli USA a 10 anni. Ci riferiamo al mercato USA, tanto noi seguiamo. In questa situazione , con i debiti al consumo ai massimi dalla crisi del 2008, non c’è da aspettarsi un aumento dei tassi, anzi, al contrario, è più probabile una contrazione, ed infatti aspettiamo dei lievi ribassi da BCE e FED.

Se poi consideriamo che i titoli di stato rimborsano il valore, basta attendere alla scadenza, abbiamo un altro forte elemento a favore del reddito fisso. Infatti nelle azioni ad essere in pericolo è anche il valore del titolo stesso.

Quindi l’analista, dal punto di vista della domanda ed offerta, ritiene che vi siano  ancora molti “Tori”, per cui ci sia anche uno spazio di domanda dai trader.

Queste tesi possono anche essere giuste, ma sino al punto in cui si parli di titoli emessi da stati la cui struttura non sia così fragile da poter essere messa in crisi da una forte depressione economica. Come dimostra l’Argentina stati fragili industrialmente, con anche errori nella definizione del debito possono essere pericolosi. I creditori dell’Argentina comunque rischieranno sempre meno dei proprietari di un titolo azionario il cui valore può essere azzerato. Inoltre non tutti i titoli sono liquidi per cui, se ci si trovasse nella necessità di vendere, porrebbero non essere presenti delle controparti adeguate.

 

 


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