Euro
I MIRACOLI DELLA “PIZZA DI FANGO” DELL’OLTRE ODER (La Polonia: un esempio riuscito di sovranità monetaria)
Oggi avremo modo di parlare ancora una volta della sovranità monetaria ma ponendo l’accento sul caso a noi più vicino e forse il più particolare tra tutti i casi di sovranismo di nostro interesse: la Polonia e lo Zloty!
Situata oltre l’Oder,
la Polonia è uno tra gli stati più sfortunati d’Europa da sempre, più volte invasa, spartita, schiacciata ed umiliata, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale venne occupata dall’Armata Rossa diventando stato satellite dell’Unione Sovietica fu però il primo paesi a ribellarsi all’URSS contribuendone al crollo.
I polacchi, immediatamente, attuarono una serie di riforme per cambiare il paese:
– I controlli sui prezzi vennero eliminati,
– gli stipendi pubblici furono bloccati,
– il commercio venne liberalizzato
– il cambio della moneta nazionale iniziò a fluttuare liberamente.
Tali drastiche riforme portarono a un aumento enorme della disoccupazione e a un crollo del PIL. Nel 1991 il calo del PIL fu del 9,1 per cento ma oggi sono alla base degli attuali risultati.
L’adesione all’UE (2004) ha consentito all’economia polacca un periodo di crescita sostenuta:
– aumento delle esportazioni,
– incremento della produzione industriale e della domanda interna,
– afflusso dei fondi strutturali UE (oltre 67 miliardi di euro nel periodo 2007-2013)
– elevati IDE (17,196 miliardi di Euro nel 2007).
Il PIL polacco ha segnato una forte progressione, con tassi d’incremento superiori al 6% nel biennio 2006-2007 ed è rimasto comunque alto anche negli anni di più acuta crisi globale (4,3% nel 2011), unico tra i Paesi UE.
Come mai?
All’alba della crisi, la Polonia ha svalutato la sua Pizza di Fango (Zloty) da 3,2 a 4,9 pizze per euro !
E cosa accade quando si svaluta una moneta sovrana?
Oramai lo sappiamo:
1) iperinflazione da Weimar
2) il paese non ha i soldi per comperare il petrolio, il ferro, le materie prime, la benzina va alle stelle e l’economia crolla !
Ed ecco i grafici infatti:
Ed ecco che svalutando la moneta sovrana (53% di svalutazione) l’inflazione va alle stelle (-60% di disinflazione) !
Il buco nella bilancia commerciale si dimezza ma….NON SI AZZERA…allora direte voi…. caro Maurizino, lo vedi che non funziona la svalutazione?….ma io vi rispondo…occhio perché nel 2009 poi hanno rivalutato, riducendo l’effetto positivo precedente, ma intanto il PIL? Come si è comportato?
La recente crisi economica ha comunque toccato anche l’economia polacca, che nel 2012, comunque, è cresciuta del 2,0% e nel 2013, recuperando nel terzo trimestre, sono intorno ad un tasso di crescita dell’1,8-2,0%.
Sul lato della domanda, il fattore trainante della crescita del PIL è stata la domanda interna, trainata da:
– ricostituzione delle scorte e
– consumi, in particolare quelli privati (+4,1%).
Sopra il grafico delle scorte mentre quello che segue è il grafico della spesa dei consumatori
La Polonia trae giovamento dalla posizione geografica europea (collocamento centrale rispetto alle principali direttrici europee). Il Paese attira aziende di rilevanza mondiale (statunitensi, indiane, coreane, giapponesi e, sempre più, cinesi) di settori ad alto contenuto tecnologico (servizi informatici, telecomunicazioni, centri software fra cui Google), grazie anche agli incentivi fiscali e amministrativi offerti nelle Zone Economiche Speciali, alla disponibilità di manodopera giovane e qualificata e alle notevoli risorse finanziarie derivanti dai fondi strutturali UE.
La Polonia rimane peraltro uno dei Paesi più poveri dell’Unione, con un PIL pro capite pari al 64% della media UE nel 2011.
