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I mercati puntano a un accordo fra USA e Iran

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Le prospettive di rilancio dell’accordo sul nucleare iraniano sono cambiate drasticamente, da quasi certe nel marzo 2022 a quasi zero entro la fine dell’anno e attualmente sono collocate ad un valore intermedio.

Sebbene le prospettive di una firma di un accordo in tempi brevi appaiano deboli, le relazioni tra Washington e Teheran si sono notevolmente riscaldate, con l’amministrazione Biden che ha sbloccato i beni congelati e forse anche consentendo l’arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran.

L’amministrazione americana potrebbe non ammetterlo apertamente, ma ha guardato dall’altra parte e ha permesso che le vendite di petrolio iraniano raggiungessero livelli record – ovviamente felice di mantenere i mercati inondati nel tentativo di mantenere bassi i prezzi del petrolio.

Le esportazioni di greggio iraniano hanno superato 1,5 mb/g a maggio, il livello più alto dal 2018, nonostante il paese sia ancora soggetto alle sanzioni statunitensi. Teheran afferma di aver aumentato la produzione di greggio a oltre 3 milioni di barili al giorno, ancora una volta il livello più alto dal 2018. Tutto quel petrolio proveniente dall’Iran sta certamente giocando un ruolo nel mantenere i mercati più liberi di quanto l’Arabia Saudita e l’OPEC potrebbero sperare. In questo momento l’Iran è il maggior alleato di Biden, anche se per il proprio interesse. 

In precedenza, erano emersi rapporti secondo cui gli Stati Uniti e l’Iran stavano facendo progressi dopo la ripresa dei colloqui su un accordo nucleare, una mossa che potrebbe allentare le sanzioni sulle esportazioni di petrolio iraniane. Il quotidiano israeliano Haaretz ha riferito che i colloqui stanno procedendo più rapidamente del previsto, con la possibilità che un accordo venga raggiunto nel giro di poche settimane. È probabile che i termini dell’accordo includano la cessazione da parte dell’Iran delle sue attività di arricchimento dell’uranio pari o superiori al 60% in cambio del permesso di esportare fino a 1 milione di barili al giorno di petrolio.

Un accordo nucleare di successo potrebbe cambiare i mercati petroliferi, con l’ex ministro del petrolio iraniano Bijan Namdar Zanganeh che afferma che il suo sogno più grande è sempre stato quello di aumentare la produzione di petrolio iraniano a sei milioni di barili al giorno; guadagnare 2mila miliardi di dollari attraverso le esportazioni di petrolio nei prossimi due decenni e utilizzare il reddito per investire nello sviluppo del Paese.

Un accordo potrebbe non essere assoluto e omnicomprensivo, ma essere limitato a specifici campi, rendendolo quindi più appetibile pper entrambe le parti. Ad esempio ci potrebbe essere anche una parziale accettazione del ruolo legittimo delle guardie rivoluzionarie in cambio di una limitazione nello sviluppo dell’arricchimento dell’uranio. Resta sempre da valutare quanto questo accordo sarebbe serio e accettabile a tutti i playes, come Israele.

L’attuale produzione iraniana è notevolmente inferiore al picco del 2018 pari a 3,7 mb/g. Aumentare la produzione dal livello attuale a un livello prossimo ai 6 mb/g potrebbe, tuttavia, richiedere almeno diversi anni a causa di anni di investimenti insufficienti.


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