L’economia polacca è caratterizzata da crescenti disomogeneità di sviluppo tra le 16 Regioni in cui il Paese è suddiviso e, all’interno di queste, tra le aree rurali e quelle urbane.
Alla dinamica di crescita del Paese si associa una accentuazione degli squilibri tra aree geografiche/regioni, La disparità è influenzata dalla forza della regione capitale. Escludendo la regione di Varsavia (Mazowieckie) si riduce in modo significativo la disparità territoriale.
La regione di Varsavia, difatti, assorbe più del 20% del Pil e il 13% della popolazione nazionale, con un aumento del Pil pro capite del 30% rispetto alla media del Paese.
Legenda: PIL MEDIO POLONIA = 100 (si notano gli effetti di un’OCA)
In pratica, alcune regioni fungono da polo di attrazione (centro) ad altre subiscono un processo d’impoverimento (periferia).
Per sostenere lo sviluppo economico del Paese e ridurre le disparità, il Governo può fare affidamento sulle risorse:
– della politica di coesione (programmi regionali per 16,6 miliardi di euro e programmi nazionali – infrastrutture e ambiente, capitale umano, innovazione, sviluppo della Polonia dell’est, cooperazione territoriale europea, assistenza tecnica);
– del Piano strategico per lo sviluppo delle aree rurali (contributo UE: 13,2 miliardi di euro)
– dello sviluppo sostenibile della pesca e delle zone costiere (0,7 miliardi).
Un impulso alla crescita economica del paese è stato fornito dallo svolgimento in Polonia ed Ucraina del Campionato europeo del calcio del 2012 per la cui organizzazione sono stati stanziati circa 25 miliardi di euro.
Gli analisti hanno previsto un impatto positivo sul lungo termine: 28-36 miliardi di zloty nel periodo 2008-2020, con ricadute nel settore dei trasporti, su livello degli IDE, sul turismo e sull’utilizzo delle strutture realizzate.
Il Premier Tusk ha realizzato un piano di rilancio degli investimenti, prevalentemente nel settore infrastrutturale, con lo scopo di sostenere la crescita economica nel prossimo biennio.
Eh ma…! Questa è spesa pubblica (comunitaria o nazionale) a deficit!
E non è che si sia proprio del tutto in linea con quanto vuole la UE.
Però certo che se il tasso di crescita del PIL nel periodo 2010-201 ha goduto di tali livelli di deficit pubblico (7,5%-7,9% e 5%) per forza ottieni una crescita media di circa il 4,2%!
Nel 2012 hanno tagliato il deficit del 3% e rivalutato lo zloty da 4,5 a 4,1 euro e magicamente cosa è accaduto?
Il Pil della nazione cala dal 4.2% del 2011-2012 all’1,3%!
Per recuperare un po’ di crescita, visto che nel 2013 hanno ridotto il deficit, hanno svalutato nuovamente la moneta da 4,1 zloty per euro a 4.3! Non poco direi!
L’equazione del PIL (anche se messo in forma econometrica come tasso di crescita del medesimo) non consente artifizi di sorta ! La matematica vuole la sua parte, il suo spazio, per esprimersi con le sue regole ! Non è capace di sentimenti ma neanche consente di poter sostenere menzogne !
Quella parte di Export che non è stata sostenuta dalla svalutazione, anche perché nel 2012 la Polonia ha rivalutato la moneta, è stata sopportata dalle imprese come?
Con la deflazione (calo dei prezzi generalizzato):
Nel 2012 la rivalutazione è stata da 4,5 a 4,1!….Moooolto forte…..e cosa ha comportato come conseguenza? Che dal valore di 117,2 dei prezzi all’export le ditte polacche hanno dovuto abbassare i prezzi del 17% circa del novembre-dicembre 2012!
Altrimenti non vendi !
Ovviamente, le industrie si sono dovute organizzare abbassando anche i prezzi all’import altrimenti sarebbero andate fuori mercato no?
La somma di entrambe le cose che effetto ha avuto? La disinflazione, dal 4,6 di gennaio 2012 al 2,8% di dicembre 2012, allo 0,2% a luglio 2013 e a 0,6% a dicembre 2013 !
Una bella e sana disinflazione in tutta la nazione!
Ora direte voi, questa è una bella cosa? Chi ama l’inflazione è un bimbominkia! Ma avete idea di chi sia colui che ama l’inflazione zero? I fondi comuni d’investimento pensionistici di USA e Germania !
Invece per uno stato sono un grosso problema poiché:
E come vediamo, il debito su Pil 2014 è funzione dello stock ereditato al 31 dicembre 2013 più un qualcosa che è:
– direttamente proporzionale al tasso pagato sui titoli di stato;
– inversamente proporzionale alla crescita nominale (crescita reale più inflazione).
E finché si ha tutta questa enfasi sul rapporto debito/PIL dobbiamo chiederci come fare a ridurre questo maledetto rapporto e quali variabili il Paese può teoricamente manovrare:
o i rendimenti dei titoli di Stato;
o l’inflazione (che erode il valore del debito e lo sgonfia);
o l’avanzo primario (ha un nome spaventevole, ma è solo la differenza tra le entrate, al netto degli interessi pagati sul debito, e le uscite dello Stato);
o la crescita economica.
Questa è la teoria. Vediamo cosa succede nella pratica.
A differenza della Polonia, l’Italia non può agire direttamente sul rendimento dei titoli di Stato. Infatti, il rendimento dei Titoli di Stato è in mano ai mercati, a meno che il Paese non sia cacciato dall’eurozona: in tal caso il Paese viene messo in una sorta di limbo e applica tassi d’interesse “particolari”, eliminando parzialmente i problemi.
Anche l’inflazione è una variabile fuori controllo per l’Italia, perché viene “gestita” a livello europeo dalla BCE.
Ad oggi all’Italia restano solamente la variabile avanzo primario, il cui conseguimento segna la via dell’austerità tanto amata dalla Germania, aumentando le entrate, diminuendo le uscite o vendendo pezzi del patrimonio.
Quarta variabile in gioco sarebbe la crescita economica. Essa non si manifesta spontaneamente come la fioritura dei campi in primavera. Per avere crescita economica occorre agire in modo strutturato facendo “politica economica”. Eh ma….anche questa ci viene sottratta perché essendo fortemente indebitati, gli occhi e le orecchie del re non consentono ai satrapi neanche uno sforamento dello 0,1% del pil come deficit.
Quindi!
Quindi che?
Quindi si nota come avendo la sovranità monetaria, come ad esempio la pizza di fango dell’oltre Oder, è possibile agire:
– sulla svalutazione della medesima e;
– sui tassi d’interesse (Taylor Rule),
per spingere in alto il PIL, tenere basso il debito riducendo il costo dei finanziamenti per lo stato e poter, quindi, manipolare il rapporto debito/pil nel tempo.
Cresce il numero delle variabili su cui si può agire per orientare l’economia affinché svolti al meglio!
Ovviamente, da buon simpatizzante M5S, vorrei sottolineare che comunque è necessario cambiare larga parte dell’attuale classe politica visto che il punto di forza principale della Polonia (che nessuno indica mai) è il seguente:
“un modello moderno di banca centrale (indipendente e specializzata) e di supervisione finanziaria (unificata)”
La Banca Centrale polacca ha un altissimo grado di indipendenza dalle banche con un unico obiettivo: la stabilità monetaria. Essa è indipendente dai governi in carica e questo le ha consentito un assetto con un grado di conformità ai criteri internazionali d’indipendenza più alto di quelli della BCE, della Boe e della Fed!
Perché questo accada anche in Italia bisognerebbe cambiare la testa alla e le teste della politica.
Difatti, la Polonia ha potuto spendere a deficit perché non aveva un grandissimo debito e quando la ripresa da svalutazione ha iniziato a funzionare (la politica fiscale espansiva è stata accompagnata da una politica monetaria espansiva con relativo deprezzamento della valuta) ha riportato il deficit sui parametri di Maastricht.
La micro-supervisione bancaria è affidata alla “Polish Financial Supervision Authority (Pfsa)”, dopo aver abbandonato un obsoleto modello di controllo nel 2008.
Quindi in Polonia, il mix di banca centrale indipendente, di supervisore finanziario separato, di sovranità monetaria unita al rigore dei conti con politica fiscale espansiva quando serve hanno contribuito a far diventare la Polonia:
– l’unico paese dell’Unione Europea a crescere sempre da quando è iniziata la crisi economica e
– un grandissimo esempio di successo nella gestione della sovranità monetaria .
Disciplina monetaria, disciplina fiscale e vigilanza consolidata hanno creato anche i presupposti per un forte afflusso di denaro verso attivi locali nonostante:
– il paese sia piccolo (vuoi competere con Brics o USA?) e
– la monetuccia non sia il grandissimo euro ma la piccola brutta e nera pizza di fango dell’oltre Oder!.
E qui casca l’asino, perché quando la Polonia rivaluta, ciò avviene proprio perché la Banca Centrale polacca così ben organizzata e la “pizza di fango” (lo Zloty) attirano troppi capitali stranieri. Ed ecco che mettendo in crisi il tasso di crescita del PIL si rende necessario un suo intervento calmieratore continuo. Ogni tanto la BC interviene acquistando valuta estera per abbassare il valore della “Pizza di Fango” di modo che possa ripartire, quando serve, l’economia. Economia che, tra l’altro, paga dei Credit Default Swap molto più bassi di quelli italiani o spagnoli.
In virtù di quanto sopra, queste sono oggi le riserve polacche di valuta estera
Per concludere, quindi, come vediamo non è che la sovranità monetaria significhi necessariamente stampare moneta in quantità industriale:
Infatti come vedete M0 non è che sia esploso, è aumentato nel 2013 ma non in modo per così dire “Weimariano”.
Il concetto invece è molto più ampio, nel caso polacco notiamo come una semplice “PIZZA DI FANGO” consenta all’economia di:
– attutire i danni da crisi economica globale,
– ridurre notevolmente i Credit Default Swap
– riempire le riserve del paese di tanta valuta estera SENZA SOLUZIONE DI CONTINUITA’ !
E cosa è vediamo al termine di questo viaggio? Che il rapporto debito/pil è questo:
Esistono varie valute più o meno pregiate, l’euro, il dollaro, lo yen, il franco svizzero e poi c’è la pizza di fango polacca.
Se al posto di una valuta pregiata, che genera disoccupazione, deindustrializzazione e ampliamento del buco dello stato, adottassimo anche noi una pizza di fango come quella dell’oltre Oder, cosa ci accadrebbe? Perché ai Polacchi sta andando tutto benissimo ed a noi invece le cose dovrebbero svoltare in senso ancora più negativo di quanto sia oggi? Basterebbe attribuirgli un valore convenzionale (un caffè = pizza e mezzo) e la vita continuerebbe comunque!
Certo, chi ama l’euro perché oggi se ne può andare senza troppi problemi in vacanza a Disneyworld dovrebbe sottostare a qualche noioso adempimento in più ma perlomeno la sua nazione non continuerebbe a nuotare nella pericolosa spirale attualmente in essere!
Alla fine, ogni paese può coniarsi la moneta che vuole e se la parola “Lira” non ci piace perché evoca nazionalismo ed autarchia, dotiamoci di una Pizza di Fango!
Abbiamo tanti di quei fiumi per la materia prima e tante di quelle pizzerie in via di chiusura che risolviamo due problemi in un colpo solo:
– niente più fangosi allagamenti (per corsi dei fiumi cementificati);
– niente più fallimento delle pizzerie (trasformate in succursali tipografiche della Banca Centrale).
Si possono coniare rigore nei conti e stabilità monetaria con la flessibilità di politiche anticicliche nei periodi di carestia. Riusciremmo a mettere d’accordo tanto i sovranisti puri, quanto coloro che vedono nella UE l’unica via per sottrarre agli sprechi politici la gestione dello stato. Che ne pensate?
Maurizio Gustinicchi
Economia 5 Stelle
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